Separare le carriere, separare i poteri - QdS

Separare le carriere, separare i poteri

Separare le carriere, separare i poteri

mercoledì 25 Settembre 2019

Per tanti anni, si è blaterato della separazione delle carriere dei magistrati

Per tanti anni, si è blaterato della separazione delle carriere dei magistrati, senza mai riuscire a distinguere nettamente la professione di chi accusa dalla professione di chi giudica, e questo nonostante i ripetuti tentativi, purtroppo, andati a vuoto. Oggi, addirittura, a furia di non concludere niente, siamo arrivati alla continuità delle funzioni tra potere legislativo e potere giudiziario, tra parlamentari e magistrati, nel senso che i magistrati possono fare a meno dei parlamentari, sostituendoli, in tutto e per tutto, persino nelle loro funzioni precipue. Non so perché ma, improvvisamente, penso a un’affermazione di Ignazio Silone, nella sua opera “La scuola dei dittatori”, pubblicato in Italia nel 1962, che forse meriterebbe di essere riletta.

“La prima condizione affinché prevalga un sistema totalitario”, sosteneva l’illustre letterato, “è la paralisi dello Stato democratico, cioè un’insanabile discordanza tra il vecchio sistema politico e la vita sociale radicalmente modificata; la seconda condizione è che il collasso dello Stato giovi innanzitutto al partito d’opposizione e conduca ad esso le grandi masse, come al solo partito capace di creare un nuovo ordine; la terza condizione è che questo si riveli impreparato all’arduo compito e contribuisca anzi ad aumentare il disordine esistente, mancando in pieno alle speranze in esso riposte”.

“Quando queste premesse sono consumate, e nessuno ne può più”, conclude Silone, “irrompe sulla scena il partito totalitario. Se esso non ha alla sua testa un imbecille, ha molte probabilità di arrivare al potere”.
L’analisi appare perfettamente calzante e molto attuale. Anzi, sembra proprio scritta in questi giorni, a fronte di un Paese disorientato, confuso, privo di guida, in cui l’informazione ha perso qualsiasi indipendenza e viene sballottata a destra e a manca a causa della sua arcana pigrizia.
Se poi tutto questo viene, in qualche modo, collegato con chi tutela la nostra salute o con chi tutela la nostra libertà o la giustizia, cioè a medici o magistrati, il gioco è fatto perché il valore assoluto della libertà potrebbe essere travolto dal bisogno di certezze e di sicurezza che solo “l’uomo forte”, il “giusto taumaturgo” può tentare di assicurare, purtroppo!

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