È sbagliato giudicare occorre comprendere - QdS

È sbagliato giudicare occorre comprendere

Carlo Alberto Tregua

È sbagliato giudicare occorre comprendere

mercoledì 19 Febbraio 2020

“Chi sono io per giudicare?”, diceva papa Francesco. Ecco un atto di umiltà, di quella umiltà caratteristica dei sapienti. Invece la maggioranza delle persone, dotate di una crassa ignoranza, sputa sentenze a mitraglia, una dopo l’altra e per qualunque cosa.
Tanta gente non riflette, non pensa, non elabora, non capisce. Taglia a piè pari queste fasi preliminari e arriva di botto a una conclusione, indipendentemente che essa sia vera o falsa.
La conseguenza di questo comportamento è che non ci si rende conto della realtà, suffragata dagli eventi passati, che dovrebbe proiettarsi nel futuro con concretezza e ragionevolezza.
Ma tutto questo non accade, anche perché è molto facile sputare sentenze anziché comprendere. C’è un’altra causa: tanta gente non capisce quello che gli accade, però vuole trovare una risposta agli interrogativi che vagano nel mondo della comunicazione, per cui cerca di arrivare comunque a conclusioni.

Sbaglia chi giudica, dovrebbe invece preoccuparsi di comprendere gli altri e anche se stesso. Cercare di capire come sono fatti gli altri e come si è fatti, quali sono le componenti positive e negative che generano la natura dell’uomo, analizzare i comportamenti, spiegandoseli.
Insomma, un atteggiamento mentale non solo prudente, ma anche assertivo, cioè positivo, atto a capire bene quello che accade e prospettarsi un futuro realistico per quanto nelle nostre possibilità.
Irridere al tempo che passa o agli altri membri della Comunità non è certo un comportamento positivo. Però è nella natura delle persone umane denigrare gli altri anziché cercare di emularli quando sono bravi e quando operano bene.
In altre parole, le persone dovrebbero comprendere il prossimo, in modo da interfacciarsi, o se volete, connettersi e lavorare in simbiosi per procedere insieme verso traguardi di interesse comune.
In poche parole, bisognerebbe che ognuno di noi cercasse di essere una brava persona, controllando gli istinti animaleschi che ha dentro, dotandosi di una forte capacità di comprensione dei fenomeni.
Nonostante quanto precede, la tentazione di ogni persona umana è quella di seguire il proprio egoismo, mettendosi in una posizione più elevata degli altri, quasi uno scranno del tribunale da cui emettere sentenze.
E poi si diffonde sempre di più l’incultura, secondo la quale si parla per sentito dire, si ragiona copiando gli altri, con ciò denigrando la propria persona o personalità, se posseduta.
Una cosa è certa: l’ignorante non apprezza la persona colta, anzi ne è geloso in cuor proprio, però non gli scatta quella santa emulazione che dovrebbe indurlo a fare sempre meglio, senza stancarsi, ma anzi producendo tutte le energie necessarie.
Qualcuno si lamenta perché non è fortunato. Non capisce e non sa che la fortuna va meritata in aggiunta al proprio saper fare e non come elemento principale del proprio procedere. Anche perché la fortuna non è altro che l’incrociarsi di eventi imponderabili e imperscrutabili, frutto del caso non governabile dai viventi.

È sbagliato giudicare, occorre comprendere. Che cosa? La nostra esistenza e il come ci dobbiamo comportare per utilizzarla al meglio, dal momento che essa è contingentata da un punto di partenza (la nascita) e da un punto finale (la morte).
In questo lasso di tempo qual è il bene più prezioso che ognuno di noi dovrebbe conquistare? La libertà. Per conquistarla è necessario liberarsi dai bisogni. Per liberarsi dai bisogni è necessario acquisire competenze e cultura con le quali si può mettere a profitto la propria capacità e con essa raggiungere l’obiettivo primario che prima si indicava.
Guadagnarsi la libertà non è un diritto, ma un dovere, perché solo la persona libera può decidere cosa fare senza chinare la schiena o riverire padroni di vario tipo, anche occulti.
Comprendere, comprendere, comprendere è indispensabile. Chi non lo fa resta in balìa degli altri, quindi schiavo e senza libertà.
Partendo da essa si capisce meglio cos’è la vita e come si possa spendere tutta, senza rimpianti.

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