È la seconda regione italiana con la maggior percentuale di giovani che lasciano l'istruzione
Quasi un quinto dei giovani siciliani ha abbandonato prematuramente la scuola. Sono circa 62.000 i ragazzi e le ragazze tra i 18 e i 24 anni nel 2023 che hanno raggiunto al massimo la licenza media, non hanno concluso un corso di formazione professionale riconosciuto dalla Regione di durata superiore ai 2 anni e non frequentano attualmente corsi scolastici o svolgono attività formative. Si tratta del 17,1% dei giovani isolani di questa fascia d’età.
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Peggio della Sicilia, in Italia, solo la Sardegna, che arriva al 17,3%, ma con 17.000 ragazzi. In termini assoluti, invece, al primo posto si trova la Campania, con 72 mila ragazzi che hanno lasciato gli studi troppo presto. Le due regioni in cima alla classifica negativa, insieme, contano quasi un terzo del totale nazionale, che arriva a 431 mila unità, per una percentuale del 10,5%, quasi 7 punti percentuali in meno che sul territorio siciliano.
“Fatica a trovare lavoro”
La povertà educativa è un argomento di grande interesse e preoccupazione. Ad occuparsene, l’ufficio studi della Cgia, l’associazione artigiani e piccole imprese di Mestre, che ha elaborato i dati messi a disposizione da Eurostat e Istat. “È evidente che nei prossimi anni questi ragazzi faranno molta fatica a trovare un’occupazione di qualità e adeguatamente retribuita – dicono dalla Cgia -. Le sfide lanciate dai cambiamenti epocali in atto, come la transizione ecologica e quella digitale, non potranno che relegarli ai margini del mercato del lavoro, mettendo in difficoltà anche le imprese, che faticheranno ancor più di quanto non stiano facendo adesso a reperire tantissime figure altamente specializzate che raggiungono queste competenze dopo aver conseguito un diploma presso un istituto professionale, un Its o una laurea presso un politecnico”.
Miglioramenti in Sicilia
Di positivo, in Sicilia, nonostante i numeri ancora alti, è l’andamento registrato negli ultimi anni. Se il 17,1% di abbandono scolastico prematuro è sicuramente un dato molto alto, non va dimenticato il recupero rispetto al 2019, quando tale valore raggiungeva il 22,3%, contro una media nazionale del 13,3%. Se la media nazionale ha quindi rilevato un miglioramento di circa 3 punti percentuali, nell’Isola si è arrivati a 5 punti percentuali di recupero. Per macroterritori, il problema riguarda soprattutto il Mezzogiorno, con una presenza però altrettanto preoccupante in alcune aree geografiche del Nord Italia, come la provincia autonoma di Bolzano, sorprendentemente al terzo posto con il 16,2% di abbandoni. Il dato si fa pure più interessante se si considera che quasi tutte le regioni segnalano numeri in calo rispetto al 2019, tranne la Liguria con il +0,5%, il Veneto e la Provincia Autonoma di Trento entrambi con il +1,5% e, la provincia autonoma di Bolzano con il +4,6%.
Preoccupa l’offerta formativa?
“È importante sottolineare – dicono dalla Cgia – che, talvolta, la ‘fuga’ dai banchi di scuola durante gli anni delle superiori può essere causata da una insoddisfazione per l’offerta formativa disponibile. In questo senso va sottolineato lo straordinario lavoro inclusivo svolto dagli istituti di Istruzione e Formazione professionale (IeFp)”. Queste realtà sono diventate un punto di riferimento per gli allievi di nazionalità straniera e per gli studenti reduci da insuccessi scolastici precedenti. Sono scuole spesso ubicate in zone periferiche caratterizzate da un forte degrado urbano e sociale che, grazie allo straordinario lavoro “antidispersivo” svolto, secondo l’associazione degli artigiani andrebbero sostenute con maggiori risorse di quante ne sono state messe a disposizione fino adesso. In moltissimi casi sono gli unici presidi di legalità presenti nelle aree in cui insistono, sono avamposti dello Stato che si incuneano in quartieri difficili dove mancano gli spazi di socializzazione per i giovani, il lavoro non c’è e la criminalità dilaga.