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Senza termovalorizzatori, discariche strapiene e “tour” dei rifiuti con extra-costi insostenibili

Senza termovalorizzatori, discariche strapiene e “tour” dei rifiuti con extra-costi insostenibili
vignetta rifiuti sicilia

Mentre si attende l’apertura delle buste per i progetti dei due impianti, proseguono abbancamento e “tour” della spazzatura siciliana. Intanto le tariffe di conferimento arrivano a 400 euro a tonnellata

PALERMO – Svezia, Grecia, Spagna. Quelle che potrebbero sembrare alcune delle mete turistiche preferite dai siciliani per trascorrere le ferie sono invece i Paesi verso cui nell’ultimo anno sono partiti i rifiuti indifferenziati prodotti nell’isola. Si tratta delle ultime tre autorizzazioni alle spedizioni transfrontaliere rilasciate dalla Regione per il Cer 19.12.12, il codice con cui vengono identificati i rifiuti urbani indifferenziati. Ovvero quello che nell’immaginario collettivo rappresenta il simbolo del fallimento che ha segnato gli ultimi decenni di politica regionale e locale, con la cronica incapacità a far crescere la raccolta differenziata – specialmente nei grossi centri – e la conseguente necessità di trovare i luoghi dove abbancare la spazzatura.

Gli spazi nelle discariche si sono ridotti in maniera drammatica

Da qualche anno a questa parte gli spazi nelle discariche si sono ridotti in maniera drammatica, costringendo a rivolgersi all’estero, specialmente in quei Paesi in cui la politica di gestione del ciclo dei rifiuti prevede l’impiego dei termovalorizzatori. Ciò però ha determinato un aumento dei costi di smaltimento per i Comuni e dunque per i cittadini chiamati a finanziare il servizio tramite la Tari. Il tema nei giorni scorsi è stato riportato all’attenzione generale dai sindaci di Misterbianco e Acireale, Marco Corsaro e Roberto Barbagallo, che hanno chiesto alla Regione di intervenire.

“I costi di trasporto e smaltimento dei rifiuti nella nostra Regione sono tra i più alti d’Italia, a causa soprattutto delle tariffe sproporzionate dei gestori privati che devono trasportare e conferire all’estero”, hanno denunciato i due primi cittadini, chiedendo al governo Schifani di rimettere mano al portafogli per stanziare le somme necessarie a contribuire a quelli che sono stati definiti extra-costi. Di fatto un aiuto straordinario, a cui per primo lavorò il governo Musumeci ma che si è concretizzato soltanto anni dopo, quando a palazzo d’Orleans sedeva già Renato Schifani. “Lanciamo un appello per un nuovo intervento compensativo della Regione, scongiurando così nuovi aumenti generalizzati della tassa rifiuti per le famiglie siciliane, già provate dal caro vita”, hanno aggiunto Corsaro e Barbagallo, sottolineando come i propri Comuni hanno dovuto affrontare impennate nei costi dei smaltimento fino a 400 euro a tonnellata.

Se la richiesta di aiuto che arriva dai territori è diffusa, altrettanto sono le aspettative verso la capacità dell’attuale governo regionale di passare dalle parole ai fatti in quella rivoluzione del settore promessa dall’indomani del voto: Schifani ha promesso la realizzazione di due termovalorizzatori – uno a Catania e uno a Palermo – capaci di processare 600mila tonnellate all’anno di rifiuti indifferenziati. Forte dei poteri straordinari concessi dal governo nazionale, Schifani ha approvato un piano regionale in cui sono inseriti investimenti anche nell’impiantistica dedicata alla valorizzazione dei materiali riciclabili. Una prospettiva che tuttavia non ha per nulla tranquillizzato le associazioni ambientaliste, ferme nella loro opposizione ai termovalorizzatori, sia per quanto riguarda gli impatti sulla salute sia per l’esborso di risorse pubbliche che richiederà la loro realizzazione: la scelta del governo regionale, infatti, è stata quella di mettere sul piatto 800 milioni di euro di fondi nazionali. Una cifra che per gli attivisti andrebbe invece destinata allo sviluppo di tecnologie capaci di ridurre al minimo i quantitativi di rifiuti da smaltire, puntando a un riciclaggio di qualità.

Quando entreranno in funzione i termovalorizzatori?

Che ci si trovi tra i favorevoli e i contrari, il punto fermo in questa storia – come già raccontato più volte in queste pagine – riguarda i tempi entro cui gli impianti entreranno in funzione. Il percorso è molto lungo, e questo al netto dei possibili rallentamenti legati ai non inconsueti ricorsi alla giustizia amministrativa che si verificano in occasione di progetti destinati ad avere un importante impatto. Al momento, per esempio, si è in attesa del pronunciamento del Tar di Palermo sul ricorso che la Sicula Trasporti – società oggi amministrata dal tribunale, dopo il sequestro ai fratelli Leonardi – aveva presentato al Tar del Lazio per opporsi alle previsioni del piano regionale dei rifiuti, sottolineando come da molti anni sia sul tavolo della Regione un progetto per un gassificatore privato nella zona di Lentini a cui non è mai stato dato seguito. Da Roma è stato chiarito che a doversi pronunciare sulla questione dovranno essere i giudici amministrativi siciliani.

Sul fronte degli affidamenti, invece, l’attenzione è rivolta verso Invitalia, l’agenzia del governo che darà supporto alla Regione Siciliana per l’espletamento delle gare d’appalto. A inizio giugno sono scaduti i termini per partecipare alla procedura che servirà a individuare chi dovrà redigere il progetto di fattibilità tecnica-economica, il primo livello della progettazione. Da allora non si è più saputo nulla, ma fonti palermitane dicono che al momento è al vaglio dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) la composizione della commissione giudicatrice.

I termovalorizzatori non cancelleranno totalmente le discariche

Ma per quanto l’argomento termovalorizzatori inevitabilmente attragga le maggiori curiosità, è sempre bene ricordare che il sistema di raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti passerà anche da altri processi e comunque non cancellerà totalmente le discariche. Queste, infatti, saranno comunque necessarie per abbancare il prodotto della termovalorizzazione: ceneri in parte anche pericolose. Le stesse discariche, d’altra parte, continueranno a essere necessarie finché i termovalorizzatori non saranno in funzione ed è in quest’ottica che in più parti della Regione si lavora affinché vengano allestiti spazi supplementari che possano ridurre il ricorso alle spedizioni transfrontaliere.

A Bellolampo – la discarica pubblica di Palermo – è partito da un po’ l’iter per arrivare al rilascio delle autorizzazioni necessarie alla costruzione della vasca denominata sette-bis. Dovrebbe garantire la possibilità di depositare 750 tonnellate al giorno di rifiuti per cinque anni. A Gela, invece, la discarica pubblica di Timpazzo sarà ampliata. Il progetto vede l’allargamento della vasca E, il cui progetto di fattibilità tecnica-economica è già in fase di redazione. Successivamente bisognerà indire la gara per affidare lo sviluppo della progettazione esecutiva e l’esecuzione dei lavori.

Nell’estrema parte occidentale della Sicilia, a Trapani, le due Srr in cui è divisa la provincia hanno deciso di unire le forze e prevedere un unico piano d’ambito che prevede un grande impianto della capacità di 118mila tonnellate all’anno destinato alla selezione, recupero e raffinazione dei rifiuti indifferenziati. In contrada Borranea, inoltre, sono in fase di completamento due discariche, mentre per il nuovo impianto di trattamento meccanico-biologico c’è ancora da attendere.

La cronaca però non raccoglie soltanto storie di operosità. Ci sono anche quelle dove le perplessità sommergono le speranze: a Randazzo, territorio che fa parte della Srr Catania Provincia Nord, da tre anni si attendono i soldi per la realizzazione di un impianto di trattamento e smaltimento rifiuti solidi urbani. Nel 2022 la Regione aveva dato l’ok all’indizione della gara per la redazione del progetto di fattibilità tecnica-economica. La procedura è stata espletata, individuato l’aggiudicatario, ma poi ci si è accorti che i soldi necessari a pagare il servizio sono stati cancellati dal bilancio. E da allora – tre anni – la Srr chiede chiarezza agli uffici palermitani, da cui finora è arrivato soltanto un surreale rimpallo di responsabilità.

Se Palermo “piange”, Roma corre

Il dibattito sull’opportunità di realizzare i termovalorizzatori in Sicilia in questi anni è andato avanti di pari passi con il progetto che a Roma è stato sostenuto dal sindaco Roberto Gualtieri per la realizzazione di un impianto dello stesso tipo nell’area industriale di Santa Palomba. La Capitale e il suo hinterland nel recente passato – precedentemente era toccato a Napoli – sono stati forse il caso più similare alla Sicilia nella difficoltà di gestire il ciclo dei rifiuti. Tante le emergenze con i cumuli in strada a deturpare la città. Qualcosa che nell’isola – specialmente a Palermo e Catania – è ben noto.

Nelle settimane in cui Invitalia bandiva la gara per il progetto di fattibilità tecnica-economica dei termovalorizzatori siciliani, la procedura per l’affidamento dei lavori di realizzazione del termovalorizzatore romano è stata aggiudicata. A occuparsene saranno le imprese Acea Ambiente, Suez Italy, Kanadevia Inova, Vianini Lavori e Rmb. A gestire l’impianto per 33 anni sarà invece la società RenewRome. Il termovalorizzatore di Santa Palomba è progettato per processare 600mila tonnellate di rifiuti all’anno, una capacità pari alla somma di quelle degli impianti che sorgeranno nelle zone industriali di Palermo e Catania.

A Roma l’obiettivo è quello di arrivare al Paur (il procedimento autorizzatorio unico regionale) in tempi celeri grazie ai poteri commissariali attribuiti a Gualtieri, per poi avviare i cantieri entro l’estate. L’investimento è importante – un miliardo di euro – ma altrettanto ambiziosa la scommessa: riuscire a portare i costi dello smaltimento di rifiuti a cifre decisamente inferiori rispetto a quelle attualmente affrontate per le esportazioni all’estero.

Nei piani del commissario c’è lo sfruttamento dell’impianto parallelamente al raggiungimento del 70 per cento nella raccolta differenziata e il comprensivo addio a qualsiasi ricorso alle discariche. Per smaltire le ceneri che saranno prodotte dalle attività di termovalorizzazione saranno allestiti quattro impianti ausiliari, mentre sono previsti anche una rete di teleriscaldamento e un sistema sperimentale di cattura dell’anidride carbonica.

I timori sugli impatti ambientali

A chi ha avanzato timori sugli impatti ambientali, Gualtieri ha replicato assicurando che le emissioni in atmosfera saranno decisamente inferiori rispetto ai limiti previsti nelle direttive europee. “Con questa aggiudicazione compiamo un passo in avanti decisivo per realizzare una gestione del ciclo dei rifiuti autonoma, moderna e sostenibile che Roma attendeva da troppo tempo – ha dichiarato il sindaco -commissario –. Il termovalorizzatore, insieme alla nuova rete di impianti per il riciclo della frazione organica e di carta e plastica, consente di superare un sistema inefficiente ed inquinante basato su discariche e su trasferimenti costosi verso impianti lontani. Siamo ora nelle condizioni di raggiungere gli obiettivi di raccolta differenziata, e di trattare in modo sicuro la frazione residua con tecnologie all’avanguardia in grado di ridurre di oltre il 90 per cento l’impatto ambientale del ciclo dei rifiuti di Roma”.

Parole che chi in Sicilia crede nei vantaggi della termovalorizzazione spera di certo di poter sentire presto dalla bocca di Schifani o di chi dovesse succedergli a palazzo d’Orleans.