Sicilia

Siccità in Sicilia, ultima seduta dell’Assemblea Regionale prima delle ferie estive

A voler giocare con le parole, si potrebbe dire che l’unica pioggia consistente nella Sicilia alle prese con una storica siccità è quella rappresentata dalle mozioni, interpellanze e interrogazioni che finiranno a sala d’Ercole questo pomeriggio. In quello che di fatto sarà per l’Assemblea regionale siciliana l’ultimo giorno di lavori prima della pausa estiva.

Ferie che per i settanta deputati regionali arrivano in un momento in cui l’isola è alle prese con i problemi di sempre – gestione dei rifiuti che continua a lasciare a desiderare e cantieri pubblici a rilento – e altri se non nuovi, comunque così non ricorrenti fino a poco tempo fa. È il caso della cenere vulcanica caduta in provincia di Catania, in quantità tali da ricoprire le strade di oltre una decina di comuni, ma anche le gravi criticità legate all’approvvigionamento dell’acqua, con le conseguenti gravi criticità per la popolazione e il comparto agrozootecnico.

Siccità in Sicilia, la grande sete

La seduta odierna dell’Ars arriva all’indomani dalla divulgazione da parte del Sistema informativo agrometeorologico siciliano (Sias) dei dati climatici che hanno caratterizzato luglio. Un mese che per la Sicilia ha registrato la temperatura media di 27 gradi, un valore di un grado e mezzo superiore rispetto alla media che nell’isola si è avuta tenendo conto del periodo che va dal 2003 al 2022. Si tratta di fatto dell’undicesimo mese consecutivo in cui la regione fa i conti con temperature superiori alla norma.

“Si tratta di un valore simile a quello del 2003 e inferiore solo a quello del luglio 2023, mese che fu caratterizzato da una violentissima e prolungata ondata di caldo che produsse un numero di giorni consecutivi con temperature superiori a 40 gradi mai registrato in precedenza”, si legge nella nota del Sias, in cui viene anche specificato che a luglio si è avuto anche il picco di notti tropicali, ovvero quelle notti in cui la temperatura non scende sotto ai 20 gradi: “Per ben 31 delle 96 stazioni Sias a fine luglio il numero di notti tropicali da inizio anno è risultato il più elevato delle serie 2002-2023”.

In un contesto del genere, le difficoltà di approvvigionamento d’acqua continuano a costituire un problema impossibile da risolvere con le precipitazioni che negli ultimi giorni hanno interessato la Sicilia a macchia di leopardo. In alcuni casi, la pioggia ha lasciato una traccia concreta come la ricomparsa dell’acqua all’interno del lago di Pergusa, ma va da sé che si tratta di episodi sporadici a fronte di una carenza che va avanti da troppo tempo.

Siccità in Sicilia, dalle condotte ai dissalatori

A firmare gli atti parlamentari che finiranno al centro della seduta odierna, diversi dei quali rivolti al neo-assessore all’Agricoltura Salvatore Barbagallo, sono soprattutto i partiti di opposizione – Partito democratico, Movimento 5 Stelle e Sud chiama Nord – con qualche eccezione rappresentata dal centrodestra – Fratelli d’Italia nello specifico – che sostiene il governo guidato da Renato Schifani.
A essere messi sul tavolo sono stati i problemi che caratterizzano la crisi idrica nell’isola.

“Oltre all’aspetto quantitativo legato all’approvvigionamento – si legge in una mozione dei cinquestelle – va considerato che il fenomeno della siccità comporta anche un decadimento della qualità della risorsa idrica, con gravi ripercussioni soprattutto per il settore agricolo. Si tratta del cosiddetto fenomeno dell’intrusione del cuneo salino, per il quale la progressiva intrusione di acqua marina a un elevato grado di salinità, determina una salinizzazione dei pozzi con cui vengono irrigate le colture, che risultano così irrimediabilmente danneggiate e un conseguente degrado dei suoli”.

Per questo motivo, il M5s propone di impegnare il governo regionale ad adottare una serie di misure per aumentare la resilienza dei sistemi di approvvigionamento, contrastando le dispersioni causate dalle reti colabrodo ma anche promuovendo iniziative per ridurre i prelievi. In tal senso, si chiede alla giunta Schifani sia di “incentivare iniziative e progetti che consentano di incrementare la capacità di depurazione con sistemi di trattamento terziario delle acque ai fini del riutilizzo dei reflui a fini irrigui”, ma anche di valutare la possibilità di “prevedere una riduzione di prelievi e captazioni da parte dei concessionari delle acque minerali nelle aree in cui la crisi idrica si presenti critica”.

In più di una circostanza, le richieste hanno per oggetto i dissalatori. Ovvero quegli impianti che per molti rappresentano l’unica strategia per contrastare la riduzione delle piogge. “In altri Paesi europei, come la Spagna dove alcune zone come la Catalogna sono colpite da una devastante siccità che perdura da oltre quattro anni, e in altri Paesi del Mediterraneo la lotta alla siccità – si legge in una interpellanza firmata dal gruppo di Fratelli d’Italia – viene combattuta con successo mediante la realizzazione di impianti di dissalazione dell’acqua marina; in particolare la Spagna negli ultimi anni ha realizzato oltre settecento dissalatori di ultima generazione, alcuni dei quali assicurano l’approvvigionamento idrico di Barcellona, la cui popolazione, altrimenti, sarebbe rimasta priva di acque per usi civili e domestici”. I deputati meloniani, ricordando anche i buoni risultati ottenuti nelle isole minori della Sicilia, chiedono al governo Schifani precisi sforzi in questa direzione.

Siccità in Sicilia, contributi per il foraggio

Tra gli effetti collaterali della siccità c’è la carenza di foraggio. Il Partito democratico chiede al governo di prevedere l’erogazione di contributi straordinari per le aziende agricole e zootecniche. “In Sicilia non c’è più foraggio e l’unica alternativa è l’approvvigionamento da altre regioni o dal Nord Italia ma, ovviamente, aumenta in maniera esponenziale i costi per le aziende; perdurando questo stato di cose le aziende saranno costrette a mandare tutti i loro allevamenti al macello, mentre quelle agricole perderanno interi raccolti di ogni genere e saranno costrette a chiudere”, avvertono i deputati dem, secondo i quali i cinque milioni di euro stanziati in seguito alla dichiarazione dello stato di calamità per i danni all’agricoltura “risultano assolutamente insufficienti”.

Sud chiama Nord, il partito che ha il leader in Cateno De Luca, punta l’attenzione sulle gestioni degli enti che hanno a vario titolo a che fare con la risorsa idrica. Una mozione impegna il governo “a intraprendere con la massima urgenza ogni iniziativa necessaria, con l’obiettivo di indagare approfonditamente sulle criticità gestionali esistenti e su tutte le storture ad esse legate e di formulare proposte concrete e tempestive per l’implementazione di infrastrutture idriche più efficienti”.

Cateno De Luca, disagi diffusi

A dimostrare come la crisi idrica stia colpendo zone diverse della Sicilia sono anche una serie di atti che hanno come oggetto problemi localizzati. Il Movimento 5 stelle, per esempio, porta all’attenzione del governo Schifani la ripetuta interruzione del flusso idrico proveniente dalla diga Santa Rosalia che serve molti imprenditori e residenti delle aree periferiche di Modica, in provincia di Ragusa. Altri Comuni direttamente citati tra quelli con più problemi sono Licata, Gela, Termini Imerese e Trapani, dove un dissalatore c’è ma non funzione da un decennio. 

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