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Scommesse clandestine, lo schermo legale in una società campana. In un anno reinvestiti 500mila euro

Scommesse clandestine, lo schermo legale in una società campana. In un anno reinvestiti 500mila euro
Foto di Jan Vašek da Pixabay

La deriva illegale è rappresentata da chi – riunito in strutture organizzate in modo tale da essere considerate associazioni a delinquere – punta a speculare sui vizi degli scommettitori.

“Il fenomeno assume una dimensione estremamente allarmante, ancor prima che sul piano giuridico, sul piano sociale ed economico”. In questo passaggio dell’ordinanza firmata dal gip del tribunale di Messina, Eugenio Fiorentino, c’è la sintesi di ciò che ogni giorno è sotto gli occhi di tutti.

Gli effetti del gioco d’azzardo, ancor prima di finire nei report degli enti e delle associazioni che si occupano di dipendenze, sono nelle strade. Nei tanti negozi che, attraverso l’articolata rete di agenzie, corner e punti vendita di ricariche, danno la possibilità di puntare denaro su eventi di ogni tipo. Offrendo, più che possibilità di vincite economiche, emozioni. Una ricerca spasmodica che spesso rappresenta il primo gradino di una discesa fatta di fallimenti e perdite, sul piano finanziario, relazionale e anche sanitario.

In questo quadro generale, la deriva illegale è rappresentata da chi – riunito in strutture organizzate in modo tale da essere considerate associazioni a delinquere – punta a speculare sui vizi degli scommettitori e sulla difficoltà dello Stato a tenere il controllo su un settore che, sulla carta, dovrebbe essere di sua stretta competenza.

Quella chiusa ieri dalla procura peloritana è l’ennesima inchiesta sul mondo delle scommesse clandestine. Un mondo in cui riuscire a ottenere profitti da centinaia di miglia di euro e più, aggirando ogni pretesa dell’Erario, è un’impresa non poi così difficile.

I vertici

Tra i principali attori del giro di puntate illegali che venivano raccolte nel Messinese, anche se le indagini arrivano fino in Calabria e toccano altre parti della Sicilia, ci sono Carmelo Salvo e Letterio Arcolaci. Il primo, 52 anni, in passato è stato accusato di essere legato al clan del quartiere Giostra, venendo però assolto; il secondo invece è un dipendente di Rete Ferroviaria Italiana e consigliere in una delle circoscrizioni del capoluogo.

Per gli inquirenti sarebbero stati il motore del procacciamento dei siti web da diffondere nel territorio e mettere a disposizione degli scommettitori. L’attività si sarebbe concentrata sulle piattaforme con dominio .com, ovvero quelle che si appoggiano su siti esteri e che, soprattutto, sono fuori dal circuito legale rappresentato dai siti autorizzato dall’Agenzia dei monopoli.

“Salvo e Arcolaci – si legge nell’ordinanza – sono colore i quali rendono possibile lo svolgimento delle attività, procurando le cosiddette skin, cioè le piattaforme illegali e diffondendole sul territorio di Messina e oltre, affidandosi a master (cioè coloro che distribuiscono le skin di gioco agli affiliati, forniscono agli stessi una user e password, assegnano a essi un piano provvigionale ad hoc e una qualifica) ed agenti (che gestiscono i singoli giocatori nelle attività di base)”.

Lo schermo legale

Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, il gruppo avrebbe operato all’ombra di una società titolare di una concessione rilasciata regolarmente dallo Stato a una società con sede a Benevento, in Campania.
Tuttavia, accanto alla piattaforma che aveva ricevuto il semaforo verde dall’Agenzia delle Dogane e che gestisce quasi una cinquantina di skin legati al mondo delle scommesse – ognuna legata a un sito con dominio .it – si sarebbero sviluppate le attività di decine di siti .com che offrivano, sulla carta, possibilità di vincita maggiori e dunque risultavano più attrattivi per gli scommettitori.

Il motivo di ciò è presto detto: risparmiando sugli oneri concessori e sulle tasse, i gestori riescono a concedere condizioni più remunerative.
La guardia di finanza ha calcolato che, tra maggio 2022 e settembre 2023, Salvo e Arcolaci avrebbero reinvestito circa 529mila euro dei profitti illeciti, acquistando terreni, immobili e mezzi.

I nomi degli arrestati

Il gip ha disposto la misura cautelare in carcere per Letterio Arcolaci, Salvatore Barretta, Nicola Cainero, Antonino Messina, Emanuele Milia, Francesco Orlando, Angelo Repoli e Ignazio Vadalà. Gli arresti domiciliari sono stati invece disposti nei confronti di Gaetano Arcolaci, Giuseppe Costa, Giuseppe De Salvo, Danilo Ferrantelli, Riccardo Lopes, Francesco Ricciardi, Domenico Zannino, Domenico Arena, Francesco Aversa, Antonio Basile, Carmelo Calabrò, Antonella Chiera e Giuseppe Lo Medico.