In Sicilia galoppano Cigd e Naspi: calano Cigo e fondi di solidarietà - QdS

In Sicilia galoppano Cigd e Naspi: calano Cigo e fondi di solidarietà

In Sicilia galoppano Cigd e Naspi: calano Cigo e fondi di solidarietà

Michele Giuliano  |
domenica 24 Novembre 2024

Tra gennaio ed aprile 2024, sono state 368 mila le persone che hanno perso il lavoro e hanno richiesto la Naspi: tutti i dati

Un’altalena, quella che sembra configurarsi in Sicilia rispetto all’utilizzo da parte delle imprese dello strumento della cassa integrazione guadagni, nelle sue diverse declinazioni. Si tratta di una prestazione che va a sostituire o integrare la retribuzione ed è destinata ai lavoratori sospesi dal lavoro o che operano con orario ridotto a causa di difficoltà produttive dell’azienda. Nei primi 8 mesi del 2024, secondo i dati forniti dall’Inps, in Sicilia sono state autorizzate oltre un milione di ore di cassa integrazione guadagni ordinaria, ben il 40% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Una riduzione che va completamente nella direzione opposta rispetto a quanto successo nel resto d’Italia, dove si registra un aumento del 42,50%. Sono soltanto tre regioni, infatti, a registrare una riduzione: insieme alla Sicilia, la Sardegna al -17% e il Molise al -46%. Al contrario, la Valle d’Aosta vede crescere i numeri del 212% e l’Abruzzo del 112%.

La cassa integrazione straordinaria

Anche per quanto riguarda la cassa integrazione straordinaria i numeri siciliani per il periodo che va da gennaio ad agosto 2024 rimangono più bassi che nel 2023, riducendosi dell’8,5%. Sebbene più alti della media nazionale, in questo caso si va comunque nella stessa direzione, considerato che nell’intera penisola il valore è calato del 5,6%. L’intervento di cassa integrazione guadagni straordinaria può essere richiesto per ristrutturazione, riorganizzazione e riconversione aziendale, per crisi aziendale di particolare rilevanza sociale. Per macroterritori, l’unica area in cui tale prestazione è cresciuta è il Nord Est, mentre è stato il Centro a segnalare la maggiore riduzione, che arriva al -17%. Crescono anche i trattamenti salariali definiti “in deroga”, destinati ai lavoratori di imprese escluse dalla cassa integrazione guadagni ordinaria e straordinaria, ovvero alle aziende che hanno fruito degli strumenti ordinari fino a raggiungerne i limiti di durata.

Le varie misure

La Cig in deroga alla vigente normativa è concessa nei casi in cui alcuni settori (tessile, abbigliamento, calzaturiero, orafo, ecc) versino in grave crisi occupazionale. Anche in questo caso, i numeri siciliani aumentano negli otto mesi considerati, con una crescita del 24%, minore rispetto alla media italiana, che si ferma al 37%. Impressionante quanto successo in Veneto, dove l’aumento segnalato arriva a quasi a 15.000%. Poco meno in Sardegna, dove ci si ferma a una crescita che supera l’11.000%. Rimangono i fondi di solidarietà, introdotti con la legge n. 92/2012 e applicati con il decreto legislativo n.148/2015. È uno strumento volto a sostenere il reddito dei dipendenti nel caso in cui si verifichi una sospensione temporanea o cessazione definitiva dell’attività lavorativa di imprese che appartengono a settori produttivi non coperti dalla normativa ordinaria relativa alla cassa integrazione ordinaria o straordinaria.

Netto calo

In Sicilia tra gennaio ed agosto 2024 sono state autorizzate oltre 190 mila ore, il 55% in meno rispetto all’anno prima, quasi il doppio rispetto a quanto successo nella penisola, dove ci si ferma al -24%. Insomma, se da una parte le aziende sembrano fruire meno dello strumento della cassa integrazione, che dovrebbe servire a superare i periodi difficili, e quindi potrebbe essere interpretato come un dato positivo, dall’altra i numeri della Naspi, l’ammortizzatore sociale che ha sostituito la vecchia disoccupazione, non lasciano spazio a grandi speranze. Tra gennaio ed aprile 2024, sono state 368 mila le persone che hanno perso il lavoro e ne hanno fatto richiesta. Significa che la Sicilia si trova al quarto posto tra le regioni italiane, con l’8,2% del totale nazionale.

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