Lascerà il carcere Nicolas Sarkozy. L’ex presidente francese sarà messo in libertà vigilata. La decisione è della Corte d’Appello di Parigi che ha accolto la sua domanda di essere messo in libertà dopo la detenzione.
Sarkozy è in carcere da meno di tre settimane, ossia dallo scorso 21 ottobre: ha iniziato a scontare una condanna di cinque anni per associazione a delinquere finalizzata al finanziamento della sua campagna elettorale del 2007 con presunti fondi libici.
L’ex inquilino dell’Eliseo lascerà in giornata il carcere di Santé. Tuttavia, a Sarkozy sarà vietato contattare il ministro della Giustizia, Gérald Darmanin. Inoltre non potrà lasciare il territorio francese come stabilito dalla Corte .
La Procura: libertà vigilata e contatti limitati
La procura generale aveva chiesto che all’ex presidente francese venissero imposte misure di controllo e limitazioni nei contatti, in particolare con gli altri imputati e i testimoni della vicenda.
L’obiettivo è quello di garantire la regolarità dell’inchiesta ed evitare qualsiasi rischio di inquinamento probatorio. Nel richiamo all’articolo 144 del Codice di procedura penale francese, la procura aveva evidenziato che la misura della custodia cautelare deve essere giustificata solo se esiste un concreto pericolo di pressione sui testimoni o di alterazione delle prove, e non in funzione della gravità delle accuse. Tale posizione, definita “tecnica e indipendente dal peso politico del caso”, era stata interpretata come un segnale di apertura al rilascio controllato.
Sarkozy ai giudici: “Il carcere è un incubo”
Durante l’udienza, Nicolas Sarkozy aveva preso la parola per difendersi, definendo la sua detenzione “un incubo”. Ed ha aggiunto respingendo ogni accusa di aver ricevuto fondi libici: “Voglio che ci si convinca di una cosa: non ho mai avuto l’idea folle di chiedere al signor Gheddafi qualsiasi finanziamento. Mai riconoscerò qualcosa che non ho commesso”, ha sottolineato di aver sempre “risposto scrupolosamente a tutte le convocazioni” del tribunale e di non rappresentare alcun rischio di fuga.
L’ex presidente ha descritto il periodo trascorso finora nel carcere di La Santé come una prova durissima: “Non avrei potuto immaginare di raggiungere i 70 anni per conoscere il carcere”.
E ancora: “Questa prova mi è stata imposta: l’ho vissuta. È dura, molto dura. Lascia il segno su ogni prigioniero perché è estenuante. Voglio rendere omaggio al personale penitenziario che ha dimostrato un’umanità eccezionale e che ha reso sopportabile questo incubo”. Infine: “Sono consapevole della gravità delle accuse a mio carico, ma tre settimane al carcere di La Santé non cambieranno il mio atteggiamento. Sono francese, signor Presidente, la mia famiglia è in Francia. E rispetterò tutti gli obblighi che mi sono stati imposti”.
Sarkozy e il rifiuto del cibo in cella
Pochi giorni fa, il settimanale Point ha raccontato la detenzione dell’ex presidente e la sua reticenza a mangiare in cella: “Consapevole dell’ostilità che nutrono numerosi compagni di carcere nei suoi confronti, egli rifiuta di toccare il minimo piatto che gli viene servito in cella. Per paura che qualcuno possa sputare nella sua pietanza, se non peggio“.
E ancora: “Sarkozy rifiuta allo stesso modo l’unica alternativa per potersi nutrire in carcere: cucinare da sé. Non sa cuocere neanche un uovo. Dal giorno della sua incarcerazione, il 21 ottobre, Sarkozy si nutre dunque, esclusivamente di yogurt”.
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