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Serena Brancale, “Anema e core”… siciliani. “L’Isola mi ha sempre accolto con amore”

Serena Brancale, “Anema e core”… siciliani. “L’Isola mi ha sempre accolto con amore”

L’artista pugliese si racconta al QdS prima dei prossimi concerti di Torrenova, Palermo, Augusta e San Vito Lo Capo

PALERMO – Eclettica. Con quella voce duttile, versatile, riconoscibile. Dopo aver conquistato il pubblico d’oltreoceano a Shangai, Pechino, Seul e New York, Serena Brancale torna nel Belpaese con ‘Anema e core tour 2025’ unendo sonorità contemporanee e radici mediterranee, nel suo stile inconfondibile.

Quattro serate in Sicilia per Serena Brancale

Farà ballare il pubblico siciliano in quattro serate imperdibili: il 27 luglio alla Piazza Mare di Torrenova (Messina), il 3 agosto al Teatro Verdura di Palermo, l’8 agosto in Piazza Castello ad Augusta (Siracusa) e il 24 settembre al Palco Spiaggia di San Vito Lo Capo (Trapani).

“Mi esibirò in un concerto che, partendo dalle mie radici jazz, sarà un riassunto di questi dieci anni di carriera, ma anche l’occasione di scoprire la ‘nuova Serena’ al pianoforte. Sul palco saremo sei musicisti più un’altra voce, con delle talentuose ballerine pugliesi”.

Un vero e proprio viaggio musicale che approda sull’Isola.
“La Sicilia è un posto che mi ha accolto con grande amore fin dall’inizio della mia carriera. Il primo concerto da solista, subito dopo la partecipazione a Sanremo Giovani, fu al Teatro delle Poste di Agrigento e non lo scorderò mai. Amo i siciliani, la contaminazione musicale e culinaria con il mondo arabo. È la mia isola del cuore e non vedo l’ora di tornarci a cantare”.

Sul palco un mix di generi. A quali sente di appartenere maggiormente?
“Non sono portata a fare musica pop ‘facile’. Non è un vanto, è un dato di fatto. Se dovessi rapportare quello che faccio a un riferimento, direi Pino Daniele. Viveva la musica come me: quella musica che sembra non funzionare ma, alla fine, funziona eccome”.

Quest’anno è tornata sul palco dell’Ariston con ‘Anema e core’, brano che omaggia l’artista napoletano. Si aspettava un simile risultato?
“Dopo dieci anni di concerti dovevo celebrare questo momento. Ho partecipato a Sanremo con la sicurezza di portare sul palco quello che sapevo fare. Non avevo paura di sbagliare perché ‘Anema e core’ è proprio una festa. Un brano difficile, ma il mio obiettivo era proprio quello di emozionarmi”.

Il testo è in dialetto barese. Non trova sia stato un azzardo?
“Mi piaceva che non tutti lo capissero. E poi, se mi togli il dialetto, togli una parte di me riconoscibile. Ciononostante è una canzone che sta raggiungendo tutti, anche i bambini. Tutto questo amore non me l’aspettavo, è un’emozione enorme che mi commuove”.

L’esperienza sanremese ha ulteriormente consolidato la sua presenza nella scena musicale contemporanea. Grazie anche alla performance, durante la serata delle cover, accanto ad Alessandra Amoroso.
“Mentre provavamo ‘If I ain’t got you’ di Alicia Keys, abbiamo condiviso un momento di connessione profonda. Non solo artistica, ma soprattutto umana. Adesso considero Alessandra un’amica, ci chiamiamo quasi ogni giorno. Lei mi aggiorna su come sta, sul suo pancione e io scherzo chiedendole se riesce ancora ad indossare i tacchi. Durante Sanremo mi ha dato una carica incredibile per tirar fuori il meglio, mi guardava con gli occhi della serie: ‘Vai, gioca, spacca!’”.

Una chimica straordinaria che ha portato alla realizzazione di ‘Serenata’, il nuovo singolo estivo.
“Alessandra mi ha chiamata proponendomi di scrivere un pezzo insieme. Il brano unisce ritmo, emozione e radici. Fonde sonorità groove, jazz e suggestioni mediterranee. Il ritmo rievoca il sirtaki, la danza popolare greca, che comincia lenta e aumenta progressivamente la sua intensità, chiudendosi in un’energia collettiva irresistibile”.

Immancabile nella scaletta di un tour cominciato da lontano.
“Il 9 maggio mi sono esibita al Blue Note di Shangai, il 10 e l’11 a Pechino e il 12 a Seoul. Sono state delle tappe intense, importantissime ma anche molto stancanti per le tempistiche ristrette. Ciò che, però, è stato più sorprendente era il coinvolgimento del pubblico che conosceva tutte le canzoni, nonostante la distanza linguistica”.

Il 7 luglio scorso si è esibita al Blue Note di New York, uno dei templi sacri del jazz mondiale. Cos’ha provato?
“Ci sono passati tutti i miei miti, da Ray Charles a Ella Fitzgerald. Un sogno che si è avverato”.

Quattro album all’attivo, milioni di ascolti, capace di affrontare diversi registri vocali con intensità e coerenza stilistica. Cosa pensa della musica in Italia?
“Non sono per le mode, non mi sento parte di nessuna. Non faccio trap, né rap né reggaeton. Sono dalla parte di chi con la musica si racconta rimanendo autentico”.

Pugliese Doc, rigorosa nel proprio lavoro, spinta a dare il massimo. Come si definirebbe oggi Serena Brancale?
“Questi dieci anni si sono rivelati fondamentali per conoscermi meglio, con quel desiderio profondo di cantare in mezzo al pubblico. Sono sempre stata attratta da tutte le forme d’arte, coltivando la passione per la danza e la recitazione. Dopo la maturità, mi sono iscritta all’Accademia di belle arti di Bari in grafica pubblicitaria e fumetto, facendo anche diverse esperienze in radio che mi sono tornate utili per la dizione. Insomma tanti input che mi hanno portato ad essere quella che sono oggi. Con la stessa voglia di rimettermi in gioco”.