Non c'è festa in cui possa mancare la Regina della tavola siciliana, il dolce locale per eccellenza.
La Sicilia capitale della gastronomia europea è onestamente la morte nostra. Fare dolci, primi piatti pieni sole e mare, ricavare dai frutti della terra, “milinciane” per prime, prelibatezze assolute è la nostra Mission. La Sicilia è un enorme patrimonio di biodiversità. Santanchè ci vorrebbe tutti camerieri e lì cominciano i problemini. Siamo i campioni del mondo dell’accoglienza casalinga, meno in quella dei pubblici esercizi. Ci penalizzano presunzione e orgoglio. Per noi il cliente ha sempre ragione a casa sua, in quella nostra “s’ave abbidiri”.
Ma se dovessimo sintetizzare, in una sola cosa, il nostro gastronomico bendiddio, c’è solo una scelta . L’unica che trascende trigliceridi e transaminasi, nel senso che se ne sbatte altamente, quella che può stare in qualsiasi foto gastronomica oscurando tutto e tutti, che ti riempie la gola con una lussuria che esalta il peccato e si mangia proprio per queste Feste. A Natale e Pasqua se nelle tavole siciliane, in particolare palermitane, non c’è non si può nemmeno iniziare il pranzo, perché tutto è avvolto da una tristezza infinita. Il cognato è autorizzato a sf*ttere di indigenza il padrone di casa, il quale scende, punto nell’orgoglio più delle corna, ad “accattare” quella forma rotonda, coperta di glassa bicolore, piena di marzapane, rutilante di canditi fosforescenti, e con una ricotta che deve simulare una pecora madre che bela cercando un agnello smarrito. La ricotta deve essere pura, fresca, lavorata, ma da sembrare grezza, bucolica, da odi et amo catulliano con l’esofago e il reflusso gastroesofageo. Stiamo parlando ovviamente di Sua Maestà la Cassata.
Davanti a lei non c’è Babà, Savarin, profiteroles, torta Sacher, che tenga. Schifani la regalava a Berlusconi ogni Natale e se oggi Meloni la inviasse a Zelensky e Putin scoppierebbe la pace. Niente e nessuno resiste davanti a quel trionfo della gola, nessun pasticciere palermitano, ma non solo, è disposto a mancare l’appuntamento con la sua esecuzione. Lei è la Regina della tavola. E solo per questa dovremmo essere tutti i siciliani considerati Patrimonio dell’Umanità. Sia quelli che la fanno che quelli, rischiando il diabete immediato, che la mangiano. Grama è l’esistenza di una festa, di una vita, senza Cassata. Per voi che vivete ad altre latitudini, e altri tassi di zucchero, c’è solo la nostra pietas.