La contesa nasce a seguito delle ultime azioni del governo Schifani, con la manovra finanziaria e le dichiarazioni del presidente della Regione che ha dipinto la Sicilia come una terra in crescita.
Sono giorni roventi in Sicilia relativamente al dibattito politico sulla manovra regionale e il contrasto tra maggioranza e opposizione è al culmine. Non è più, però, soltanto un mero confronto tra partiti, a scendere in campo in queste ore, infatti, ci sono anche i sindacati. La contesa nasce a seguito delle ultime azioni del governo Schifani, con la manovra finanziaria e le dichiarazioni del presidente della Regione che ha dipinto la Sicilia come una terra in crescita elogiando il lavoro che ha portato alla redazione della finanziaria.
La feroce critica del M5s, De Luca: “Legge finanziaria pessima”
Dal Movimento Cinque Stelle arriva una sonora bocciatura alla manovra regionale e alla visione del governatore isolano. “Il presidente Schifani continua a dipingere la Sicilia come la terra di Bengodi – ha affermato il capogruppo del M5s, Antonio De Luca -, ieri davanti ai giovani imprenditori di Confindustria, l’altro giorno in occasione della presentazione del rendiconto generale della Regione per il 2023. Continua a tratteggiare una Sicilia che non esiste”.
A Schifani viene rimproverato il fatto di vivere poco la realtà fuori dalle mura del Palazzo d’Orleans. “Provi a uscire fuori – tuona De Luca -, a parlare con gli agricoltori in crisi, con medici e pazienti della sanità alla canna del gas, con i sindaci disperati. Veda cosa c’è al di là di piazza Indipendenza e si renderà conto della situazione reale. Solo dopo potrà scrivere leggi finanziarie non più sganciate dalla realtà, come quella appena giunta all’esame dell’Ars”.
“La Sicilia in due anni è cresciuta oltre ogni attesa come dice Schifani? Perché allora la sanità è morente e l’agricoltura è alla canna del gas? Per non parlare della siccità – prosegue l’esponente pentastellato -, che ancora oggi rappresenta un enorme problema in gran parte della Sicilia. La verità è che questo governo è sempre più chiacchiere e meno fatti. Anche l’ultima Finanziaria in cantiere è in perfetto stile centrodestra, grandi mancanze e piccolissime intuizioni. Un esempio? Mancano completamente le riserve ai Comuni che spesso sono fondamentali, come quelle per il trasposto dei pendolari e per la mitigazione del fenomeno dell’emigrazione, mentre stanno creando un nuovo ente, l’agenzia per gli investimenti, che rischia di essere l’ennesimo carrozzone della politica con tante poltrone di nomina governativa”.
“Cercheremo – conclude De Luca – di migliorare questo testo, come al solito privo di visione, già dalla prossima settimana, anche se non sarà facile, viste le premesse. Purtroppo, ogni legge finanziaria pessima è un’occasione di riscatto mancata per la Sicilia e per i siciliani”.
Maggioranza controcorrente: “Impostazione apprezzata dalle forze politiche”
Intanto ieri, a Palazzo d’Orleans, si è tenuto il periodico vertice di maggioranza alla presenza del presidente della Regione Siciliana. L’incontro ha visto la partecipazione dei segretari regionali e dei capigruppo all’Ars dei partiti della coalizione di centrodestra. Erano presenti: Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega, Noi Moderati, Democrazia Cristiana e Movimento per le Autonomie.
Sulla Legge di Stabilità e il Bilancio 2025, il presidente Schifani ha illustrato i principali contenuti dei documenti finanziari già all’esame delle commissioni di merito. “L’impostazione è stata apprezzata dalle varie forze politiche, che hanno confermato l’obiettivo di approvare la manovra entro dicembre, evitando così, per il secondo anno consecutivo, il ricorso all’esercizio provvisorio. Per quanto concerne la concessione dei contributi, sono stati tutti concordi nel prevedere il finanziamento di interventi qualificanti, scelti con criteri di selezione rigidi – fanno sapere da Palazzo d’Orleans – La riforma per il ritorno all’elezione diretta per le ex Province, i partiti di maggioranza hanno apprezzato le dichiarazioni dei ministri Salvini e Piantedosi sull’ipotesi della modifica della legge Delrio, percorso che va nella direzione già auspicata da tempo in Sicilia per garantire maggiore rappresentatività e una gestione amministrativa più efficace dei territori”.
Lavoro precario e giovani in fuga, sindacati minacciano scioperi
Il 29 novembre si terrà una manifestazione regionale a Palermo indetta da alcune sigle sindacali, per porre l’accento sulle criticità che riguardano principalmente il lavoro precario e il futuro dei giovani siciliani. “In Sicilia il 70% dei rapporti di lavoro è precario, con salari più bassi della media nazionale. Una lavoratrice o un lavoratore siciliano guadagna 6mila euro in meno rispetto alla media italiana e questo ha conseguenze sulle pensioni, tra le più basse d’Italia. Di fatto 250mila lavoratori sono sotto la soglia della povertà”. A dirlo sono Cgil e Uil Sicilia, in vista dello sciopero generale del 29 novembre, che vedrà una manifestazione regionale a Palermo con concentramento, alle 9.30, in piazza Croci, dove si ritroveranno lavoratori, pensionati, giovani, cittadini provenienti da tutta l’Isola per il corteo fino a piazza Verdi e i comizi.
“Se il Paese ha tutte le ragioni per scioperare perché la manovra di bilancio del governo cambi – dicono i segretari generali regionali di Cgil e Uil, Alfio Mannino e Luisella Lionti -, queste ragioni sono ancora più forti in Sicilia. Dalla nostra regione vanno via ogni anno 20mila giovani, le energie migliori, in cerca di migliori opportunità di occupazione e di vita”.
“Rischiamo oggi una desertificazione produttiva, con l’industria che cade a pezzi, e sociale dalla quale sarà difficile riprendersi”, sottolineano i due esponenti sindacali. Cgil e Uil hanno proclamato lo sciopero generale per chiedere l’aumento di salari e pensioni per “contrastare davvero – dicono Mannino e Lionti – la spinta inflazionistica, oggi al 17% e rilanciare il potere d’acquisto”. Ma anche per chiedere di finanziare sanità, istruzione, servizi pubblici e di investire sulle politiche industriali. “Ogni anno – dicono Mannino e Lionti – per il mix dato da povertà e sistema sanitario pubblico in crisi, 800mila siciliani rinunciano alle cure, quindi a esercitare il diritto alla salute. C’è bisogno di investimenti nella sanità per rilanciarla e di un piano di assunzioni. Così come c’è bisogno di interventi per il rilancio dell’industria, in piena desertificazione in Sicilia, avviando realmente la transizione ecologica”. Cgil e Uil chiamano in causa anche il Governo regionale chiedendo interventi concreti sui problemi della siccità, dei rifiuti, del riassetto della sanità, dello sviluppo.