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Si vota

Pino Grimaldi

Si vota

lunedì 27 Maggio 2019

In 28 Paesi – 510 milioni di abitanti – domani si vota per eleggere 751 membri del Parlamento della Europa Unita. Nona volta dal 1979 quando, con percentuale bulgara di partecipant-85,65%, si tennero le prime elezioni. E forse prima volta in cui parrebbe possa accadere di tutto: percentuali basse, scomposizione dei gruppi dei partiti e movimenti tradizionali che comporranno i gruppi parlamentari. Come se più tempo passa e meno si consolida l’idea di Spinelli e Rossi di una Europa con parlamento e governo democratico, sovrana, emulazione quasi degli Stati Uniti d’America vivo a Ventotene, nel 1941.

Di essa identità sopranazionale esordita con 6 paesi (Messina 1952) ed aumentata nel tempo (ma non ancora con tutti i 46 Stati del continente) si può dire tutto il bene ed il male possibile. Ma non si può negare che ha assicurato settanta anni di pace -rara avis -, ha una economia di mercato di tutto rispetto, ha dato una enorme quantità di denaro agli Stati componenti, abolito i confini tra loro, facilitato la comunicazione tra i popoli fisicamente, intellettualmente, professionalmente.

Di contro non è stata capace di darsi una costituzione, il parlamento non è legiferante, non ha un governo da esso eletto, abita in due città differenti, è coordinata da una commissione frutto di accordi opinabili, non ha politica estera, né difesa continentale. Ma ha una banca centrale – tale parzialmente – ma che gode di grande credito e per alcuni degli Stati membri una moneta unica, l’Euro, parte del sistema finanziario mondiale.

Stranamente ha più credito all’estero che all’interno ove, accanto a chi la vuole più snella ed efficiente, vi sono altri ad averne decretato il parce sepultum, con paesi che vogliono andar via ma, stranamente, con altri in lista di attesa per entrare. Dopo quasi tre quarti di secolo esiste, ma ancora allo stato di “infanzia”.

Ha deluso gli europeisti d’antan, ma ha suscitato speranze nei giovani che mostrano di avere a cuore un continente che nel secolo passato ha scatenato due terribili guerre mondiali, ma che oggi offre un mercato di lavoro enorme e se ben amministrato, con rilevanza politica adeguata, è l’unico che possa fronteggiare il colosso cinese e dialogare con l’altro oltre Atlantico. Lontano appare il tempo in cui si potrà dire con orgoglio sono un Europeo d’Italia come accade a chi dice sono un Americano dell’Illinois. Ma vero è anche che fatti fuori, per il tempo inesorabile, gli stracci degli pseudo nazionalismi masochistici e pericolosi, le generazioni future possano scrivere: “Noi, Popolo (degli Stati della EU), allo Scopo di realizzare una più perfetta Unione, stabilire la Giustizia, garantire la Tranquillità interna, provvedere per la difesa comune, promuovere il Benessere generale ed assicurare le Benedizioni della Libertà a noi stessi ed alla nostra Posterità, ordiniamo e stabiliamo questa Costituzione”, come recita dal 1787 quella in USA con sette articoli e – ad oggi – solo 27 emendamenti.

E vivranno felici e contenti!

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