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Scommesse clandestine e maltrattamenti. In Sicilia la mafia “galoppa”… a cavallo

Scommesse clandestine e maltrattamenti. In Sicilia la mafia “galoppa”… a cavallo

Dietro la “passione” per gli equini il controllo del territorio e un business milionario

CATANIA – Violenza, soldi e potere: una formula che riassume, brutalmente, l’allarmante fenomeno delle corse clandestine di cavalli in Sicilia e che svela quell’intreccio malsano che riguarda la criminalità organizzata, le scommesse illegali e il controllo del territorio. Nell’Isola la “passione” per gli equini è trasversale, da Palermo a Messina passando per Catania e Siracusa, ma è ai piedi dell’Etna che si concentra l’epicentro delle dinamiche illecite. Le cronache recenti restituiscono uno spaccato critico di Catania e del suo hinterland, dove si ripetono in maniera consolidata degli episodi che rappresentano, probabilmente, la punta dell’iceberg di un problema che si estende dalle periferie urbane ai paesi pedemontani. Mercoledì 15 ottobre, alle prime luci dell’alba, un cavallo si è accasciato lungo la Circonvallazione di Catania, all’altezza dello svincolo per il quartiere Ognina, direzione Misterbianco.

Una scena straziante, con l’animale riverso a terra e ancora agganciato a un piccolo calesse artigianale. L’episodio, manco a dirlo, ha causato notevoli problemi alla circolazione stradale, bloccando letteralmente il traffico di una zona di raccordo tra il capoluogo catanese e i paesi etnei. Pochi mesi prima, sempre sulla Circonvallazione, un altro cavallo al traino di un sulky si era schiantato contro un palo della segnaletica stradale, rimediando ferite e lasciando sull’asfalto delle evidenti chiazze di sangue. L’animale era però sparito immediatamente, probabilmente portato via a forza da ignoti.

“Incidenti sul percorso” di allenamenti ai quali sono sottoposti i cavalli, sulle strade urbane dei quartieri popolari di Librino, Picanello e San Cristoforo, così come la strada SR Mareneve a Linguaglossa o su ambienti “naturali” come quelli della spiaggia della Plaja, a Sud di Catania, tradizionalmente frequentata dai bagnanti durante la stagione estiva. Sullo sfondo di queste vicende, come accennato in precedenza, si nasconde senza rischio di smentita il circuito delle scommesse illegali e della macellazione clandestina.

Le “puntate” sui cavalli – spesso si arrivano a contare anche decine di migliaia di euro – si verificano a ridosso delle gare che ricalcano sempre lo stesso paradigma. I “campioni” chiamati a sfidarsi sono sempre due, in un testa a testa vigoroso, attorniati da un corteo di motociclisti – venti, trenta o addirittura di più – che, a bordo di scooter dalle targhe occultate, fungono da scorta e provvedono a segnalare l’eventuale presenza di Forze dell’ordine.

E poi c’è l’ostentazione sui social che si traduce in propaganda per il controllo del territorio, in chiaro linguaggio mafioso. L’ultima frontiera di questa dimostrazione muscolare è data dai frequenti video pubblicati su TikTok, veri e propri “spot” promozionali: le canzoni neomelodiche si sostituiscono al rumore degli zoccoli in corsa e i continui incitamenti degli spettatori esaltano le capacità dei fantini al comando e il vigore dei loro destrieri. Inoltre ci sono i commenti, a centinaia, che accompagnano questi “spettacoli” mainstream: “Nummuru unu”, “un missile”, “na bumma”, sono alcuni degli apprezzamenti, fatti anche da minorenni.

Cavalli considerati al pari di oggetti, come auto o moto da corsa, e per questo da “potenziare” nelle prestazioni agonistiche. Le perquisizioni e i sequestri nelle stalle abusive a Catania svelano di volta in volta gli strumenti utilizzati: ormoni, stimolanti e stupefacenti. E quando l’animale diventa inservibile viene rivenduto per essere macellato clandestinamente e finire sui bracieri ardenti delle “chianche” etnee.

Catania “capitale” delle corse illegali e dei traffici di macellazione, dunque. E non è un caso, infatti, che lo scorso 24 luglio la città dell’Elefante sia stata scelta per ospitare, in Prefettura, la presentazione della prima storica relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli ecoreati sulla zoomafia e, in particolare, sulle corse clandestine dei cavalli. Un documento essenziale, presentato dall’on. Jacopo Morrone, presidente della Commissione, insieme alle relatrici della maggioranza e della minoranza, l’onorevole Eliana Longi (FdI) e la senatrice Vincenza Rando (Pd). All’appuntamento ha preso parte anche Ciro Troiano, responsabile dell’osservatorio nazionale Zoomafia Lav e consulente della Commissione.

Jacopo Morrone, presidente della Commissione d’inchiesta Ecomafie: “Guardia alta anche sui combattimenti tra animali”

“Business illegale e rischi sanitari, contrasto parta dalle scuole”

CATANIA – La Commissione parlamentare d’inchiesta che si è riunita a Catania sta affrontando in queste settimane le criticità legate al malaffare che coinvolge gli animali, vittime di un circuito malato. La prima parte del lavoro è stata dedicata alla lotta alle gare illecite di cavalli, mentre adesso i riflettori sono puntati sul traffico illegale di animali e delle “corride” organizzate con intenti speculativi. Per Jacopo Morrone, deputato della Lega e presidente della Commissione intervistato dal Quotidiano di Sicilia, la lotta a queste forme di illegalità passa non solo attraverso le attività di contrasto e repressione, ma anche tramite una robusta rivoluzione culturale, a partire dai più giovani.

Dalle corse clandestine di cavalli ai combattimenti tra cani, l’impegno della Commissione d’inchiesta ha portato alla luce un quadro tremendo sulle attività illecite della criminalità in questi filoni: a che punto siamo adesso con i lavori?
“Il 24 luglio scorso abbiamo presentato a Catania la prima relazione sulle attività illecite legate al ‘filone’ d’inchiesta sul fenomeno delle ‘zoomafie’ puntando i riflettori sulle corse clandestine di cavalli e sul connesso giro d’affari determinato dalle scommesse clandestine, con l’obiettivo di definire le possibili direttrici di intervento per rafforzare ulteriormente l’azione dello Stato, non solo sul piano repressivo ma anche su quello della prevenzione, dell’educazione al rispetto degli animali e della promozione di alternative sostenibili allo sfruttamento. Il contesto temporale in cui si inserisce la relazione è particolarmente significativo in considerazione dell’entrata in vigore dal 1° luglio 2025 della legge 82 del 6 giugno 2025 che inasprisce il quadro sanzionatorio per i reati di maltrattamento, abbandono, uccisione ingiustificata e organizzazione di combattimenti tra animali. Proprio quest’ultimo fenomeno sarà al centro, insieme al traffico di cuccioli, della prossima relazione nell’ambito di questo filone. I combattimenti tra animali rappresentano un problema che interessa più fronti, ci sono criminali comuni che allevano e commerciano abusivamente cani cosiddetti ‘lottatori’, ma ci sono anche casi in cui sono coinvolti componenti della criminalità organizzata. Il traffico di cuccioli di razza, cani e gatti in primis, in particolare da Paesi dell’Est Europa, rappresenta un ampio giro d’affari che attira malavita e truffatori. Anche su questo business illegale a danno di migliaia di animali la Commissione sta predisponendo un’inchiesta che, alla sua conclusione, sarà presentata in un’apposita relazione”.

Un segmento importante del report della Commissione riguarda la macellazione clandestina: quanto è grande il rischio sanitario?
“Come abbiamo avuto modo di evidenziare una delle conseguenze delle corse clandestine di cavalli è la macellazione clandestina degli animali che non raggiungono le aspettative dei proprietari, il che significa in primo luogo il mancato rispetto di qualsiasi regola igienico-sanitario per tale attività svolta all’interno di mattatoi improvvisati e, in secondo luogo, l’ancor più grave conseguenza di introdurre nella filiera alimentare carni di cui non si conosce la provenienza ma neppure se siano dannose per la salute umana visto che sono sconosciuti anche gli eventuali farmaci somministrati all’animale per potenziarne le prestazioni”.

Nelle condotte illegali il coinvolgimento dei minori ha un ruolo chiave e ciò denota un problema culturale. Educazione e risorse bastano per indirizzare un cambiamento di rotta?
“La questione è, a mio avviso, molto complessa. Non saprei dire quanto l’educazione ambientale incida concretamente nella sensibilità, nella consapevolezza e nelle abitudini di adolescenti e giovani. Di sicuro si assiste a un incremento di violenza contro gli animali da parte di minori sia in connessione con le organizzazioni criminali, sia per pura crudeltà. Da questo punto di vista plaudo alle nuove linee guida per l’educazione civica introdotte dal ministro Valditara che prevedono la promozione del rispetto per gli animali. La relazione della Commissione sulle ‘zoomafie’ indica la presenza di una subcultura radicata in alcuni contesti caratterizzati da degrado socio-economico che coinvolge trasversalmente varie generazioni, tra cui quelle più giovani. Il complesso percorso per contrastare questi fenomeni deve coinvolgere aspetti di politica criminale, diritto sanzionatorio ma senza prescindere da valutazioni di carattere sociologico e pedagogico. Proprio la legge citata prima, la 82/2025, ha introdotto uno specifico inasprimento di pena nel caso di coinvolgimento di minori e diffusioni di immagini a dimostrazione del fatto che il legislatore è perfettamente consapevole del contesto attuale che vede un sempre maggiore coinvolgimento di minori nell’uso di strumenti tecnologici anche per finalità devianti. Il contrasto alle corse clandestine così come gli altri comportamenti illeciti contro gli animali e l’ambiente richiedono un impegno coordinato e una visione strategica che deve andare oltre la mera attività repressiva con il necessario coinvolgimento delle varie istituzioni che contribuiscono all’educazione alla legalità ambientale delle nuove generazioni. È quindi importante, a mio avviso, investire nella progressiva riqualificazione sociale e culturale dei territori con particolare attenzione ai giovani. A questo proposito, la Commissione ha aderito a un progetto di educazione ambientale promosso dall’Arma dei Carabinieri e dal Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica per concorrere a sensibilizzare e coinvolgere i ragazzi e le scuole in questo obiettivo strategico”.

Al QdS interviene Gianluca Felicetti, presidente della Lega Antivivisezione (Lav): “Oggi ci sono armi spuntate”

“Corse clandestine, ora una legge per fermare il crimine”

CATANIA – Una legge per fermare il fenomeno delle corse clandestine di cavalli. Questa la richiesta indirizzata dalla Lega Antivivisezione (Lav) al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, al presidente del Senato, Ignazio La Russa, al presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana, e ai capigruppo della Commissione Giustizia di Senato e Camera, con l’intento di tramutare in legge le proposte illustrate in estate dalla Commissione parlamentare d’inchiesta contro le Zoomafie tra cui l’impiego di agenti sotto copertura, l’introduzione di sanzioni penali per chi diffonde online video di maltrattamenti e la creazione di una Banca dati.

Un’intenzione rilanciata attraverso le colonne del Quotidiano di Sicilia da Gianluca Felicetti, presidente Lav. “Per tanti anni Lav, realizzando una raccolta di dati ufficiali di Prefetture, Questure, Forze dell’ordine e magistratura – sia Procure che Tribunali – ha realizzato un documento che abbiamo chiamato ‘rapporto Zoomafia’, censendo tutte quelle attività di contrasto alla malavita organizzata che lucra anche sulla pelle degli animali”, ricorda Felicetti. “Fino al 2004 non vi era una norma specifica di contrasto al reato delle corse clandestine: solo in quell’anno abbiamo avuto un primo riconoscimento con la legge n.189 del 2004 che ha inserito nel codice penale dei nuovi reati contro gli animali, tra cui anche quello delle corse clandestine e del fenomeno delle scommesse, quindi il riciclaggio di denaro sporco e così via. Il riconoscimento da parte della legge ha permesso alle Forze di Polizia di iniziare gli interventi di prevenzione e repressione”.

A oggi, qual è la situazione?
“Da luglio c’è stato un ulteriore intervento: dal 1° luglio scorso è in vigore la legge che ha integrato, e in alcuni casi migliorato, le azioni, le misure di contrasto. Ma la vera novità del motivo per cui abbiamo lanciato questa petizione al ministro della giustizia Nordio, ai presidenti e ai capigruppo delle Commissioni di Giustizia della Camera e del Senato, è l’esistenza di una Commissione parlamentare d’inchiesta che ha reso ufficiali, se così si può dire, quali sono le necessità sul territorio per potere intervenire più efficacemente. Oggi, in parte, ci sono delle armi spuntate contro le forze clandestine. Stiamo raccogliendo le firme per questa petizione che chiede di tradurre in legge le proposte lanciate dalla Commissione d’inchiesta”.

La presentazione delle proposte è avvenuta a Catania: si tratta di una prova simbolica dello stato emergenziale in cui versano la Sicilia e il territorio etneo. Perché si è giunti solo adesso a queste conclusioni?
“La Sicilia, in particolare Catania e la sua provincia, sono purtroppo tra le zone preferite per questo tipo di attività e, per questo, ha visto la presenza della Commissione parlamentare, di cui il nostro responsabile dell’osservatorio Zoomafia, Ciro Troiano, è consulente. La Commissione ha potuto lavorare solo adesso poiché soltanto in questa Legislatura, grazie a un emendamento del deputato Angelo Bonelli dei Verdi, è stata promulgata la legge che istituisce questo organismo, inserendo insieme ai reati ambientali anche quelli legati agli animali. Non a caso ha nominato una deputata catanese, Eliana Longi, che ha preso a cuore questo tema. Lei in particolare, con il presidente Morrone e la senatrice Rando – quindi forze di centrodestra e centrosinistra – hanno fatto propria questa tematica. Noi abbiamo dato il nostro contributo tecnico, così come fanno fatto anche esponenti delle Forze di Polizia. Quindi, affinché questo lavoro non rimanga solo sulla carta, con questa petizione stimoliamo il ministro della Giustizia, i parlamentari delle Commissioni a tradurre queste belle intenzioni in realtà e, quindi, in atti di legge. Non si riesce ancora a far emergere una realtà che il nostro osservatore Zoomafia ritiene sia molto più vasta rispetto a quella che denunce, soffiate e notizie di cronaca riescono a fare emergere”.

Episodi come quelli che si sono verificati recentemente a Catania, quasi in centro città, dimostrano che il problema non riguarda un’area marginale, ma attecchisce in differenti aree territoriali.
“Assolutamente sì. Noi auspichiamo con questa petizione di arrivare presto, in poche settimane, al ministro della Giustizia e alle Commissioni parlamentari per fare in modo che i provvedimenti che affrontano o la questione dei reati contro gli animali o la questione giustizia nel suo complesso possano essere tradotte in emendamenti parlamentari”.

Quali sono le prossime iniziative che la Lav vuole intraprendere dopo questa petizione?
“Vogliamo concentrarci sui risultati che intendiamo ottenere con questa petizione. Speriamo che all’uscita del prossimo rapporto Zoomafia si possa festeggiare un concreto passo avanti”.