Sicilia, cenerentola d’Italia per produzione di ricchezza - QdS

Sicilia, cenerentola d’Italia per produzione di ricchezza

Sicilia, cenerentola d’Italia per produzione di ricchezza

giovedì 05 Settembre 2024

Secondo i dati Prometeia elaborati dalla Cgia Mestre, la regione produce il 4,6% del Pil giornaliero nazionale di sei miliardi. In cima alla classifica Trentino Alto Adige e Lombardia. La città meno produttiva sull’indice Ula è Ragusa

PALERMO – In Sicilia si produce sempre meno. L’apporto dell’Isola all’economia nazionale è sempre mano importante: nel 2024, secondo i dati Prometeia elaborati dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre, su un Pil giornaliero di quasi sei miliardi di euro, la Sicilia produce appena 288 milioni di euro, appena il 4,9% del totale nazionale.

Pil Sicilia, confronto impietoso con la Lombardia

Un confronto impietoso, ad esempio, con la Lombardia, che conta una popolazione doppia rispetto a quella siciliana e un Pil al giorno più che quadruplicato. Se si va a calcolare il rapporto tra Pil e abitante, ogni giorno nella regione si producono 60,1 euro per singolo residente. Tale valore è il secondo più basso tra le regioni italiane.

Peggio, solo la Calabria, che scende a 57 euro per abitante al giorno. La media nazionale sale a 99 euro, mentre in cima alla classifica si trova il Trentino Alto Adige, a 146 euro, e la Lombardia a 131,8 euro.

La produttività per unità lavorativa

La Sicilia rimane sempre nella parte bassa della classifica se si guarda alla produttività non per abitante ma per Ula, cioè per unità lavorativa a tempo pieno. In Sicilia al giorno si calcola un valore di 168,10 euro, contro una media di 210,60 euro.

Anche in questo caso, svettano, al contrario, il Trentino Alto Adige, a 253 euro, e la Lombardia a 251,40 euro. In negativo, invece, si segnala la città di Ragusa, che rappresenta la città meno produttiva d’Italia, con un valore di Pil per Ula di 138,50 euro. Poco più in alto Agrigento, a 154,50 euro, Trapani, a 161,60 euro, e Messina, a 161,90 euro. Si risale ulteriormente con Catania, che si ferma a 163,80 euro, Enna, a 168,90 euro; Caltanissetta e Palermo, rispettivamente a 179,90 e 181,50 euro.

La città siciliana che si trova più in lato in classifica è Siracusa, a 194,30 euro, al 57° posto generale. Sempre in tema di produttività del lavoro, a livello provinciale spicca la performance dell’area metropolitana di Milano che nel 2024 ammonta a 282,9 euro giornaliere per Ula.

Il capoluogo regionale lombardo può contare su un Pil (o meglio valore aggiunto) di 204,4 miliardi di euro, quasi due milioni di unità di lavoro standard e una produttività annua per Ula di 103.535 euro.

Seguono Bolzano con 257,8 euro giornalieri per Ula, Lodi con 253,3, Trento con 247,4 euro e Cremona con 246,1 euro. In fondo alla classifica nazionale, invece, si collocano Benevento e Barletta-Andria-Trani entrambe con 146,7 euro per Ula e, infine, Ragusa.

I dati nazionali nei confronti dell’Europa

I dati nazionali acquisiscono ancora un valore diverso se si guarda alla situazione europea. Dal confronto con gli altri Paesi dell’Unione europea si rileva un gap importante, soprattutto nei confronti dei Paesi del Nord Europa.

Se in Lussemburgo la ricchezza giornaliera per abitante è di 336 euro, in Irlanda è di 266, in Danimarca di 179, nei Paesi Bassi di 164, in di Austria 149, in Svezia di 145 e in Belgio di 140. Tra i 27 Paesi dell’Ue con 99 euro ci collochiamo al 12° posto.

Le motivazioni sono tante: innanzitutto, va sottolineato che i Paesi con pochi abitanti, ma con una presenza importante di big company e di attività finanziarie, presentano tendenzialmente livelli di ricchezza nettamente superiori agli altri.

Al contrario, l’Italia è un Paese che non dispone più di grandissime imprese e di multinazionali, ma è caratterizzato da un sistema produttivo composto quasi esclusivamente da micro, piccole e medie imprese ad alta intensità di lavoro che, mediamente, registra livelli di produttività non elevatissimi, eroga retribuzioni più contenute delle aziende di dimensioni superiori, condizionando così l’entità dei consumi, e presenta livelli di investimenti in ricerca e sviluppo inferiori a quelli in capo alle grandi realtà produttive.

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