Non se ne può più di sentire e vedere tanti blablatori che tengono la testa per dividere le orecchie o per consumare shampoo.
Non se ne può più di tanti pupi che si agitano e si muovono tirati dai fili dei pupari.
Non se ne può più di sentire tanta gente che parla pappagallescamente, usando la testa degli altri anziché la propria.
Non se ne può più di tanti mistificatori che diffondono ignoranza nei media sociali e che ritengono di essere sapientoni perché trovano qualche definizione su Google o altri siti.
Non se ne può più di chi pensa di essere onnisciente mentre è deficiente (ovviamente di cognizione e di saperi).
In altri termini, l’ignoranza che si è diffusa nel mondo, in Europa e nel nostro Paese, a seguito della grande diffusione di Internet, ha causato (e continua a causare) danni incalcolabili, perché a essa si accoppia inevitabilmente la presunzione dell’io so tutto. Ci ricorda tanto il Marchese del Grillo: “Io so’ io e voi non siete un c…”.
Un grande umorista morto ad appena 43 anni per una banale caduta in riva agli scogli, Marcello Marchesi, con una delle sue battute fulminanti sosteneva di chi faceva il sapientone: “Sembra una Nullità diventata Qualcosità”.
In questa frase c’è tutto quello che si può pensare di coloro sopra elencati che, purtroppo e molto spesso, vanno ad occupare posti di responsabilità nella politica, nell’informazione, nei talk show e in altre parti della società, la quale avrebbe bisogno di persone competenti e non di Nullità diventate Qualcosità.
Le persone che hanno letto pochi libri e che si sono nutrite di Internet sembrano replicanti quando espongono argomenti che hanno imparato a memoria in opportuni corsi di formazione per marionette. Se non tentassero di parlare di cose serie, si potrebbero considerare divertenti, ma non lo sono affatto perché influenzano, in un modo o nell’altro, l’opinione pubblica e tanti cittadini indifesi perché carenti di conoscenze. Questi ultimi, a loro volta, diventano marionette e vanno a votare pensando -anche in questo caso – con la testa degli altri.
Questo è un quadro desolante ma, riteniamo, veritiero.
Intendiamoci, non ci riferiamo solo al quadro della cosiddetta politica perché essa, se fosse vera, dovrebbe essere nobile e scritta con la P maiuscola.
Il fatto è che i partiti hanno perso la bussola e cioè la loro funzione di guida dei cittadini, cui dovrebbero illustrare progetti e programmi realizzabili e poi effettivamente realizzarli.
Questo accade perché i loro responsabili non sono per niente responsabili, non sanno cosa sia l’Etica perché non l’hanno studiata, non conoscono il principio morale fondamentale che impone a chi ha responsabilità di guida di rispettare gli impegni assunti, di realizzare gli obiettivi, di darne conto alla fine del percorso e, se non si sono raggiunti tali obiettivi, dimettersi e togliersi da quello scenario.
I partiti (e i partitocrati) senza Etica sono la morte della Politica, che diventa un’attività banale al servizio di interessi di parte e non di quell’interesse generale che dovrebbe trovarsi al primo posto nell’attività di chi ha responsabilità di guida.
Sembra una Nullità diventata Qualcosità. Accade nel settore pubblico, nell’insegnamento in scuole ed università, nel terziario; è la conseguenza del mancato rapporto fra ciò che ci si propone di fare e ciò che si realizza. Questo rapporto diventa inesistente quando coloro che agiscono non hanno gli strumenti mentali e professionali idonei a fare ciò che dicono di voler fare.
Si dice che “fra il dire e il fare, c’è di mezzo il mare”. Una metafora molto indicativa, che distingue le persone fattive e concrete dalla maggioranza degli affabulatori, fra cui primeggiano – lo ripetiamo – i politicanti, i quali occupano indebitamente posti di responsabilità nelle istituzioni.
La primaria responsabilità di quanto andiamo descrivendo è sempre della gente comune, quella che si definisce “maggioranza silenziosa”, cioé coloro che non parlano, ma votano senza riflettere, oppure che non votano.

