Quasi 14 milioni di metri cubi in meno in un mese, ma anche oltre 38 milioni in più rispetto a metà luglio dello scorso anno. Sono i due dati che descrivono l’attuale situazione nella dozzina di invasi siciliani che ospitano acqua a uso potabile.
Le cifre
Le cifre arrivano dalla sezione del portale della Regione dedicata all’aggiornamento quotidiano dei livelli della risorsa idrica all’interno delle dighe presenti nell’isola.
D’altronde la dichiarazione dello stato d’emergenza nazionale, fatta l’anno scorso e rinnovata quest’anno dal Consiglio dei ministri, ha ufficializzato ciò che chi vive in Sicilia ha imparato a scoprire da tempo: la siccità è un problema grave e che, se non affrontato in maniera adeguata, nel prossimo futuro potrebbe avere ripercussioni non sulla qualità della vita di tutti.
Gli ultimi dati
Mentre il governo Schifani attende il completamento degli interventi sui dissalatori previsti a Porto Empedocle, Gela e Trapani, che forniranno dal mare l’acqua per soddisfare le esigenze della popolazione che vive nella parte sud-occidentale dell’isola, negli uffici dell’Autorità di Bacino giorno dopo giorno vengono incamerati i dati relativi allo stoccaggio dell’acqua negli invasi.
Le precipitazioni
Le precipitazioni registrate in primavera hanno garantito quantitativi che rendono certamente più favorevole la situazione attuale rispetto a quella che si registrò lo scorso anno. Concentrandosi soltanto sugli invasi che ospitano acqua a uso potabile, il dato registrato l’11 luglio scorso era di 100.978.520,43 di metri cubi d’acqua. Al 15 luglio del 2024, sommando i livelli d’acqua nei dodici invasi si arrivava a 62.526.986.
Il confronto
Il confronto in alcuni casi è eloquente: nella diga Ancipa, gestita da Enel, un anno fa c’erano 2.527.477 a differenza degli attuali 21.658.618,95. Altrettanto d’impatto è sono i numeri che descrivono la situazione delle dighe Fanaco e Piano del Leone, entrambe gestite da Siciliacque e facenti parte dello stesso sistema acquedottistico: l’anno scorso c’erano appena 238.400 metri cubi mentre l’11 luglio di quest’anno si è superata la soglia dei 5,9 milioni di metri cubi.
Gli aumenti
Gli aumenti si registrano anche nella diga Castello, gestita dalla Regione, dove dai circa 2,3 milioni di metri cubi dell’anno scorso si è passati ai 3,8 di quest’anno; nella diga Piana degli Albanesi, dove il livello è aumentato da 7,2 a quasi 8,5 milioni di metri cubi.
E poi ancora nella diga Prizzi, che, gestita da Enel, nei giorni scorsi ha registrato oltre 2,1 milioni di metri cubi a fronte dei 827mila del luglio 2024.
Quasi due milioni di metri cubi in più anche nella diga Ragoleto – dove un anno fa c’erano 2,9 milioni e in questi giorni si sta sopra i 4,8 milioni – e nell’invaso Rosamarina. Qui il livello rispetto all’anno scorso è più che raddoppiato: da 6,1 milioni a oltre 13 milioni di metri cubi. Miglioramenti sensibili anche nelle dighe Santa Rosalia (da 4,9 milioni a oltre 7) e Scanzano (da 2,1 a 5,1 milioni). Il confronto è in negativo invece nelle dighe Garcia (13,8 milioni nel 2024, mentre quest’anno 12,1 milioni) e Poma (da 19,5 milioni nel 2025, oggi 16,6 milioni).
In calo rispetto a giugno
Per quanto l’attuale riserva idrica sia notevolmente maggiore rispetto a quella della scorsa estate, a dimostrare che non sia il caso di rilassarsi c’è un dato più recente. L’11 giugno scorso, dunque un mese fa, nelle stesse dighe il livello complessivo dell’acqua era di 113.892.830,64.
Significa che nel giro di poche settimane sono stati consumati circa 13,9 milioni di metri cubi di acqua. Il decremento, per quanto naturale considerata la stagione estiva, fa capire come in Sicilia si continui a navigare a vista.
I problemi non riguardano soltanto le precipitazioni, infatti, ma, come ormai risaputo, anche le enormi criticità nelle reti di distribuzione, dove si registrano perdite in alcuni casi decisamente superiori al 50 per cento.
Il punto del Sias
Nei giorni scorsi, il Servizio informativo agrometeorologico della Regione ha diramato una nota in merito alla situazione attuale, anche alla luce delle inusuali precipitazioni che si sono registrate nel mese scorso.
“Con l’ingresso nell’estate meteorologica, le valutazioni sullo stato di siccità iniziano a scontrarsi con gli effetti dell’aumento delle temperature sul ciclo dell’acqua – si legge – Le precipitazioni che accadono nel corso dei mesi più caldi, a causa dell’evaporazione più veloce che in passato, risultano infatti meno efficienti nel rifornire le riserve idriche dei suoli e dei corpi idrici superficiali e sotterranei, pertanto influiscono sui fenomeni siccitosi meno di quanto i numeri lascerebbero intendere”.
Gli esperti della Regione
Gli esperti della Regione hanno specificato che “le piogge di giugno, pur essendo state localmente abbondanti, hanno attenuato la siccità a lungo termine meno di quanto si potrebbe ritenere in base agli indici, come del resto confermano i ridotti incrementi dei volumi disponibili negli invasi delle aree interessate dalle piogge”. L’attenzione va posta sulle “anomalie termiche” che potranno registrarsi da qui in avanti “poiché la condizione relativamente favorevole rappresentata attualmente dagli indici a breve termine potrebbe nella realtà degradarsi velocemente in caso di forti anomalie termiche come quelle osservate negli ultimi anni”.

