Perché scoppiano le guerre? La risposta è semplice: perché vi sono dei personaggi dotati di un grande egoismo che guardano al proprio interesse e non hanno alcuna considerazione di quello altrui.
Le conseguenze sono le aggressioni, le invasioni dei territori, le guerre in nome di questo o di quello, per ragioni vere o fasulle. Insomma, c’è sempre qualche motivo per ingaggiare battaglia contro qualcuno.
Quanto descriviamo fa parte dell’essere umano, della sua incapacità di essere altruista, di prendere in considerazione le ragioni altrui e quindi di mitigare le proprie pretese.
Perché questa sorta di preambolo? Per rappresentare le vere ragioni di chi prende le armi contro altri esseri umani. E dietro questo scenario così oscuro e terribile vi è un interesse primario. Di chi? Degli industriali delle armi, cioè di coloro che in silenzio (perché non appaiono mai sullo scenario della comunicazione) inventano sempre nuove armi sotto tutti i punti di vista: apparati di puntamento digitali e informatici, nuovi missili, testate nucleari e via enumerando.
Questi armieri, essendo imprenditori, quatti quatti e zitti zitti fanno profitti enormi perché la quarantina di guerre attuali che vi sono nel mondo, piccole e grandi, hanno bisogno di armi di ogni genere e tipo, di cui è inutile fare l’elenco. E anche quando non vi fossero motivi di contrasto fra le popolazioni, gli stessi industriali delle armi cercano di creare zizzania per fare nascere guerre anche ove non ve ne sarebbe ragione. Quindi dispongono di attivatori che quando vedono il fuoco sotto la cenere cercano di amplificarlo perché esso divampi.
Si obietterà che se c’è qualcuno che provoca, c’è qualche altro che si fa provocare. Non c’è dubbio, ma noi sappiamo che le persone umane, dotate di intelligenza, non hanno mediamente gli stessi elementi di equilibrio, di buonsenso e comprensione. Molto spesso la sete del potere è talmente forte che fa obnubilare il loro sguardo, le acceca e, pur di inseguire traguardi che le soddisfano, passano anche sul cadavere dei loro parenti più stretti.
Dopo la guerra russo-ucraina, che ha creato una sorta di destabilizzazione economica a livello americano ed europeo, è scoppiata la guerra fra la Striscia di Gaza e Israele, una guerra preparata forse da più di un anno, che non è stata percepita dal Mossad, il servizio segreto che si riteneva il più efficace del mondo, ma che è stato colto di sorpresa.
Come ha potuto Hamas scatenare tale offensiva? Utilizzando le armi che altri Paesi, volendo destabilizzare quell’area, hanno fornito in modo cospicuo. Si dice che l’abbia fatto l’Iran o il Qatar; si dicono tante altre cose per le quali al momento non c’è alcuna conferma, ma di certo qualcuno le armi le ha fornite perché così Hamas ha fatto le vittime che ha fatto, così come Israele ne sta facendo sull’altro fronte.
Se pensate un momento a un caso del tutto teorico, cioè che per una sorta di editto mondiale si dovessero chiudere le fabbriche di armi, ebbene, le guerre sparirebbero perché senza le armi le guerre non si potrebbero fare (se non con armi rudimentali). Ovviamente si tratta di un’ipotesi inverosimile che però dimostra come dietro tutte le guerre bisogna cercare il denaro.
In altre parole, bisogna cercare le ragioni economiche che creano questi eventi. Si obietterà che Hamas non ha attaccato Israele per ragioni economiche, ma perché intende “distruggere” gli ebrei. Così sembra. Però non possiamo negare che dietro queste motivazioni, che appaiono del tutto irrealistiche e ingiuste, vi è la palese ed evidente differenza di livello economico fra i palestinesi e gli ebrei. Quest’ultimi hanno avuto una crescita portentosa dal 1948 a oggi, al contrario dei palestinesi, che hanno avuto una crescita molto modesta, o nessuna. Conseguenza: due tenori di vita che sono molto differenti, quindi c’è una causa economica come scintilla per scatenare la guerra.
Nulla di nuovo; il denaro è spesso stato causa di conflitti nel corso della storia dell’umanità e continuerà a esserci perché, ripetiamo, l’egoismo è elevato e fa perdere di vista le ragioni dello stare insieme e del rispetto per tutti gli esseri viventi, alla base di quel dono prezioso che è la vita.

