Sant'Agata 2023, l'omelia di Renna: "Rialzatevi! A Catania adesso serve speranza" - QdS

Sant’Agata 2023, l’omelia di Renna: “Rialzatevi! A Catania adesso serve speranza”

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Sant’Agata 2023, l’omelia di Renna: “Rialzatevi! A Catania adesso serve speranza”

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domenica 05 Febbraio 2023

Le parole dell'arcivescovo pronunciata nel corso del solenne Pontificale in onore di Sant'Agata: "Non abbiate paura"

Sono ore di emozione e passione per tutti i catanesi, e non solo, che stanno riabbracciando da vicino Sant’Agata. Archiviata la prima parte dei festeggiamenti, arriva l’omelia dell’arcivescovo etneo, Luigi Renna, pronunciata nel corso del solenne Pontificale in onore della Santa.

“Due volte è risuonato nel Vangelo che è stato proclamato l’invito del Signore Gesù: Non abbiate paura! (Mt 10, 28. 31). Sono parole che hanno infuso speranza ai discepoli che Gesù ha voluto preparare al futuro. Noi cristiani siamo alla sequela di un Maestro che è risultato perdente secondo la cronaca del suo tempo: messo a morte come un bestemmiatore, in compagnia di altri malfattori, e con accanto a sé non un esercito armato pronto a difenderlo, ma solo la sua anziana madre e poche altre persone, per lo più donne. Eppure il Cristo ci ha detto di non avere paura, perché la Sua morte non è l’ultima parola: può essere forse l’ultima per l’uomo, ma non per Dio, che lo ha risuscitato. Ed è per questo che noi siamo qui a celebrare il Sacrificio Eucaristico di Cristo, e a fare memoria di una donna che circa due secoli dopo la morte e la risurrezione del Suo Maestro non ha avuto paura di coloro che straziavano il suo corpo e si apprestavano a gettarlo in una fornace per finirlo. Sant’Agata è andata incontro alla morte senza la paura che dopo ci fosse il “nulla” o il “grande forse”. Credeva che ci sarebbe stato il Cristo risorto ad attenderla, lo Sposo che lei, vergine votata la Suo servizio, aveva scelto come l’unico amore.

Sant’Aituzza e i catanesi

“Cari fratelli e sorelle, vorrei che Sant’Agata, passando per le strade della nostra Catania, ci invitasse a non avere paura, perché perfino i capelli del nostro capo sono contati (cf Mt 10,30) – continua Renna -. Quelli dei devoti, come quelli degli uomini e delle donne che non credono. Quelli degli uomini giusti e quelli di coloro sono in carcere; quelli delle persone ben curate e profumate, e quelli di coloro che dormono per strada o frequentano ogni giorno le mensa della Caritas o di altre istituzioni benefiche. Sono contati i capelli dei soldati russi e di quelli ucraini, quelli che giacciono nelle fosse comuni; sono contati i capelli dei migranti. Dio continua a portare il conto dell’originalità di ciascuno di noi, soprattutto di chi si sente un invisibile. Ciascuno di noi vale di più di quanto può valere il pil di una nazione. La paura indubbiamente è presente non solo davanti alla prospettiva del martirio, ma è una costante nella storia, tanto da far dire allo storico francese Jean Dulumeau che ‘le collettività e le civiltà stesse sono impegnate in un dialogo permanente con la paura’. Oggi le collettività vivono alcune paure che le bloccano e le paralizzano: quella del futuro, ad esempio, crea una cultura che alimenta la denatalità. Ma sappiamo che quel ‘Non abbiate paura’ è detto anche per i timori di questo nostro tempo. Anche noi catanesi oggi abbiamo tante paure con cui fare i conti. Di una Chiesa che non abbia il coraggio di camminare con il Risorto e di rinnovarsi nella comunione e nella missione. Di laici che non si sentano corresponsabili nella vita pubblica ed esauriscano il loro impegno di santificare le realtà di questo mondo, nel perimetro delle associazioni o delle parrocchie, o deleghino questo impegno ai ministri ordinati.

Il timore per il Comune etneo

“A Catania abbiamo paura di un futuro che impoverisca la nostra città – continua l’arcivescovo -. Abbiamo paura di una politica del ‘si è fatto sempre così’; che non sia frutto di scelte condivise e rinnovate. Abbiamo paura di una politica che non risolva i problemi della città, ma li complichi con amministratori poco competenti, eterodiretti, con problemi in sospeso con la giustizia, che non danno esemplarità in una città che ha al suo interno una parte della sua popolazione agli arresti domiciliari. Per questo chiediamo a Sant’Agata che ci faccia risuonare come rassicuranti le parole di Gesù: ‘Non abbiate paura’. E che ci faccia essere decisi come lei. Non abbiate paura non è una frase che lascia tranquilli, come il famoso oppio dei popoli, che addormenta la coscienza e muove al disimpegno e alla delega in bianco, che non si può più rinnovare. Quello che purtroppo è divenuto un costume, che elezione dopo elezione ci fa perdere pezzi di cittadinanza e di vita democratica, ha le sue cause che le persone intelligenti conoscono, e richiede che la speranza si organizzi e ci veda corresponsabili. Non abbiate paura, come Sant’Agata. Cioè abbiate speranza. Questa fanciulla Santa di nome Agata dice a tutti. Abbiate speranza! Rialzatevi. Costruite la Chiesa e la vostra città, portando nel futuro una fede sincera ed una carità operosa. Soprattutto una operosa carità politica, che sappia fare alleanze tra le generazioni, coinvolgendo i giovani, e con tutti i quartieri, anche i più periferici, perché Sant’Aituzza non fa differenza fra le vie eleganti del centro e le strade dissestate di periferie – conclude Renna -. Io ho creduto nel Dio che conta i capelli del nostro capo”.

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