A Sciacca, in provincia di Agrigento, il tribunale del luogo ha condannato a 7 anni di reclusione un uomo di 71 anni per atti sessuali nei confronti di minori. Nello specifico – con il caso che sembrerebbe risalire in un periodo compreso tra il 2020 e il 2021 – l’uomo avrebbe abusato della nipote di dieci anni. I genitori si sono costituiti parte civile e, adeso, sarà compito del tribunale stabilire l’entità del risarcimento che spetta.
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Il caso del professore di Catania accusato di violenza sessuale
La Procura di Catania ha depositato il ricorso contro la sentenza di primo grado che ha assolto un professore dell’Università etnea dall’accusa di violenza sessuale e molestie verbali nei confronti di otto studentesse, episodi risalenti al periodo compreso tra il 2010 e il 2014 presso l’ospedale Vittorio Emanuele-Ferrarotto.
“Non aveva esercitato pressione con le mani”
Il docente era stato scagionato in parte per intervenuta prescrizione e in parte con una motivazione che ha fatto discutere: secondo il Tribunale, pur essendo accertato che “ha appoggiato i palmi al seno”, non si sarebbe trattato di una “pressione particolare delle mani”, e dunque non ci sarebbero stati gli estremi per configurare il reato di violenza sessuale.
Il ricorso
Nel ricorso presentato dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e dal sostituto Francesco Cristoforo Alessandro Camerano, viene criticato duramente il “decorso inaccettabile del tempo” del processo, durato nove anni e assegnato a più collegi giudicanti, un rallentamento che — secondo i pm — ha “danneggiato le vittime” e influito sulla memoria dei testimoni.
Secondo la Procura, la sentenza sarebbe viziata da “un insanabile errore logico”, poiché da una parte viene riconosciuto un comportamento “predatorio, ossessivo” dell’imputato, sostenuto da “dichiarazioni convergenti delle vittime e di numerosi testimoni”, ma poi giunge a un’”illogica” assoluzione per mancanza del dolo e dell’elemento oggettivo del reato.
Palla Corte d’Appello
La vicenda finisce così alla Corte d’appello, che dovrà rivalutare l’intero impianto accusatorio e stabilire se la sentenza di assoluzione regga anche sotto il profilo logico e giuridico.

