Siccità, Confagricoltura Sicilia: “Non possiamo lavorare in perdita"

Siccità e agricoltura allo stremo: “Non possiamo lavorare in perdita, costretti a tagliare gli investimenti”

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Siccità e agricoltura allo stremo: “Non possiamo lavorare in perdita, costretti a tagliare gli investimenti”

Hermes Carbone  |
venerdì 09 Agosto 2024

Intervista al presidente di Confagricoltura Sicilia, Rosario Marchese Ragona: "Molte aziende hanno dovuto abbattere i capi di bestiame, anche quelli giovani"

A raccontare al Quotidiano di Sicilia la situazione di profondo disagio vissuta dagli agricoltori nell’entroterra dell’Isola a causa della crisi siccità è Rosario Marchese Ragona, presidente di Confagricoltura Sicilia.

Aziende ormai in ginocchio per l’assenza di foraggio per gli animali, capi abbattuti per l’impossibilità di tenerli in vita e acqua che dalle tubazioni ha smesso di scorrere in modo regolare da ormai oltre due mesi.

Crisi siccità e il dramma dei lavoratori, parla Confagricoltura Sicilia

“Non solo arriva sempre meno acqua nelle campagne, ma soprattutto ci sono condutture colabrodo ormai vecchie di oltre trent’anni in tutta l’Isola che la disperdono ovunque. È un momento molto critico per noi datori di lavoro e a catena lo sarà per i lavoratori”, spiega Ragona. L’attuale situazione di stallo si ripercuoterà nei confronti dei lavoratori, per molti dei quali non è previsto alcun ammortizzatore sociale.

La Sicilia possiede 1,3 milioni di ettari di terreni agricoli coltivati, aspetto che la rende la prima regione italiana per suolo utilizzato in agricoltura e la seconda, dopo la Puglia, per numero di occupati. Delle oltre 82.000 aziende, sono 26.500 quelle che occupano manodopera. I lavoratori iscritti regolarmente sono 15.000 ai quali si aggiungono 14.000 stranieri in regola. Gli irregolari risultano però 142.000: il 42% del totale dei lavoratori agricoli in Sicilia, che presenta anche un tasso di irregolarità del 16,5%,: terzo posto a livello nazionale dietro solo a Calabria (18%) e Campania (16,5%).

Le previsioni

La previsione, appunto, è che buona parte di questa manovalanza possa restare a casa o essere costretta ad accontentarsi a paghe ancor più da fame di quelle attualmente presenti sul mercato. “Se c’è un imprenditore agricolo impossibilitato a produrre reddito, comincia per forza a ridurre anche l’investimento aziendale”, spiega a tal proposito il presidente di Confagricoltura.

Il momento è drammatico e i suoi effetti si percepiranno solo in prospettiva. “Ho sempre sostenuto che l’agricoltura, oltre essere un problema economico, è anche un problema sociale proprio perché riguarda e coinvolge tanti padri di famiglia. L’agricoltore non può continuare a lavorare per perdere”, aggiunge Ragona. Per il presidente le “ricadute sul settore non potranno in qualche modo essere arginate dalle misure che la regione Sicilia sta mettendo in campo. Abbiamo un decreto di emergenza nazionale, ma di fatto l’esplicitazione concreta sul territorio non la vediamo. Il ministro ci ha assicurato in un paio di occasioni che l’abbiamo incontrato che presto arriveranno degli interventi, ma a oggi non c’è nulla di concreto”.

L’appello: “Servono interventi strutturali”

Le richieste degli agricoltori mirano su riforme strutturali o interventi infrastrutturali in grado di evitare il dissiparsi dell’acqua nell’Isola e un migliore approvvigionamento anche delle aree più interne.

Emblematico il caso della diga incompiuta di Blufi, che proprio sul QdS abbiamo raccontato lo scorso giugno. “Servono interventi strutturali. Ma l’immobilismo che si avverte fa pensare che qua non si stia neppure lavorando per il futuro, altro che presente. Ci siamo sentiti inascoltati, sia per gli sgravi tributari che per gli aspetti logistici e di distribuzione del foraggio – sottolinea Ragona. Sono trascorsi tre mesi dalle nostre richieste, ma non è arrivato nulla se non promesse. Molti agricoltori hanno dovuto abbattere il proprio bestiame perché non in grado di poter dare da mangiare. Avevamo qui chiesto di abbattere i capi più anziani, così da limitare questa pratica, ma anche qui il governo regionale ha preferito fare diversamente. Il risultato dell’immobilismo è stato che molte aziende hanno dovuto abbattere sia quelli giovani che quelli anziani, tutti rimasti senz’acqua”.

Tempistiche gestite da parte della Regione Siciliana che si evidenziano anche nella nomina dello scorso 5 agosto di Salvatore Barbagallo, professore ordinario di Idraulica agraria e sistemazioni idraulico-forestali all’università di Catania, come nuovo assessore all’agricoltura. Barbagallo prende il posto di Luca Sammartino, coinvolto nelle note vicende giudiziarie e sospeso dagli incarichi e avrà la delega di assessore anche allo sviluppo rurale e alla pesca mediterranea. Ma l’estate ormai avanza e con essa la siccità. E sembra che anche in questo caso Schifani sia intervenuto a mettere una pezza ormai fuori tempo massimo.

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