CATANIA – Giù le mani dalla scogliera D’Armisi. La società civile catanese alza la voce in difesa di uno dei luoghi simbolici della città, contatto privilegiato con il mare in una realtà urbana dove lo stesso è spesso precluso da cancelli o barriere in cemento.
Scogliera D’Armisi e Piano regolatore portuale di Catania
Mercoledì scorso, nella sede di Cittainsieme orfana di Padre Resca ma sempre attenta alle questioni cittadine, associazioni e organizzazioni politiche hanno ribadito la propria contrarietà a quanto previsto dal Piano regolatore portuale nella parte della scogliera che si estende a Nord dell’attuale porto fin sotto la stazione centrale dove è previsto un approdo turistico per yatch.
Una posizione ampiamente espressa nei mesi scorsi, anche in occasione delle sedute di Consiglio comunale che hanno visto all’ordine del giorno proprio la programmazione urbanistica del porto di Catania e che presto diventerà oggetto di un ricorso al Tar.
Il ricorso al Tar e i profili di illegittimità del Prp
Lo hanno annunciato le associazioni presenti, tra cui Lipu, Legambiente, Volerelaluna, Ossevatorio delle politiche urbane territoriali, secondo cui nel progetto vi sarebbero alcuni profili di illegittimità.
Innanzitutto, l’impatto che il Prp avrà non solo a Nord, sulla scogliera dell’Armisi, dove vi è la previsione anche di edifici di otto piani circa, ma anche a Sud, impattando con la foce del torrente Acquicella. In entrambi i casi, secondo i ricorrenti, l’Autorità portuale non potrebbe decidere non essendo quelle aree di sua pertinenza ma demaniali.
Cementificazione, ambiente e tutela della costa
Il Prp, inoltre, sarebbe stato redatto prima del Documento di programmazione strategica di Sistema, e non successivamente come previsto dalla normativa.
E ancora, la quantità di cemento prevista in violazione, secondo le associazioni, di quanto prescritto dal ministero dell’Ambiente e dalla Sovrintendenza per ciò che riguarda la tutela della Foce dell’Acquicella e della scogliera d’Armisi.
In relazione a quest’ultima, poi, le associazioni evidenziano come la realizzazione della nuova darsena turistica sottrarrebbe il mare al pubblico – la zona è balneabile e, oltretutto, ospita uno dei lidi più antichi della città – per “riservarlo” ai possessori di barche e yatch.
Porto di Catania e dialogo con la società civile
In attesa che venga depositato il ricorso e che la giustizia amministrativa faccia il suo corso, la questione dunque resta apertissima, nonostante la nuova versione del Prp sia stata “mitigata”, con la riduzione dell’edificazione prevista da quasi 4 milioni e mezzo di metri cubi a poco meno di un milione e mezzo.
Il presidente dell’Autorità portuale Francesco Di Sarcina, ha più volte evidenziato di essere aperto all’ascolto, ribadendo anche al nostro Quotidiano la propria disponibilità al dialogo con la società civile. Ma la paura che Catania possa perdere un altro pezzo di mare, resta.

