Un incontro dai toni forti, segnato da preoccupazioni condivise e parole taglienti: si è svolto presso il Collegio Capizzi di Bronte il vertice straordinario convocato dal sindaco Pino Firrarello per discutere i pesanti tagli previsti nel nuovo piano regionale di riorganizzazione della rete ospedaliera, che minacciano di ridurre drasticamente i servizi del presidio Castiglione-Prestianni.
Alla riunione hanno preso parte, oltre al primo cittadino di Bronte, i rappresentanti istituzionali dei Comuni di Randazzo, Maletto, Cesarò, San Teodoro, Maniace, Santa Domenica Vittoria, Floresta, Castiglione di Sicilia, Moio Alcantara e Roccella Valdemone, insieme a sindacati (Cgil, Ugl e Uil), associazioni (Aiace) e comitati civici. Tutti uniti da una comune preoccupazione: impedire che un intero comprensorio montano, tra il versante nord dell’Etna e i Nebrodi meridionali, venga privato di un ospedale funzionale ed efficiente.
“Tagli inaccettabili”, il duro affondo di Firrarello
“Non possiamo accettare che un piano pensato in uffici lontani mortifichi i nostri territori”, ha esordito Firrarello davanti a una platea gremita. “La bozza prevede una riduzione da 44 a 14 posti letto. È inaccettabile. Ci stanno togliendo Chirurgia, Ortopedia, Ostetricia, Pediatria, Neonatologia: il nostro ospedale rischia di diventare poco più di un ambulatorio”. Il primo cittadino non ha fatto sconti, chiamando alle proprie responsabilità non soltanto il governo regionale, ma anche quello nazionale.
Il sindaco ha sottolineato come il piano non solo penalizzi Bronte, ma abbia ricadute su un’area ben più vasta, con pazienti provenienti anche dalla provincia di Messina e da centri come Adrano. Particolarmente allarmante l’assenza di una guardia attiva pediatrica, che – ha ribadito Firrarello – “mette a rischio la vita di bambini con patologie acute, come crisi convulsive o insufficienze respiratorie”. “La riduzione dell’attività e dei posti letto in chirurgia – ha proseguito – imporrà di trasferire tutti i pazienti presso altri presidi e non dimentichiamo che gli ospedali hub sono lontanissimi e che per i pazienti con patologie tempo dipendenti raggiungerli è rischioso”.
I tagli nel dettaglio
Secondo la bozza in esame, il Castiglione-Prestianni vedrebbe la cancellazione totale di alcuni reparti fondamentali: Ortopedia, Ostetricia e Ginecologia, Pediatria e Neonatologia. La Chirurgia sarebbe ridimensionata da 8 a 2 posti letto, mentre Medicina passerebbe da 12 a 8. Invariati i 4 posti della Psichiatria. Una riduzione che, da sola, rappresenta quasi il 10% del taglio complessivo previsto in Sicilia (367 posti letto).
Una mobilitazione collettiva
L’obiettivo dell’incontro, in cui tra gli altri si sono distinti gli interventi dei sindaci di Maniace e Maletto, è stato proprio questo: definire una piattaforma di osservazioni da inviare, entro la settimana, all’assessore regionale alla Salute, Daniela Faraoni, che ha aperto al dialogo con i sindaci e avviato un ciclo di interlocuzioni con le amministrazioni locali.
In tal senso è stato proposto un documento che i rappresentanti politici, sindacali e delle associazioni presenti hanno firmato in vista di un incontro che si terrà prossimamente alla Città Metropolitana. A Bronte, comunque, la disponibilità al confronto non ha placato la rabbia di chi teme un depotenziamento irreversibile del presidio ospedaliero. “Uniti per l’ospedale di Bronte” ha esclamato il primo cittadino di Maletto, Giuseppe Capizzi, ribadendo che esprimerà con forza nelle sedi opportune il proprio dissenso nei confronti della riorganizzazione attualmente abbozzata.
“Inaccettabile che un’area come quella dei Nebrodi che noi viviamo quotidianamente venga dimenticata così – ha tuonato invece il sindaco di Maniace, Franco Parasiliti -. Ci sono politici che a volte fanno la gita, arrivano qui e fanno passerella: io non ci sto! I nostri ragazzi scelgono di vivere nei luoghi in cui servizi essenziali come la sanità funzionano, questo è un’ulteriore motivo per cui stiamo perdendo i giovani, e non riusciamo a fermare quest’emorragia rappresentata dallo spopolamento dei comuni delle aree interne. Sono amareggiato, anche perché la difesa della sanità è anche difesa del lavoro, un’opportunità da non perdere – chiosa Parasiliti -. Dobbiamo mobilitarci tutti”.
Verso il confronto con la Regione
Il vertice di Bronte, come detto, ha prodotto un documento unitario che sarà trasmesso all’Asp e all’Assessorato regionale competente in materia, contenente una richiesta chiara: la revisione della proposta e il ripristino delle principali unità operative, affinché l’ospedale possa mantenere il ruolo di presidio sanitario di riferimento per l’intera area.
La questione resta dunque aperta, ma la serata di oggi ha segnato un punto di svolta nella mobilitazione territoriale. A Bronte la parola d’ordine è resistenza, in nome di un diritto alla salute che – come hanno sottolineato in molti – “non può essere geograficamente negoziabile”.

