ROMA – Le aree interne sono i territori del Paese più lontani dai servizi essenziali e tra questi, l’istruzione. Lo dice l’ultimo rapporto Openpolis-Con i bambini, dal titolo: “Scuole e asili per ricucire il Paese” nella sua terza parte su “la raggiungibilità delle scuole” in cui sono stati elaborati i dati dell’Istituto nazionale di statistica (Istat) e del Ministero per l’Istruzione. Nelle aree interne italiane, secondo l’indagine in oggetto, la qualità dell’offerta educativa risulta spesso compromessa per diverse ragioni che riguardano la perifericità di queste zone che, tra gli altri problemi, sono difficilmente raggiungibili. In Sicilia, la percentuale dei giovani di età compresa tra i 14 e i 18 anni che vivono in zone interne si attesta al 40,7% e Catania, Messina e Palermo sono tra i primi dieci comuni con ragazzi residenti in aree interne a livello provinciale (rispettivamente 19.439, 15.307 e 15.195 giovani). La nostra regione, da questo punto di vista, è sesta in una graduatoria che vede in testa la Basilicata col 74,4% ma non rientra comunque ai primi posti tra le realtà nelle quali i ragazzi che vivono in un’area interna ed hanno l’età per frequentare le scuole superiori, non ne hanno una nel proprio Comune. La quota più alta, a questo proposito, si registra in Trentino Alto Adige dove si raggiunge il 34,6%; seguono, Molise, Basilicata, Valle d’Aosta, Sardegna, Calabria, Abruzzo, con percentuali dal 18% in su. Purtroppo però la nostra terra si trova al quart’ultimo posto tra le regioni nelle quali gli edifici scolastici sono raggiungibili con mezzi interurbani (34,20% nonostante il fatto che la maggioranza dei ragazzi che abitano nelle aree interne abbiano le scuole all’interno dei loro Comuni), meglio solo rispetto al Molise (33,30%), alla Puglia (30,20%) e alla Campania dove si tocca il 20%; le cose migliorano soprattutto in Valle d’Aosta (65,30%) e in Abruzzo (65,20%). Nelle aree interne rientrano i comuni ultra periferici, territori dai quali per raggiungere un polo occorrono dai 75 minuti in su. In tutto il Paese vi abitano circa 100 mila minori e 76 mila giovani in età scolare, di età compresa tra i sei e i 18 anni. Gli adolescenti residenti in queste aree sono 31 mila. La nostra regione, a tal riguardo, raggiunge la quota dell’1,8%, più bassa rispetto a poche altre realtà, vale a dire la Basilicata (16,90%), la Sardegna (14,7%), la Calabria (3,8%) e il Trentino Alto Adige (2,3%). Come sottolinea il rapporto Openpolis, oltre la raggiungibilità, altri fattori incidono in negativo sull’offerta educativa delle scuole italiane: l’elevata mobilità degli insegnanti che fa venir meno la continuità didattica per le ragazze e i ragazzi, le strutture sottodimensionate e più in generale, la difficoltà di accedere a scuole dove i livelli di apprendimento e la qualità educativa sono equivalenti a quelle dei centri maggiori. Con queste premesse non stupisce il fatto che l’esito si traduca in livelli di apprendimento più bassi e in rischio di abbandono.
Roberto Pelos

