Catania

Servizio idrico etneo, passaggio al gestore unico ad alta tensione

CATANIA – Si va verso un’estate particolarmente calda a Catania sul fronte dell’acqua. Per una volta, il riscaldamento globale non c’entra. I termometri che rischiano di toccare picchi fin qui mai raggiunti sono quelli che misurano le tensioni tra gli attori in campo, in quello che per l’intera provincia è un momento di passaggio: la transizione da una gestione frammentata tra Comuni, società in house e privati a un unico soggetto – la società Servizi idrici etnei (Sie) – che fino al 2053 avrà in mano il servizio, compreso il miliardo e più di euro da gestire direttamente per rilanciare una rete che letteralmente fa acqua da tutte le parti.

Si è concluso con un nulla di fatto l’intervento della commissaria

Chiunque si fosse illuso che con l’intervento della commissaria (inviata dalla Regione per sostituirsi ai sindaci che siedono nell’Assemblea territoriale idrica) si sarebbe potuto attuare, nel giro di poche settimane, quanto previsto dal Consiglio di giustizia amministrativa – ovvero aggiornare la convenzione che già nel 2005 era stata stipulata e che poi era stata messa in cantina in seguito a una serie di ricorsi alla giustizia – ha dovuto ricredersi.

All’orizzonte nuove dispute nei tribunali

In ballo in queste settimane ci sono tre grossi temi che sembrano avere tutte le caratteristiche per dare il la a nuove dispute nei tribunali: la concessione di una fase transitoria ai gestori uscenti, con l’obiettivo di concedere a questi ultimi di rimettere in sesto, grazie alla prossima manovra tariffaria, i conti finanziari che hanno risentito dell’aumento dei costi dell’energia; la gestione dei finanziamenti del Pnrr ottenuti dai soggetti che in questi anni hanno avuto in mano il servizio; il capitolo della depurazione e dei lavori che dovranno essere eseguiti per colmare i macroscopici ritardi accumulati in più parti della provincia.

A contrapporsi in ognuno di questi casi sono Sie e i gestori uscenti. Una situazione comune quando ci si trova nel momento di un subentro, con le parti coinvolte impegnate ognuna a far valere i propri diritti, ma assume connotati quantomeno curiosi se si considera che Sie è una società a capitale misto pubblico-privato e che alcuni dei gestori uscenti – Acoset, Ama, Sidra, Acque di Casalotto, Acque Carcaci del Fasano – posseggono quote anche all’interno della società che detiene il 49 per cento di Sie e che rappresenta il motore degli investimenti privati trainati dalla triade formata dagli imprenditori Cassar, Virlinzi e Zappalà.

Negli ultimi due mesi si sono registrate già diverse tensioni

A dispetto di questa apparente condivisione di interessi, negli ultimi due mesi si sono registrate già diverse tensioni. A metà aprile, pochi giorni dopo che l’Assemblea territoriale idrica aveva approvato una delibera riguardante le convenzioni per “la regolazione dei servizi idrici nel periodo transitorio di salvaguardia delle gestioni esistenti”, la Sie ha presentato un ricorso al Tar in cui, pur non chiedendo la sospensiva dell’atto, ne ha chiesto l’annullamento ritenendo la delibera lesiva dei propri interessi. Una mossa che ha stupito più di uno tra i sindaci che siedono in Assemblea, in quanto precedentemente la società guidata da Sergio Cassar sembrava essere d’accordo sull’apertura di una finestra temporale che avrebbe visto protagonisti i soggetti uscenti. Adesso, invece, si direbbe che Sie voglia rilevare gli impianti dell’intera provincia senza concedere ulteriori proroghe.

La gestione dei finanziamenti del Pnrr

Non va meglio sul fronte della gestione dei finanziamenti legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il ministero di recente ha pubblicato l’elenco dei progetti che riceveranno fondi per la riqualificazione delle reti idriche. A presentarli sono stati Acoset, Sidra, Ama e Sogip in condivisione, Acque Aurora e il Comune di Bronte – che per lungo tempo ha sperato di vedersi riconosciuta l’istanza di salvaguardia per svincolarsi dalla gestione unica perdendo poi la contesa – ma Sie reclama la propria veste di gestore unico che, nel caso specifico, si tramuterebbe in un diritto di subentro nel ruolo di soggetto attuatore degli interventi.

La partita, stando a quanto appreso dal QdS, resta aperta e a testimoniarlo è anche la decisione dell’Ati di dare un incarico stragiudiziale per cercare di risolvere “le problematiche giuridiche di particolare complessità sottese all’avvio operativo della gestione unica”. Al di là del nome di chi dovrà eseguire le opere, in ballo ci sono finanziamenti che non si può correre il rischio di perdere.

Terza questione aperta riguarda i rapporti tra Sie e il settore della depurazione. Nel percorso che ha portato alla firma della convenzione con l’Ati, la società ha reclamato in più di una circostanza il diritto a occuparsi anche delle attività inerenti il ciclo di depurazione. Ciò significherebbe diventare anche il soggetto attuatore dei fondi attualmente in capo alla struttura commissariale nazionale nominata dal governo Meloni. A guidarla attualmente è Fabio Fatuzzo, che è anche il presidente del consiglio di amministrazione di Sidra, società che fino a oggi si occupa del servizio idrico in gran parte della città di Catania e che è anche socio di Hydro Catania.

Stando a quanto appreso da questa testata, nelle ultime settimane ci sarebbero state delle aperture in merito alla possibilità di ridiscutere i termini di un coinvolgimento di Sie nella depurazione. L’ennesimo pezzo di puzzle che non si sa bene come incastrare.