Nelle nostre case riscaldate abbiamo passato la notte dell’Immacolata, alcuni a giocare a carte come si fa in Sicilia in questa notte che dà inizio al periodo natalizio. In mare, nel Canale si Sicilia al largo di Lampedusa, una bambina attaccata alla vita come una patella incollata ad uno scoglio, sta galleggiando tra onde alte tre volte lei. Per tre giorni sta in acqua, ore interminabili, l’acqua è fredda, il mare non è certo calmo. È un mare che fa paura, che ti porta via tutto, soprattutto gli affetti.
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La bambina ritrovata a largo di Lampedusa
Non era sola la bambina che ha poco più di dieci anni, che dalle sue parti non sono pochi, si cresce in fretta in Sierra Leone. Non era sola: su un barchino leggero di metallo partito da Sfax, in cerca di un mondo migliore, c’era suo fratello, ma è cascato in acqua quando la precaria imbarcazione si è ribaltata, assieme a lui altri 43 esseri umani. Lei urlava ma suo fratello è sparito nei flutti, e lei Yasmine (dichiara di chiamarsi ai medici del centro di accoglienza di Lampedusa) resta sola, tra le onde, al buio in notti terribili.
Immaginate cosa sia stare in acqua di notte, con un giubbotto e una camera d’aria a farti galleggiare tra onde di 4/5 metri? Soli, mentre urli e piangi di disperazione. Lo immaginiamo noi occidentali, nelle nostre case, mentre mettiamo le decorazioni all’albero di Natale? Yasmine è stata salvata da un veliero di una Ong, quelle brutte sigle che si vorrebbero estromettere da quel tratto di mare, un mare pieno di cadaveri, alcuni contabilizzati, altri sconosciuti perché non c’è nessun superstite a raccontare queste terribili storie.
In mezzo a quel mare avamposto d’Europa c’è un’isola, Lampedusa, dove l’acqua non è più nera e profonda, ma ha colori pazzeschi, da topazi e acquamarina. Yasmine è viva, la Madonna nella sua Concezione l’ha salvata forse, forse era a bordo di quella barca e ha sentito le grida della piccola. Una bambina è salva e l’importante di questo natale lampedusano è solo questo. Il resto sono futili idee, poco pensiero umano, e tanta tristezza.
Immagine di repertorio