In Italia il vento di destra soffia ancora forte, ma in Sicilia l’analisi è, come al solito, più complessa
In Italia il vento di destra soffia ancora forte, ma in Sicilia l’analisi è, come al solito, più complessa. In Sicilia, diffidente, chiusa, gelosa più dei propri difetti che dei propri pregi, vince un autonomismo comunale, civico, isolano.
Il suo esponente più simbolico è lo stravotatissimo Cateno De Luca, che vince a Taormina, quarta piazza conquistata come un Cid Campeador nella sua guerra personale contro i Mori della politica, continuando la sua disfida da terzopolista siciliano. È probabile che chiuda un accordo con il fiorentino, altro ex sindaco di civitas comunale, Renzi alle Europee.
Come è probabile che lo faccia pure Lombardo, che si conferma Rais della tonnara del voto di Catania. Le sue liste civico autonomiste sommate sono il primo partito in città. E lo stesso Trantino, pur figlio illustre e prediletto della destra Catanese, ha un profilo civico e autonomo, i partiti se ne accorgeranno, ben radicato nella borghesia cittadina.
Poi c’è Tranchida a Trapani, il quale chiamare di centrosinistra è assolutamente fuorviante. Intanto è stato votato in maniera determinante da Turano, e poi ha spaccato il PD in città che non ha nemmeno presentato il simbolo. La sinistra gli ha opposto mezzo PD dell’ex segretario Brillante, ma non troppo, alleato con i 5stelle.
A Ragusa vince il sindaco civico Cassì al primo turno, uno che dei partiti se ne è infischiato, sostenuto da una città civile che lavora e produce, che non crede ai partiti dell’assistenzialismo di destra o di sinistra.
Andando nel siracusano si riconferma un’altra vecchia, ma si offenderebbe, gloria della politica siciliana in salsa civica. Pippo Gianni da Priolo cittadina strategica, si è appena insediata nel Polo industriale la compagine israeliana che ha rilevato la russa Lukoil, sotto scacco di sanzioni europee.
Infine la Bellissima Siracusa. Qui vanno al ballottaggio il candidato del centrodestra Messina e l’attuale sindaco terzopolista Francesco Italia. La città, nonostante alcune ritrosie nella macchina comunale, è rinata ed ha un potenziale immenso. Un sindaco al secondo mandato, senza lacci e lacciuoli della riconferma successiva, può volare alto. L’altra volta Francesco Italia andò al ballottaggio con ventidue punti di svantaggio sul candidato di centrodestra, e vinse. Qua i punti di svantaggio sono pochi, ed il candidato opposto ha perso molto voto disgiunto. Fatevi un po’ di conti.
La Sicilia si conferma refrattaria ai partiti nazionali, possessiva e gelosa dei suoi campanili, è un civismo ancora di notabilato, in alcuni casi di latifondi politici, un Glocal che non si arrende alla globalizzazione in salsa italica. La destra qui vince ma non sfonda, il centrismo siciliano, erede dei fasti DC, è ancora molto forte, solo a Catania se si sommano lombardiani, cuffariani e Sudano- sammartiniani, che definire leghisti è un ossimoro, si sfiora il 37%. Che poi oggi siano con Meloni è un dato di convenienza, come sempre transeunte.
Così è se vi pare.