La scuola resta questa sconosciuta - QdS

La scuola resta questa sconosciuta

Carlo Alberto Tregua

La scuola resta questa sconosciuta

giovedì 11 Agosto 2022

Insegnanti senza formazione

Riproponiamo la questione di fondo del nostro Paese e cioè la diffusione sempre maggiore dell’ignoranza. Un popolo che non ha studiato e che non ha consapevolezza della storia e dei fatti avvenuti negli scorsi cinquanta secoli, non riesce a fare adeguate valutazioni né opportune scelte del personale che delega ad amministrarlo.

Tale ignoranza è in parte conseguenza dell’eccessiva facilità di assumere informazioni-spot nella rete internet, ma è soprattutto conseguenza di una scuola sempre meno qualificata, che non forma adeguatamente quei giovani che saranno i cittadini di domani.

Il ministero dell’Istruzione gestisce circa ottocentomila dipendenti, una parte cospicua dei quali sono i docenti, i cui sindacati si lamentano perché sono pagati meno dei loro colleghi tedeschi. Vero, ma lavorano meno dei loro colleghi tedeschi, godendo di un privilegio di oltre due mesi di ferie l’anno quando gli altri dipendenti hanno solo un mese di ferie.

Il punto è un altro e non riguarda le cose materiali come quantità di ore lavorate, remunerazione, riunioni inutili e altre amenità. Riguarda piuttosto la qualità dell’insegnamento e non possiamo certo gioire per l’attuale livello qualitativo dei nostri insegnanti, come si rileva dagli studi che fa Invalsi (Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione).

Vi sono due cause del modesto livello qualitativo degli insegnanti: la prima riguarda il fatto incontrovertibile che essi entrano anche senza avere superato il concorso a cattedra, previsto dall’articolo 97 della Costituzione; la seconda riguarda il fatto che una volta diventati docenti ordinari, i professori non sono più oggetto di esami qualificanti né di formazione e aggiornamento continuo.
Vero è che il dovere etico di ogni insegnante è quello di aggiornarsi con costanza, ma sappiamo che oltre ai bravi e coscienziosi, ve ne sono tanti che non sono né bravi né coscienziosi, e non sono certamente in minoranza. Dal che ne consegue che tutti costoro non hanno le adeguate capacità per esercitare una formazione di qualità.
Quanto scriviamo è incontrovertibile e chiediamo lumi al ministero dell’Istruzione di volerci informare su aspetti qualitativi diversi da quelli indicati.

Non è una barzelletta, ma un alunno sentiva parlare un suo collega di un famoso poeta: Ugo Fosforo. Ed un altro pensava che Gesù fosse un uomo di Chiesa. Vi era poi qualcuno di questi allievi che ricordava con enfasi come i romani fossero originari dell’India, arrivati in Europa nel Medioevo.
Maometto era un imperatore romano, ricordava qualche altro. Quando vi fu una marcia su Roma da parte dei fascisti? Nel 1922, una specie di gara, sostenne un altro giovane, che vinse Mussolini.
Un’altra battuta significativa di un latinista: Tu quoque, Brute, fili mi? Tradotto in “come sei brutto figlio mio vestito da cuoco”. E ancora: Maria inflicta traiecit, che un giovane ha tradotto “Maria la vigliaccona lo trafisse”.
A un giovane parve che Martin l’Utero fosse un ginecologo. E un altro cui era stato chiesto di parlare della gravitazione universale, rispose che la gravidanza non l’aveva ancora studiata.

Le battute che precedono non sono inventate e ve ne sono tantissime altre che provengono da chi ha la ventura di sentire esami di maturità o altri che servono proprio a esplorare la conoscenza degli allievi. Ma se gli allievi sono di quel livello – non tutti ovviamente perché vi sono quelli eccellenti – non è colpa loro, bensì dei loro insegnanti che non studiano, non si aggiornano e non si formano.

Non sentiamo alcun candidato alle prossime elezioni che proponga come obiettivo fondamentale di un programma di governo la riqualificazione degli insegnanti, con rinuncia a un mese l’anno di ferie (godendosi l’altro mese) da dedicare alla formazione continua, non solo riguardante la propria materia, ma il processo civico di qualificazione e di maturazione dell’intero Popolo.

Continuiamo a battere sul tasto scuola perché riteniamo che la preparazione dei cittadini di domani sia fondamentale affinché il nostro Paese ricominci a crescere, come fece in modo eccellente nel post guerra.

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