Poco risalto nei diversi tipi di mass media ha avuto la notizia che l’ex cancelliere tedesco, Gerhard Schröder, sia stato “graziato” dal suo partito, il SPD.
In che senso? Nel senso che egli è dirigente di un importante gruppo russo di energia (Gazprom) e a seguito “dell’Operazione speciale militare” non ha ritenuto di dimettersi da quell’incarico.
Nel suo Paese sono sorte scarse e quasi silenziose proteste affinché si dimettesse, seguendo l’andamento della vicenda impresso dagli Stati Uniti, ma Schröder ha tenuto duro, non si è dimesso e non ha ricevuto dal suo partito alcun anatema.
Ricordiamo che quel cancelliere è stato l’autore negli anni duemila della riforma scuola-lavoro, che ha avvantaggiato la Germania nel mondo delle competenze e della tecnologia, perché i giovani maturati hanno già ricevuto un’impronta aziendale.
Al contrario, nel nostro Paese hanno continuato a riformare la scuola facendola retrocedere sul piano dell’efficienza, cosicché i nostri giovani maturati non hanno idea del mondo del lavoro.
In un anno il costo del gas è quasi decuplicato, passando da circa 27 dollari per megawattora a circa 270. Naturalmente, di questo enorme aumento si sono avvantaggiati tutti i produttori, fra cui la stessa Russia, la quale da un canto ha erogato meno gas, ma dall’altro ha incassato molto di più per effetto del citato aumento.
Tale aumento è conseguenza dell’enorme speculazione dei broker, ma anche dei produttori perché sono stati assaliti da tanti, fra cui il Governo italiano, per aumentare l’erogazione del gas. è conosciuta la legge della domanda e dell’offerta, secondo la quale quando aumenta la domanda, i prezzi salgono, in questo caso vertiginosamente.
Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, si vanta di avere ottenuto aumenti nelle forniture di gas da Algeria e Afghanistan, ma si guarda bene dal comunicare a quale prezzo l’Italia pagherà questa fornitura addizionale.
Tutto questo è frutto del dissennato comportamento dell’Unione europea (non tutta) che, per fare il cagnolino dietro le imposizioni statunitensi, ha messo sanzioni nei confronti della Russia che stanno riverberando danni enormi per tutti, Italia compresa.
L’informazione che riceviamo dal 24 febbraio è a senso unico. Tutti i corrispondenti di qualunque genere e tipo sono appiattiti sugli ordini di scuderia. Non dicono nulla delle fonti alternative di informazione; non intervistano gli oppositori di Zelensky, neanche quelli eletti democraticamente in quel Parlamento.
In Ucraina si è verificato un fatto inaudito per una democrazia e cioé l’espulsione di parlamentari democraticamente eletti. A questo punto ci chiediamo che differenza vi sia fra Zelensky e Putin, che, dal suo canto, tacita forzatamente gli oppositori.
In una democrazia gli oppositori si ascoltano perché possano esprimere liberamente il loro pensiero, anche critico, nei confronti di chi governa. Ma Zelensky non l’ha potuto tollerare perché contrastava con la sua linea, telecomandata direttamente da Washington.
James Madison, quarto presidente degli Stati Uniti, nel 1787, con lo pseudonimo Publius, pubblicò una nota che denominò Federalist. Quello fu un periodo d’oro perché i grandi scrissero molto sull’Etica della politica e sul relativo comportamento.
Nella Costituzione federale degli Usa del 1787 sono indicati i principi morali della dottrina etica alla quale tutti i cittadini di quel paese dovrebbero attenersi.
Per James Madison: “La prevenzione dei comportamenti scorretti, disonesti e pregiudizievoli, posti in essere da chi esercita poteri pubblici, dipende dall’impiego di rimedi adeguati”.
Non è questo il luogo per citare i grandi di quel momento, come Montesquieu o Voltaire e neanche le grandi scoperte di Galileo, Keplero e Cartesio, tuttavia, nella vicenda ucraina che stiamo analizzando e nei comportamenti reattivi dell’Unione europea, non si può fare a meno di mettere in evidenza come sia mancata l’osservanza dell’Etica nella politica e nelle decisioni, la quale si fonda sull’equità delle valutazioni e dei comportamenti.
