Catania, sequestro beni a Eusebio e Maurizio Carastro - QdS

Bancarotta fraudolenta, sequestro da oltre 240mila euro per amministratori di “Etna Porte”

Bancarotta fraudolenta, sequestro da oltre 240mila euro per amministratori di “Etna Porte”

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lunedì 19 Settembre 2022

I due indagati - imprenditori in provincia di Catania - amministravano la società "Etna Porte Srl" e sono accusati di bancarotta fraudolenta.

La Guardia di Finanza di Catania ha posto sotto sequestro beni per oltre 240mila euro appartenenti agli imprenditori Eusebio e Maurizio Carastro, rispettivamente zio e nipote, amministratori della ‘Etna Porte Srl‘, società operante nel settore della fabbricazione di porte e finestre dichiarata fallita nel 2018.

I due sono indagati per bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale insieme con Salvatore Giuseppe Alsero, amministratore della ‘City Door Srl’ e al consulente fiscale Giuseppe Mannino.

Il sequestro di beni a carico di Eusebio e Maurizio Carastro

Il giudice per le indagini preliminari ha disposto il sequestro preventivo della somma di denaro corrispondente al valore delle liquidità e beni distratti sui conti correnti bancari intestati o riconducibili agli amministratori di diritto – Eusebio e Maurizio Carastro – e di fatto alla società “Etna Porte Srl”.

Inoltre, si prevede anche il sequestro delle quote e del compendio aziendale della società “City Door Srl”. I due indagati, infatti, sono accusati di aver presumibilmente “posto in essere una serie di condotte dolose volte a depauperare il patrimonio aziendale, causando un’esposizione debitoria di circa 675mila euro” (e quindi di bancarotta fraudolenta).

Le accuse per gli amministratori di “Etna Porte”

Secondo le accuse, “per procurare a sé un ingiusto profitto con conseguente danno per i creditori ed ostacolare il corretto svolgimento della procedura fallimentare, gli indagati avrebbero distratto liquidità e asset aziendali della società per un valore di oltre 170mila euro a favore di una nuova società dal medesimo oggetto sociale – la ‘City Door SrL’. Questa, seppur formalmente amministrata da Asero, in realtà era stata costituita e gestita dai medesimi amministratori della società fallita”. Un tentativo di “proseguire l’attività commerciale senza far fronte alle passività maturate”.

Gli indagati inoltre “avrebbero effettuato in prossimità della dichiarazione di fallimento il pagamento preferenziale a un istituto di credito di 70mila euro per estinguere un debito privilegiato e le relative ipoteche volontarie poste a garanzia”.

Immagine di repertorio

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