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Servizio idrico, sipario sul 2025: De Luca accusa e Schifani revoca l’incarico alla commissaria di Trapani

Servizio idrico, sipario sul 2025: De Luca accusa e Schifani revoca l’incarico alla commissaria di Trapani
Renato Schifani, immagine di repertorio

Per garantire il servizio idrico la legge di Stabilità dà via libera a una serie di anticipazioni di liquidità ad alcuni gestori: 18 milioni a Siciliacque, 10 milioni ad Aica, 4 milioni a Iblea Acque e 1,3 milioni ai soggetti gestori della provincia di Messina.

Metaforicamente la testa era stata chiesta a Messina, ma la revoca è arrivata dall’altra parte della Sicilia. Dietro la cessazione dell’incarico di Rosaria Barresi, per quasi tre anni commissaria all’Assemblea territoriale idrica di Trapani, ci sono ragioni di merito legate alla venuta meno delle condizioni per cui a gennaio 2023 era stata inviata dal presidente della Regione Renato Schifani con il compito di superare lo stallo dell’Ati nell’individuazione del gestore unico per l’intera provincia.

Una situazione che ancora oggi caratterizza circa metà dell’isola, nonostante la legge nazionale da un ventennio preveda che per ogni ambito territoriale – in Sicilia sono le province – non possano esserci più gestori. Tuttavia, per quanto il decreto di Schifani contenga riferimenti soltanto all’iter che ha portato il governo nazionale a incaricare Invitalia di prendere in mano per un periodo transitorio la gestione, sullo sfondo restano le incomprensioni che – come trapela dall’interno dell’Assemblea – in questi anni non sono mancate tra la commissaria e i sindaci che siedono nell’Ati. Nei giorni scorsi, a scagliarsi contro l’operato di Barresi era stato il deputato regionale Cateno De Luca. In quel caso, nel mirino era finita l’attuale situazione nella provincia peloritana.

Doppio commissariamento

“Considerato che il commissario ha avviato la propria attività nel mese di gennaio 2023 e che alla data odierna non si è ancora provveduto all’affidamento del servizio idrico integrato”. Nel preambolo del decreto di Schifani c’è sintetizzata la difficoltà della Regione nell’approdare a un esito chiaro nella definizione della gestione unica nel Trapanese.

Ad accorgersene a settembre dello scorso anno era stato anche il governo Meloni che aveva diffidato la Regione “a provvedere, entro e non oltre il termine di trenta giorni, all’affidamento del servizio idrico al gestore unico d’ambito”. Quelle quattro settimane erano trascorse senza che cambiasse nulla, se non con la conferma da parte di Schifani della “impossibilità oggettiva di adempiere” alle richieste. Un’ammissione che anticipò la delibera con cui il 23 dicembre 2024 Meloni ha affidato alla società pubblica Invitalia la gestione del servizio in via transitoria.
Il 2025 è trascorso con Barresi che ha mantenuto l’incarico di commissaria, Invitalia che ha avviato il percorso che dovrebbe portare a una gestione unica – l’incarico del governo Meloni prevede un periodo di quattro anni prorogabile per altri quattro – e l’Ati che a fatica è arrivata all’ipotesi di un nuovo piano d’ambito e un nuovo piano economico-finanziario (Pef). Si tratta dei documenti portanti su cui poggia il servizio e che devono essere ancora approvati. A farlo, ora che l’incarico di Barresi è venuto meno, dovrebbe essere l’Ati.

“Attendiamo l’asseverazione del piano e poi riuniremo l’Assemblea – dichiara al Quotidiano di Sicilia il presidente dell’Ati Francesco Gruppuso – Con piano d’ambito e Pef approvati bisognerà capire cosa fare. A mio avviso c’è la possibilità di andare a gara per selezionare il socio privato della gestione mista decisa dall’Ati, e questo in tempi decisamente più ridotti rispetto a quelli previsti con la gestione di Invitalia”. Nel decreto di revoca di Barresi, si cita anche una richiesta dello stesso Gruppuso formulata a Schifani. “Non c’era più motivo di mantenere questo commissariamento visto che da un anno il governo nazionale è già intervenuto in via sostitutiva”. Come erano i rapporti con la commissaria? “Non c’era molto dialogo”.

L’attacco di De Luca

Di recente a menzionare Barresi è stato Cateno De Luca. Il leader di Sud chiama Nord, durante la discussione della finanziaria, ne ha criticato l’operato in provincia di Messina. Anche qui Barresi, nel cui passato c’è anche l’esperienza da assessora all’epoca del governo Crocetta, è stata inviata come commissaria. Nella provincia peloritana, in ballo da tempo c’è la gara d’appalto per capire quali imprese entreranno a fare parte della società pubblico-privata che dovrebbe prendere in mano il servizio. Una soluzione non condivisa da tutti, anche in considerazione del ruolo che Amam – la partecipata che si occupa dell’acqua nella città di Messina – avrebbe potuto assumere a livello provinciale. Finora i bandi pubblicati – due – sono andati deserti. Il terzo dovrebbe vedere la luce, ma per De Luca sotto cattivi auspici.

“È la terza volta che tenta a Messina di bandire la gara per individuare il soggetto privato, ma stavolta ci riuscirà. E sa perché? – ha chiesto De Luca rivolgendosi ai colleghi e ai componenti della giunta Schifani presenti in aula – Si è chiamata i soggetti privati e ha chiesto: ‘cosa volete che io modifichi nel bando perché così partecipiate?’” Stando alla ricostruzione di De Luca la nuova versione del bando potrebbe comportare aumenti del 50 per cento del costo del servizio. Il deputato ha poi attaccato la scelta di non rivedere la decisione di optare per una società mista a favore di una pubblica. “Perché la Barresi è Domine Dio, ma non c’è nessuno che è in condizione di spedirla in un altro ruolo?”, ha urlato al microfono De Luca. Contattata dal Quotidiano di Sicilia, Rosaria Barresi ha fatto sapere di non rilasciare interviste.

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