Schifani denunzia, via irresponsabili - QdS

Schifani denunzia, via irresponsabili

Schifani denunzia, via irresponsabili

venerdì 23 Maggio 2025

Solidarietà al presidente

Il presidente della Regione, Renato Schifani, sta vivendo una stagione di grande difficoltà. Lo dimostrano anche le recenti minacce subite, che condanniamo fermamente esprimendo totale solidarietà.
L’impegno per gestire la Regione siciliana è nettamente superiore a quello del suo precedente incarico istituzionale come presidente del Senato. La nostra, com’è noto, è una Regione a Statuto speciale, con compiti e prerogative superiori a quelle di qualunque altra Regione del nostro Paese. Ha un organico di circa 11.500 persone, un bilancio di una ventina di miliardi, una cinquantina di miliardi di fondi diversi da spendere, una superficie di oltre venticinquemila chilometri quadrati, più grande di quella della Lombardia, ma con una popolazione dimezzata rispetto alla stessa.

È in una obiettiva condizione di arretratezza per Pil, reddito pro capite, infrastrutture, modernizzazione, digitalizzazione e via enumerando, nonostante sia piena di tesori, di storia, di cultura e di tradizione. Si tratta di una stridente contraddizione fra potenzialità e realizzazione.

Dal che risulta che il presidente Schifani ha un compito improbo: quello di gestire attività ordinarie e straordinarie con un’organizzazione inferiore alla sufficienza, con personale che ha competenze molto arretrate e anche poca voglia e con un livello di digitalizzazione modesto.

Da quanto precede bisogna ben comprendere le enormi difficoltà del presidente della Regione, perché si trova a guidare una macchina che ha tante parti che funzionano poco o male. Tuttavia, dobbiamo anche dire che all’interno della stessa vi sono strutture, dirigenti, funzionari e dipendenti di grande valore professionale, che però sono in minoranza.

Abbiamo scritto più volte le confidenze ricevute e cioè che se si potessero mandare in pensione quattromila dipendenti e assumerne quattrocento competenti, la Regione funzionerebbe meglio.
Vi è quindi una questione di funzionamento (o di malfunzionamento) della macchina amministrativa, ma c’è anche una questione di mentalità, secondo la quale non tutte le persone che lavorano per la Regione hanno il senso del dovere e la voglia di fare il possibile e l’impossibile per fare funzionare questo Ente, che dovrebbe essere la locomotiva dello sviluppo.

Nessuno ci getti la croce addosso, perché andiamo ripetendo queste analisi di fatti incontrovertibili da decine di anni, anzi, per essere precisi, da quarantacinque anni.
Tutti i presidenti della Regione hanno sempre avuto queste difficoltà, ma quelli ante-riforma sono andati meglio degli ultimi cinque post-riforma. Possiamo testimoniarlo direttamente, perché negli anni Ottanta si sono fatti importanti leggi strutturali per l’economia, dai Consorzi Asi ai Consorzi Fidi, dalle Camere di Commercio alle ristrutturazioni amministrative.

Un grande presidente è stato Rino Nicolosi, del quale sono stato consulente nel 1987. L’Irfis marciava a tutta birra grazie al direttore Biondo. Posso testimoniarlo perché ho albergato per dieci anni all’interno del Comitato Industria. Anche oggi, sotto la guida di una capace presidente, Iolanda Riolo, l’Irfis ha ripreso a marciare adeguatamente.

In Sicilia vi sono settori di eccellenza e altri carenti che andrebbero riformati e rivitalizzati.
La Sanità è uno di questi. Nove Aziende sanitarie provinciali e nove Aziende ospedaliere, di cui tre universitarie, funzionano in maniera non adeguata. Prova provata è il cosiddetto turismo sanitario, vale a dire l’esodo di tanti/e malati/e verso il Nord, il che costa alla Regione intorno a duecento milioni, che servono per pagare il Drg, cioé le fatture che emettono gli ospedali delle Regioni del Nord per assistere i/le siciliani/e.

L’assessorato regionale al ramo fa fatica a ottenere una razionalizzazione del sistema di prenotazioni e della gestione dell’assistenza ai/alle malati/e, nonostante l’organico non abbia carenze, come si può notare dal rapporto con la sanità di una qualunque regione settentrionale.
I parametri che dimostrano l’arretratezza, scritti diverse volte, sono il Pil (in euro e non in percentuale), il reddito pro capite, il Pil pro capite, la qualità dell’assistenza sanitaria, i trasporti ferroviari e stradali, la questione dell’approvvigionamento dell’acqua.

Auguri presidente Schifani. Non si lasci intimidire da vili minacce. Che le sue energie siano superiori alle difficoltà del percorso che ha davanti.

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