Servizio idrico, in Sicilia è inefficiente per quasi un quarto delle famiglie - QdS

Servizio idrico, in Sicilia è inefficiente per quasi un quarto delle famiglie

redazione

Servizio idrico, in Sicilia è inefficiente per quasi un quarto delle famiglie

martedì 23 Marzo 2021

In occasione della Giornata mondiale dell’acqua, diffusi i dati Istat sulla soddisfazione degli utenti. I disservizi investono in Italia oltre 2 milioni di nuclei, ma il 64% vive nelle regioni del Sud

PALERMO – Ieri si è celebrata la “Giornata mondiale dell’acqua” ma, come purtroppo siamo costretti a costare ogni anno, in Sicilia c’è ben poco da festeggiare. Qui, in barba ad ogni appello per l’uso parsimonioso del prezioso liquido, le perdite idriche superano sovente il 50% dell’acqua immessa nelle reti, la depurazione è addirittura assente in vaste aree dell’Isola e, in generale, il servizio erogato ai cittadini è perlopiù scadente. A dirlo sono gli stessi utenti.

L’anno scorso, secondo il report diffuso ieri dall’Istat, quasi una famiglia siciliana su cinque (esattamente il 17,5%) si è detta particolarmente insoddisfatta del servizio, che d’altra parte trova “molto soddisfatto” solo il 16% dei nuclei isolani. Peggio di noi fanno soltanto Calabria (30,4% le poco soddisfatte contro 8,5% di molto soddisfatte) e Sardegna (24,0% contro 9,9%). In generale al Nord gli insoddisfatti non superano il 10%.

Le famiglie valutano la fornitura di acqua potabile sotto vari aspetti: interruzioni della fornitura, livello di pressione, odore, sapore e limpidezza, frequenza di lettura dei contatori e della fatturazione, comprensibilità delle bollette. Rispetto all’assenza di interruzioni della fornitura, quasi il 90% delle famiglie italiane si dichiara molto o abbastanza soddisfatto, tranne che in Calabria, Sicilia, Abruzzo e Sardegna, dove molte famiglie risultano ancora poco o per niente soddisfatte (quote rispettivamente del 44,6%, 24,3%, 21,2% e 20,0%). Anche sul giudizio nei confronti del livello di pressione dell’acqua, Calabria (31,9%), Sardegna (21,8%), Sicilia (21,7%) e Campania (20,2%) registrano le quote più alte di famiglie poco o per niente soddisfatte, a fronte di un valore nazionale pari al 14,3%.

Più di tre famiglie su quattro (78,3%) si ritengono molto o abbastanza soddisfatte rispetto all’odore, al sapore e alla limpidezza dell’acqua. La quota di famiglie insoddisfatte è ben al di sopra della media nazionale in Calabria (36,8%), Sardegna (36,3%), Sicilia (34,9%) e Abruzzo (28,1%).

In generale, nel 2020 resta stabile, rispetto all’anno precedente, la quota di famiglie che lamentano irregolarità nel servizio di erogazione dell’acqua nelle loro abitazioni, con un valore pari all’8,8%, molto distante dai picchi rilevati a partire dal 2002 e, soprattutto, dal valore registrato nel 2003 (17,0%). Il disservizio investe in misura diversa le regioni e interessa quasi 2 milioni 261 mila famiglie, il 64,1% delle quali, poco meno di 1 milione 450 mila, vive nelle regioni del Mezzogiorno. La Calabria si conferma la regione con la quota più elevata di famiglie (38,8%) che lamentano l’inefficienza del servizio, seguita dalla Sicilia (22,0%). Quote modeste si registrano invece nel Nord-ovest e nel Nord-est (3,2% e 2,6%), mentre al Centro meno di una famiglia su dieci dichiara che il servizio di erogazione è irregolare.

Il problema dell’irregolarità nell’erogazione dell’acqua si presenta durante tutto l’anno per il 34,1% delle famiglie, soltanto nel periodo estivo per il 33%, mentre si tratta di un evento sporadico per il 32% dei nuclei familiari.

Utilitalia: troppo bassi gli investimenti al Sud

ROMA – Gli investimenti sulla rete idrica sono aumentati in Italia negli ultimi dieci anni, ma restano ancora troppo bassi al sud: 26 euro ad abitante nel Mezzogiorno, contro una media nazionale 2019 di 44 euro. Colpa di un numero eccessivo di piccoli gestori, specie Comuni: al sud le gestioni “in economia” arrivano al 66%. Lo rivela Utilitalia (la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche, che forniscono l’acqua all’80% della popolazione italiana) in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua. Dal 2012 gli investimenti hanno registrato una crescita costante, attestandosi nel 2017 ad un valore di 38,7 euro l’anno per abitante (+23,7% rispetto al 2012). Un dato che dovrebbe superare i 44 euro pro capite nelle annualità 2018 e 2019. Rispetto al dato nazionale, la media per Sud e Isole è pari a 26 euro per abitante. Nel Sud e nelle Isole, con esclusione di grandi operatori regionali, è molto elevato il grado di frammentazione gestionale, con un’elevata presenza di gestioni in economia rispetto alle restanti aree del Paese: nel Mezzogiorno le gestioni in economia rappresentano il 66% del totale nazionale.

“È evidente – spiega la presidente di Utilitalia, Michela Castelli – che in tali realtà è difficile programmare lo sviluppo di reti ed impianti, e garantire al contempo un’adeguata manutenzione dell’esistente. Come dimostrano le positive esperienze del Centro-Nord, ed in qualche caso anche del Sud, la gestione del servizio idrico integrato da parte di operatori industriali rappresenta la strada migliore per erogare servizi di qualità e per garantire la realizzazione dei piani di investimento approvati dalle autorità locali. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza rappresenta una grande opportunità. Ma oltre alle risorse, serve un piano dettagliato di riforme a partire proprio dal Sud, dove attraverso un forte indirizzo statale si deve assicurare l’affidamento del servizio a soggetti industriali”.

L’altra campana, Forum Acqua: “In Sicilia accelerare gestione pubblica”

PALERMO – “Accelerare verso la gestione pubblica e partecipativa del servizio idrico integrato attraverso la costituzione di una azienda speciale consortile quale gestore interamente pubblico a livello di Assemblea territoriale idrica”. È la richiesta del Forum siciliano Acqua e Beni comuni a tutti i sindaci e consigli comunali dell’isola nella Giornata internazionale dell’acqua. “In Sicilia – sottolinea il Forum – sono ancora troppe le privatizzazioni del bene comune per eccellenza, sia a livello di sovrambito, con la multinazionale francese Veolia che detiene il 75% di Siciliacque, che di ambito, con gli spagnoli di Aqualia in Caltaqua nel Nisseno, Acqua Enna nell’ennese ed una miriade di altri soggetti privati. I privati continuano a fare profitto sull’acqua in sfregio della legge regionale 19/15 vigente e soprattutto della volontà popolare referendaria che avrebbe dovuto cancellare il profitto sulla gestione del bene”.

“Neanche i poteri sostitutivi della Regione con i Commissari ad acta – osserva il Forum – hanno contribuito ad accelerare il passo; esemplare il caso di Agrigento dove si sarebbe da tempo dovuta costituire l’azienda speciale consortile deliberata dall’Ati, ma l’attività commissariale a distanza di molti mesi risulta non pervenuta. Un immobilismo che sempre più pare una scelta politica deliberata, sia di molti sindaci che della Regione, utile a far gestire ai privati i prossimi appalti e gli ingenti fondi europei per il rifacimento di reti e impianti, sempre e solo per massimizzare il profitto, anziché per erogare il servizio essenziale in modo efficace, efficiente, economico e partecipato”.

Per questi motivi il Forum chiede “un incontro urgente con la nuova assessora regionale all’Energia e ai Servizi di pubblica utilità per capire in quale direzione intende muoversi per fare rispettare la legge e fa appello ai sindaci riuniti nelle Ati ad assumere la responsabilità che gli è attribuita dalla legge e dai cittadini”.

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