Sanità, proroghe costose: tagli sui contratti dei precari Covid in Sicilia

Sanità, le proroghe costano troppo: tagli sui contratti dei precari Covid in Sicilia

Sanità, le proroghe costano troppo: tagli sui contratti dei precari Covid in Sicilia

Redazione  |
mercoledì 08 Febbraio 2023

In un documento inviato dall'assessorato alla Sanità ai manager delle Asp l'invito a ridurre le spese del 25%, in particolare quelle sui rinnovi di medici, infermieri e amministrativi

Solo una parte dei precari Covid in Sicilia potrà trovare posto in Asp e ospedali. È la conseguenza del documento firmato dal direttore dell’assessorato alla Sanità Mario La Rocca e inviato ai manager. Si tratta di un invito a tagliare le spese del 25%, soprattutto ridimensionando i costi legati ai rinnovi di medici, infermieri, tecnici e amministrativi assunti durante la pandemia. Le eventuali proroghe, inoltre, come chiesto dai vertici dell’assessorato, dovranno avvenire “limitando il monte ore di impiego”.

Sanità in Sicilia, i tagli chiesti dalla Regione

Secondo le stime dell’assessorato, come scrive oggi il Giornale di Sicilia, il taglio dovrebbe essere di 67 milioni sull’impiego dei medici e degli infermieri e di 30 milioni su quello di tecnici e amministrativi e delle Uca.

Nel documento si comunica ai manager che “non ci saranno quest’anno aumenti significativi del fondo sanitario in grado di assorbire interamente l’aumento dei costi stratificatosi negli anni di pandemia”. Ecco che “talune spese che si sono rese necessarie in questi anni non sono più ripetibili”.
I tagli riguardano soprattutto i precari: “I manager – è scritto nella direttiva – dovranno provvedere alle stabilizzazioni nei limiti delle piante organiche. E nelle more dovranno provvedere a ricondurre il monte ore del personale suscettibile di stabilizzazione a quello derivante dalle vigenti dotazioni organiche”. Dunque i rinnovi serviranno solo a coprire i vuoti in organico e potrà beneficiarne solo una parte dei 9 mila precari attuali. Sul monte ore, inoltre, nel documento c’è un riferimento a “un massimo di 18 ore settimanali”.

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