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Sanità in Sicilia, Faraoni: “Avviata la formazione per 600 infermieri di famiglia e di comunità entro il 2025”

Sanità in Sicilia, Faraoni: “Avviata la formazione per 600 infermieri di famiglia e di comunità entro il 2025”
Daniela Faraoni – assessore regionale per la salute – foto di Mauro Seminara

Gli infermieri di famiglia e di comunità avranno un ruolo di primo piano all’interno dei distretti sanitari.

La Regione Siciliana non è rimasta ferma sul tema della creazione della figura dell’infermiere di famiglia e di comunità. Lo chiarisce l’assessore regionale alla Salute Daniela Faraoni, replicando ad alcuni articoli di stampa che avevano parlato di immobilismo da parte del governo regionale.

“Non solo ci siamo attivati – spiega Faraoni – ma abbiamo già avviato un ciclo formativo attraverso il Cefpas, il centro regionale di formazione sanitaria. Il primo corso è partito lo scorso giugno e nelle prossime settimane ne saranno attivati altri, così da consentire a circa 600 infermieri di completare la formazione specifica entro dicembre 2025″.

Una figura chiave per la sanità territoriale

Il programma, elaborato dal Cefpas su mandato dei dipartimenti Asoe e di Pianificazione strategica, rientra nella Missione 6 del Pnrr e punta a rafforzare l’assistenza di prossimità.

Gli infermieri di famiglia e di comunità avranno un ruolo di primo piano all’interno dei distretti sanitari, operando in case e ospedali di comunità, COT (centrali operative territoriali) e unità di continuità assistenziale. “Si tratta – sottolinea l’assessore – di una figura professionale centrale, capace di assicurare un supporto concreto e costante ai cittadini, soprattutto nelle aree periferiche e nei contesti più fragili”.

Reclutamento e requisiti di accesso

Faraoni ha inoltre precisato che i processi di reclutamento non possono imporre il possesso di un master, perché rappresenterebbe “un requisito in più rispetto a quanto previsto dalla normativa”.

“Solo l’Agenas – ha ricordato – ha fornito linee di indirizzo, riconoscendo i master come titolo preferenziale, ma non obbligatorio. La funzione può essere svolta anche da chi non ne è in possesso, purché abbia seguito percorsi formativi specifici di tipo regionale. Proprio in conformità a queste direttive la Regione ha già avviato i processi di formazione”.

Conclude l’assessore: “Il nostro obiettivo è rendere pienamente operativa questa nuova figura professionale entro i tempi previsti, garantendo un’assistenza sempre più vicina alle esigenze delle comunità locali”.