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Scommesse estere, il caso di Pozzallo porta di nuovo l’Italia davanti alla Corte di Giustizia Ue

Scommesse estere, il caso di Pozzallo porta di nuovo l’Italia davanti alla Corte di Giustizia Ue
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In attesa della pronuncia della Corte di Giustizia, il processo è stato sospeso e restano in vigore le misure cautelari già adottate.

La normativa italiana sulle scommesse finisce ancora una volta al vaglio della Corte di Giustizia Europea. Nel mirino il sistema di controlli a “doppio binario”, che prevede per chi gestisce giochi e scommesse sia la concessione statale rilasciata dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (Adm), sia la licenza di pubblica sicurezza rilasciata dalla questura.

Il Consiglio di Giustizia amministrativa per la Regione Siciliana (Cga) ha infatti rimesso alla Corte di Lussemburgo la questione della compatibilità di questo sistema con il diritto europeo.

Il caso di Pozzallo

Al centro della vicenda un esercente di Pozzallo (Ragusa) che aveva chiesto la licenza per la raccolta di scommesse collegata a un operatore estero privo di concessione italiana. La Questura aveva negato l’autorizzazione, sostenendo che fosse necessario il titolo Adm. L’esercente aveva allora presentato ricorso al Tar di Catania, che gli aveva dato ragione, ritenendo illegittimo subordinare la licenza alla concessione.

Contro questa decisione hanno fatto appello il Ministero dell’Interno e la Questura di Ragusa, sottolineando che la Corte di Giustizia non ha mai dichiarato illegittimo il sistema italiano né riconosciuto un diritto generalizzato a operare senza concessione.

I precedenti e i dubbi interpretativi

Il Cga ha ricordato che in passato la Corte di Giustizia aveva riconosciuto discriminazioni nelle gare per le concessioni italiane (1999 e 2006), escludendo la punibilità per i bookmaker rimasti fuori. Tuttavia, questo non implica un diritto automatico a operare senza concessione.

La giurisprudenza nazionale – Consiglio di Stato e Corte Costituzionale – non ha mai dichiarato illegittimo il sistema di concessioni e licenze, riconoscendo che alcune restrizioni possono essere ammesse per tutelare i consumatori e prevenire infiltrazioni criminali.

La decisione della Corte di Lussemburgo

Il Cga ha ritenuto necessario un nuovo passaggio in sede europea per chiarire se l’obbligo italiano di possedere concessione statale e licenza di pubblica sicurezza rappresenti o meno una restrizione sproporzionata della libertà di iniziativa economica garantita dal Trattato Ue.

In attesa della pronuncia della Corte di Giustizia, il processo è stato sospeso e restano in vigore le misure cautelari già adottate. Nessun commento è arrivato dall’operatore di scommesse coinvolto nel contenzioso.