Le vittime erano obbligate mediante minaccia a lavorare a titolo gratuito o a restituire la retribuzione formalmente ottenuta per il lavoro prestato.
Nuovo caso di sfruttamento del lavoro a Cefalù. I Carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Termini Imerese, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di 5 indagati. Questi, accusati a vario titolo di estorsione e sfruttamento del lavoro, sono destinatari di due diverse misure. Uno agli arresti domiciliari e quattro interdittive del divieto temporaneo di esercitare attività professionale e imprenditoriale nel settore dell’insegnamento per 12 mesi.
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L’attività investigativa ha consentito di delineare un grave quadro indiziario, in ordine alle condotte estorsive e di sfruttamento degli indagati. Questi avrebbero posto in essere in concorso e con ruoli differenti, in qualità di amministratori e gestori di una cooperativa esercente attività di istruzione secondaria di secondo grado in due istituti paritari di Cefalù e Termini Imerese.
L’indagine sullo sfruttamento del lavoro a Cefalù
L’indagine, iniziata nel gennaio 2023, ha delineato le modalità di assunzione ed impiego, in condizioni di sfruttamento, adottate dagli indagati nei confronti di docenti e personale ATA, tratteggiando un disegno criminoso realizzato dai presunti autori sin dal settembre del 2019.
Le vittime avrebbero prestato la loro attività lavorativa in difformità ed in misura sproporzionata alla contrattazione nazionale. Erano costrette a restituire la retribuzione formalmente ottenuta per il lavoro prestato o a lavorare gratuitamente. Infatti, le vittime erano obbligate mediante minaccia, oppure agevolate dalla necessità di ottenere i punteggi per accedere alle graduatorie pubbliche per le successive assunzioni, nonché dallo loro stato di bisogno connesso alla crisi economica ed occupazionale.
Tale dinamica di sfruttamento del lavoro a Cefalù sarebbe stata individuata per 118 dipendenti della cooperativa. Gli indagati avrebbero operato a vantaggio della stessa mantenendo bassi costi di gestione e massimizzando i profitti.
I militari hanno sottoposto a sequestro preventivo 65.300 euro in contanti rinvenuti presso le abitazioni degli accusati e all’interno degli istituti paritari riconducibili alla cooperativa e custoditi in alcune circostanze dentro buste con elenchi nominativi del personale dipendente.