La gente parla, straparla, profferisce frasi prive di senso, spesso illogiche e inconcludenti. Perché accade questo? Perché non pensa prima di parlare. Ricordiamo ancora una volta la regola delle dieci P: Prima pensare poi parlare perché parola poco pensata poco pesa.
Non possiamo non ricordare che è più difficile ascoltare che parlare, ovviamente sapere ascoltare, nel senso di comprendere attivamente il filo logico delle argomentazioni di chi ci parla.
Nell’ascoltare gli altri dobbiamo subito comprendere se le questioni che ci vengono rivolte sono di buonsenso, hanno una logica e soprattutto sono positive, cioèé prospettano soluzioni e non si riempiono di vuote parole.
Questa concretezza nell’ascoltare e, per conseguenza, nel rispondere, è una premessa per potere affrontare le difficoltà in maniera adeguata.
Purtroppo la comunicazione vuota ci ha abituato a sentire frasi inconcludenti e campate in aria, il che alimenta un modo sbagliato di comportarsi.
Certo, non è facile essere concreti/e e stare sempre con i piedi per terra, anziché fare voli pindarici, che sono inconcludenti. Ci vuole una forza d’animo notevole basata su una cultura vasta, per affrontare e risolvere le avversità che ci piovono ogni giorno sulla testa. Non solo, ma, nel caso di malattie che prendono noi o i nostri cari, la forza d’animo dev’essere ancora più forte, in modo da affrontare con concretezza le difficoltà conseguenti e soprattutto guardare avanti con ottimismo, convinti/e che le malattie si possono superare e in generale i problemi si possono risolvere.
Non arrendersi mai, anche nei casi più difficili, perché non bisogna sommare il pessimismo alle obiettive difficoltà.
Per capire quanto diciamo bisogna studiare, studiare e studiare; leggere, leggere e leggere; pensare, pensare e pensare. Dal che deriva il motto, che è il nostro mantra: “Cultura è Libertà”.
Nessuna persona è veramente libera se non ha la mente sgombra da pregiudizi, da questioni sbagliate, da comportamenti contrari alla concretezza necessaria per risolvere i problemi e dalla negatività.
È l’ignoranza che consente di manipolare cittadine e cittadini e l’ignoranza si combatte con l’informazione vera e imparziale, la quale a sua volta è figlia della cultura vera e imparziale, derivata da continue letture e dall’ascoltare i/le grandi Maestri/e di tutti i secoli, che ci hanno tramandato il modo giusto per individuare i comportamenti delle cosiddette persone perbene.
Mentre la Costituzione, con l’articolo 21, tutela l’informazione (“La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”), solo con la legge n.69 del 1963 sono stati istituiti nel nostro Paese l’Ordine nazionale dei giornalisti e gli Ordini regionali.
Ovviamente questa categoria, indipendentemente dal fatto che sia composta da pubblicisti o professionisti, non è l’unica che fa informazione, la quale è demandata a ciascun/a cittadino/a che sia idoneo/a a comunicarla e a riceverla. Tuttavia, giornali, radio, televisioni e media sociali hanno al proprio interno molti/e giornalisti/e, i/le quali hanno l’obbligo di osservare il Testo unico dei doveri del primo giugno 2025.
Un’obiettiva e imparziale informazione aiuta le persone a capire meglio gli eventi, ad apprendere e a fare propri i principi etici di tutti i tempi e quindi a rinforzarsi mentalmente e moralmente per affrontare le avversità, le quali arrivano puntualmente.
Sarebbe illusorio e fuori dalla realtà pensare a una vita senza difficoltà. Ricordiamo il vecchio detto: Il mondo è fatto a scale, c’è chi scende e c’è chi sale.
Naturalmente, per potere funzionare bene nel quadro di riferimento testé descritto, occorre essere ordinati/e, cioè fare in modo che ogni pensiero e ogni informazione siano ben classificati nella propria mente. Per fare ciò vi sono diversi metodi; ve ne descriviamo uno. Quando si ascolta qualcuno, di presenza o a distanza, bisognerebbe archiviare l’informazione nel proprio cervello non alla rinfusa, bensì in un “cassetto” predeterminato, in modo da poterla ritrovare con facilità all’occorrenza, purché ordinato.

