Forum con Santo Gammino, direttore dei Laboratori Nazionali del Sud-Istituto nazionale di fisica Nucleare di Catania
Intervistato dal vice direttore, Raffaella Tregua, il direttore dei Laboratori Nazionali del Sud-Istituto nazionale di Fisica Nucleare (INFN) di Catania, Santo Gammino, risponde alle domande del QdS.
A che punto è la ricerca sulla fusione nucleare? Quali ricerche state portando avanti come Infn?
“L’INFN si occupa di ricerca di base e non di ricerca applicata: i temi della fusione nucleare e di fisica applicata sono di pertinenza di ENEA e del CNR. Per giungere all’obiettivo comune per quanto riguarda la cosiddetta energia pulita bisognerà arrivare a possedere una maggiore quantità di conoscenze e l’INFN è nelle condizioni di fornire molti tasselli a questo puzzle. Il lavoro dei ricercatori INFN di oggi viene da decenni di attività precedenti volte solo in parte alla fisica applicata e in misura maggiore alla fisica nucleare di base. Già negli anni Novanta abbiamo portato avanti attività che ora sono elementi importanti per la soluzione del problema energetico nel medio-lungo termine. Abbiamo un doppio binario e, a sua volta, il percorso più tecnologico ha due biforcazioni. Il primo è quello di una più raffinata conoscenza delle forze che governano i nuclei, elemento essenziale per capire ciò che succede all’interno del sole e che vogliamo riprodurre nei nostri apparati. Questa è la fisica nucleare di base. Poi c’è la fisica applicata, con la quale abbiamo sviluppato due tipi di attività. Una è legata allo studio dei plasmi simili a quelli solari. Per produrre i fasci di particelle con cui facciamo i nostri esperimenti, creiamo un plasma, un ‘piccolo sole’ in un contenitore di qualche litro. Con questo plasma riusciamo a ionizzare le particelle da inviare negli acceleratori al fine di ottenere i risultati, sopra citati, della fisica nucleare. La seconda bifocazione porta all’uso di laser ad alta densità di potenza che producono plasmi ancora più densi, seppure di breve vita. Su questa strategia, nonostante l’eccessivo ottimismo di recenti esperimenti in USA, ci sono ancora dubbi circa la sostenibilità in termini di rapporto costi-benefici. Ai LNS disponiamo di competenze in ambo i casi grazie ad attività di Ricerca di base precedenti. Pur non essendo lo scopo prioritario dei LNS, partecipiamo con umiltà alle comunità internazionali operanti sulla strategia di confinamento inerziale e sull’altra di confinamento magnetico, per la quale Giappone ed Unione Europea hanno investito maggiormente”.
Su quali altri fronti siete impegnati?
“Come INFN partecipiamo con ENEA, ENI e altri all’esperimento DTT che servirà a porre le basi del futuro reattore a fusione DEMO. La costruzione di parte di DTT ai LNS è partita senza clamore perché a noi piace fare le cose e farle bene, poi raccontarle. L’impianto (in fase di progetto) sarà pronto nel prossimo decennio con una grossa partecipazione di industrie italiane. Si prevede un livello di collaborazione tra Università, Enti di Ricerca e Aziende superiore al passato. Per spostare la frontiera più in là bisogna fare sistema in modo convinto. Anche nell’ambito del PNRR abbiamo rinforzato un ecosistema locale basato sul triangolo ideale Università-Enti di ricerca-industrie, avviando un Ecosistema dell’innovazione guidato dal Rettore dell’Università di Catania, con la quale abbiamo una continua collaborazione su più fronti. Sono presenti aziende che già collaboravano con i diversi attori della ricerca in Sicilia. Noi intendiamo potenziare il percorso di questo Ecosistema, a partire dai numeri insufficienti di ricercatori e tecnici al Sud. Ai LNS lavorano attualmente 150 persone, con il PNRR e con un ulteriore piano di reclutamento con fondi INFN arriveremo a 180 circa”.
Quali sono le tecnologie che contraddistinguono i Laboratori del Sud?
“Abbiamo numerosi progetti che serviranno a migliorare molteplici attività, anche nell’ambito della medicina. Tali nostre partecipazioni sono avvenute in continuità con le attività istituzionali e ne sono una sorta di spin-off. Ad esempio ai LNS siamo stati i primi in Italia a fare i trattamenti di adroterapia per i tumori oculari, utilizzando fasci di protoni. Il trattamento dei tumori dell’occhio con i protoni disponibili ai LNS è efficace, e inoltre nel Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica a Pavia vengono utilizzati per una varietà di tumori i protoni e gli ioni carbonio prodotti da un acceleratore, in parte sviluppato dai ricercatori dei LNS di Catania. In questo caso siamo noi che ‘forniamo’ le tecnologie al Nord”, ribaltando il pregiudizio comune di un Sud meno capace del Nord”.
Alla scoperta dei segreti dell’Universo studiando neutrini e onde gravitazionali
State avviando qualche progetto nell’ambito del Pnrr?
“Stiamo supportando la preparazione del progetto Einstein Telescope (ET) per la rilevazione di onde gravitazionali che oggi possono essere viste con due rilevatori: uno negli Stati Uniti e uno in Toscana. L’INFN aveva già dato ai LNS un minimo finanziamento per uno studio preliminare in vista della realizzazione del sito in Sardegna e i Laboratori Nazionali del Sud hanno fornito il know-how tecnologico che consente di dire che Sos Enattos in Sardegna è il posto migliore in Europa e portare in Italia investimenti per 2 miliardi. I nostri esperti stanno usando fondi PNRR per redigere il dossier tecnologico che il Governo userà sul tavolo che dovrà decidere se ET sarà realizzato in Sardegna, nell’Est o nell’Ovest della Germania. Entro il 2024 i dossier dei siti saranno presentati e avverrà la scelta, con tempi di costruzione nell’ordine del decennio”.
Altre iniziative?
“Abbiamo altri progetti PNRR che vedono nei Laboratori Nazionali del Sud un punto di riferimento. Il più importante è legato all’attività per la costruzione di un rivelatore di neutrini al largo di Portopalo, che grazie a questi fondi potrà assumere dimensioni tali da fornire preziosi dati per la fisica astro-particellare, complementari a quelle che arrivano dai rilevatori tipici dell’astronomia e da quelli di onde gravitazionali; siamo inseriti nell’astronomia multimessaggera, l’osservazione dell’Universo con diversi strumenti. Il progetto KM3Net si basa su un volume di mare di 1 chilometro cubo, 3000 metri sotto il livello del mare, infrastrutturato con rivelatori in grado di rivelare la scia di luce prodotta dalle interazioni dei neutrini di origine astrofisica con l’acqua di mare. Con un cavo lungo 100 chilometri, questi segnali vengono portati alla nostra sede a Sud di Siracusa e analizzati in tutte le sedi della collaborazione internazionale, per comprendere i fenomeni più energetici e sfuggenti che avvengono nell’Universo. L’intervento più importante del Pnrr è destinato al progetto KM3NeT ed è finanziato al 97% per le sedi del Sud. Di questo siamo veramente orgogliosi”.
La Scienza, il rischio di sbagliare per andare oltre
I Laboratori Nazionali del Sud riescono a frenare la fuga dei cervelli? Servirebbero più risorse per far restare i giovani in Sicilia?
“Esiste ed è vistoso un problema di risorse, ma ne esiste anche uno sociologico e psicologico, in una società che soffre di ansia da prestazione, è diffidente rispetto alla Scienza e non prende in considerazione il fallimento. Ricerca e Scienza, invece, crescono a partire dagli errori. Fare qualcosa di nuovo, oltre i limiti, comporta rischi, per primo quello di fallire e ricominciare tutto da capo. Bisogna avere il coraggio di osare. C’è uno stigma sociale che dobbiamo abbandonare; un altro assai dannoso è quello delle donne che ‘non sono adatte’ a Fisica e Ingegneria. Noi ci troviamo in una situazione non consueta: tra i ricercatori apicali dei LNS noi maschi siamo in leggera minoranza. C’è una donna a capo di una delle tre divisioni e un’altra guida il team più complesso; la possibilità di avere punti di vista differenti ha permesso ai LNS di migliorare sempre. Insomma cerchiamo di non perdere alcun ‘cervello’. Purtroppo a causa di una metodica figlia dell’impostazione della Scuola voluta da Croce e Gentile, la cultura italiana ha considerato la conoscenza scientifica come una cultura di Serie B. Rispetto al mondo anglosassone ci siamo ritrovati in una condizione di difficoltà e questo va cambiato in meglio. Per mantenere il passo dei paesi più sviluppati dobbiamo fare una seria riforma della scuola spazzando via i tanti pesanti residui dell’idealismo crociano e gentiliano, obbligando tutti a un maggiore impegno sul versante scientifico”.