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Servizi per l’infanzia: in Sicilia tasto dolente. Copertura al di sotto della media nazionale

Servizi per l’infanzia: in Sicilia tasto dolente. Copertura al di sotto della media nazionale
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Secondo l’Istat, la peggiore è la città metropolitana di Catania (otto posti per bambini 0-2 anni). L’obiettivo da raggiungere, stabilito al livello nazionale, è del 75%. Palermo non supera il 40%

PALERMO – I servizi per la prima infanzia continuano a essere un punto dolente per le famiglie siciliane, che si trovano nella maggioranza dei casi a dover in qualche modo barcamenarsi tra nonni, babysitter e asili nido e ludoteche privati per poter in qualche modo trovare un posto in cui tenere i propri figli piccoli durante le ore di lavoro.

Una condizione che influisce non poco sulle scelte lavorative delle famiglie, che molto spesso ricadono sulla parte femminile della coppia, o comunque quella più fragile economicamente.

I servizi per l’infanzia in Sicilia ben al di sotto della media nazionale

I dati delle aree metropolitane, messi a disposizione dall’Istat, mostrano come i servizi per l’infanzia in Sicilia siano ben al di sotto della media nazionale, che rimane ben lontana dall’obiettivo fissato a livello europeo. A partire da Palermo, dove il numero di posti educativi per l’infanzia, calcolati per 100 residenti tra 0 e 2 anni, va da 12,8 nel comune capoluogo, a 15,3 dei comuni della prima cintura (aree vicine al capoluogo) e a 14 della seconda cintura (aree più periferiche al capoluogo), ben distante dal valore nazionale, pari a 30.

Nella zona di Messina, si delinea una situazione meno omogenea. Se nel comune capoluogo, infatti, i posti dedicati alla prima infanzia sono appena 10,3, si sale a 24,9 nei comuni della prima cintura e a 23,3 nella seconda cintura.

I dati peggiori a Catania

I dati peggiori per la regione si registrano nella città metropolitana di Catania, dove si registrano appena otto posti per bambini tra 0 e 2 anni, che salgono a 8,8 nei territori della prima cintura e 12,8 in quelli della seconda cintura. Nel complesso dei territori metropolitani in Italia, il 61,6% dei Comuni ha almeno un servizio per la prima infanzia, contro il 52% del totale dei Comuni siciliani.

L’obiettivo di copertura del 75% dei Comuni, stabilito a livello nazionale dal decreto legislativo 65/2017, è raggiunto soltanto dalla metà delle città metropolitane, con valori superiori al 90% a Firenze, Milano, Bologna e Bari. Nella città metropolitana di Reggio Calabria, invece, i Comuni con almeno un servizio sono poco più di un terzo, a Palermo non superano il 40%.

Il tradizionale ruolo di principale erogatore di servizi svolto dai Comuni capoluogo dei territori metropolitani è confermato anche dall’elevata concentrazione dell’offerta educativa, pari al 47,5%, rispetto alle cinture urbane e agli altri comuni più periferici. Valori significativamente superiori alla media si rilevano nei comuni di Roma (71,5%) e Genova (67,2%), seguiti da Palermo (56,3%).

Nelle città metropolitane di Messina e Reggio Calabria, invece, più del 50% dei servizi è garantito nell’anello più esterno dell’area urbana. La distribuzione delle quote di iscritti al primo ciclo formativo, che va dall’infanzia alla scuola secondaria di primo grado, non evidenzia significative divergenze tra le città metropolitane ma all’interno delle articolazioni territoriali.

Tra i Comuni capoluogo, si stacca Cagliari con i più bassi tassi di iscrizione, pari al 9% nell’infanzia, 20,9% nelle primarie e 14,7% nelle secondarie di primo grado. Le prime cinture che accolgono una maggiore quota di iscrizioni del primo ciclo scolastico sono quelle di Messina, Palermo e Genova, a cui si aggiungono le seconde cinture di Cagliari, Messina e Genova.