Se a Marsala l’ospedale è misto covid e tornerà a breve in piena operatività ad Alcamo, invece, il nosocomio è ormai totalmente allo sbando, tra una grave carenza di medici e reparti a basso regime
TRAPANI – È un momento di attesa per la sanità trapanese. Una attesa che sa di speranza e allo stesso tempo di rabbia, per un ritorno alla normalità, dopo quasi due anni di emergenza sanitaria dovuta al Covid, in cui molte altre patologie sono state trascurate causa forza maggiore, e necessitano in qualche modo di ritrovare il proprio spazio di cura.
E se ad Alcamo quello che era l’ospedale è ormai allo sbando, con reparti a basso regime e una grave carenza di medici, a Marsala si lavora per riportare il nosocomio alla piena funzionalità. “Ridateci l’ospedale” è il grido di quasi 8 mila marsalesi che hanno firmato l’appello inviato al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e alle istituzioni sanitarie ad ogni livello. La raccolta firme è stata pensata per chiedere di riavere il “Paolo Borsellino” funzionante per i pazienti non Covid almeno come prima della pandemia e il completamento anche di una parte del padiglione Covid.
La raccolta firme era stata lanciata diverse settimane fa dall’associazione Medico-Chirugica Lilibetana, presieduta dall’ex sindaco Alberto Di Girolamo. In parallelo, anche la politica sta lavorando per raggiungere l’obiettivo.
“Ho incontrato il commissario straordinario dell’Asp di Trapani Vincenzo Spera – ha detto Eleonora Lo Curto, capogruppo Udc all’Assemblea regionale siciliana – con il quale ho fatto il punto sulla riapertura e rifunzionalizzazione piena dell’ospedale di Marsala. Il percorso in tal senso era già stato avviato con il commissario Zappalà e ora Spera mi ha confermato che già nelle prossime settimane potranno riaprire le unità di chirurgia plastica, urologia e ortopedia”.
Dopo il Covid, vista l’evoluzione della malattia, ci si sta muovendo verso un nuovo modello organizzativo, con la riconversione delle strutture affinchè tutti i presidi ospedalieri ricevano anche i pazienti positivi al coronavirus, per liberare gli ospedali in parte o del tutto riconvertiti. Sono le cosiddette “nuvole” o “bolle”, cioè moduli nei reparti in cui verranno curati i pazienti che arrivano in ospedale per altre patologie ma sono positivi al Covid. Senza dimenticare che uno dei problemi principali della sanità trapanese è la mancanza di personale medico e paramedico.
“Nell’immediato futuro – ha concluso la Lo Curto – sarà indispensabile sboccare i concorsi per rendere attrattiva l’Asp di Trapani”. Ad Alcamo la situazione è ben peggiore, in cui le carenze di personale, ormai croniche, sono peggiorate dal periodo estivo, in cui le ferie dei medici metteranno in ulteriore difficoltà i reparti, a causa, della difficoltà a trovare dei rimpiazzi in organico. Di fronte al rischio drastico che possa anche magari poter chiudere o essere accorpato qualche reparto, il sindaco di Alcamo, Domenico Surdi ha deciso di far sentire la propria voce che è stata subito ascoltata. Ha infatti scritto al neo direttore generale dell’Asp di Trapani, Vincenzo Spera, chiedendo un incontro.
“L’ospedale non si tocca – ha detto Surdi -, adesso vogliamo delle risposte certe e concrete rispetto agli impegni che l’azienda sanitaria si è presa con la politica e con la città”. Da tempo il nosocomio alcamese attende rinforzi con nuovi medici ma si parla di scarso appeal, proprio per via dei noti problemi di carenza d’organico e di carichi di lavoro straordinari che non invoglierebbero i dirigenti medici ad imbarcarsi in questa situazione. Si è parlato anche della progettazione del nuovo ospedale, di cui si parla oramai da un ventennio.
L’Asp ha un finanziamento da 21 milioni di euro e ha affidato ad un gruppo di tecnici la progettazione. Nei giorni scorsi il consiglio comunale ha approvato una mozione in cui sollecitava il primo cittadino a pretendere un cronoprogramma con tempi certi sulle varie tappe necessarie per arrivare al nuovo nosocomio che dovrebbe sorgere in contrada San Gaetano.
Vincenza Grimaudo