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In Sicilia democrazia partecipata ferma al palo

redazione

In Sicilia democrazia partecipata ferma al palo

Fabrizio Giuffrida  |
venerdì 06 Gennaio 2023

L’associazione no profit Spendiamoli insieme ha monitorato l’attività dei Municipi siciliani. Un Comune su quattro risulta inadempiente e uno su cinque privo di regolamento

PALERMO – Otto anni fa entrava in vigore, in Sicilia, la Legge regionale numero 5 del 2014, che all’articolo 6, comma 1, prevede che ogni anno i Comuni debbano spendere il 2% dei fondi che ricevono dalla Regione con forme di democrazia partecipata, quindi coinvolgendo i cittadini nella scelta dei progetti da realizzare con le risorse in questione.

Un modo concreto, quindi, per avvicinare i cittadini alla gestione della Cosa pubblica, nel tentativo di ricucire un rapporto, quello tra popolazione e istituzioni, che nel corso degli anni e soprattutto nell’ultimo periodo (basti pensare ai drammatici dati sull’affluenza elettorale) si è fatto sempre più complicato.

I risultati ottenuti, però, sono deludenti. E i cittadini risultano ancora in buona parte esclusi dalla vita amministrativa. Attualmente, infatti, come rilevato dalla piattaforma web www.spendiamolinsieme.it – progetto di monitoraggio civico sulla democrazia partecipata realizzato dall’associazione no profit Parliament watch Italia (Pwi)- sono state ben 96 su 391 (24,8%) le città che non hanno attivato i processi e sono destinate a perdere le somme disponibili. È bene precisare, infatti, che dal 2015, con la Legge regionale numero 9, è stata introdotta una sanzione per gli Enti inadempienti, che devono quindi restituire la somma non spesa alla Regione, mentre con la Legge regionale 8/2018 è stato disposto che ogni Municipio debba dotarsi di un Regolamento per la spesa dei fondi, a tutela di un effettivo processo partecipativo.

Tornando alla spesa, nel 2022 i ricercatori di “Spendiamoli Insieme” hanno rilevato impegni per 2.668.344 euro (274.838 nell’Agrigentino, 130.142 nel Nisseno, 481.938 nel Catanese, 133.526 nell’Ennese, 705.450 nel Messinese, 492.355 nel Palermitano, 117.280 nel Ragusano, 143.733 nel Siracusano, 189.082 nel Trapanese), che corrisponde a circa il 60% delle somme effettivamente disponibili.

In questo quadro, occorre sottolineare anche come restino tuttora senza regolamento di democrazia partecipata 85 Comuni isolani, più di un quinto del totale (21,4%). Nel dettaglio, mancano all’appello 9 regolamenti in provincia di Agrigento, 4 nel Nisseno, 15 nel Catanese, 4 nell’Ennese, 25 nel Messinese, 18 nel Palermitano, 3 nel Ragusano, 3 nel Siracusano, 4 nel Trapanese.

Una fotografia della situazione siciliana, dicevamo, deludente, anche se occorre evidenziare dei segnali che fanno ben sperare per il futuro. Tra questi l’adozione del regolamento in 12 Comuni, tra cui Palermo (meglio tardi che mai, ndr). Gli altri sono Castrofilippo nell’Agrigentino, Mirabella Imbaccari nel Catanese, Gagliano Castelferrato e Leonforte nell’Ennese, Limina nel Messinese, Terrasini, Bolognetta e Altofonte nel Palermitano, Lentini nel Siracusano, Valderice ed Erice nel Trapanese.

Nel 2022 anche altri 13 Comuni hanno dato segnali altrettanto importanti, risvegliandosi e attivando per la prima volta i propri processi di democrazia partecipata: Reitano nel Messinese, Vittoria nel Ragusano, Buscemi nel Siracusano e Montallegro nell’Agrigentino che si erano attivate solo nel 2017, Capo d’Orlando (Area metropolitana di Messina) che si era attivato solo nel 2018, Scaletta Zanclea nel Messinese che è stata inadempiente negli anni 2019, 2020 e 2021, Carlentini nel Siracusano, Castronovo di Sicilia, Ustica e Borgetto nel Palermitano che erano fermi dal 2019. Ci sono anche le prime volte assolute di Pachino nel Siracusano e Santa Croce Camerina nel Ragusano, che hanno adottato entrambi il regolamento nel 2021 ed entrambi hanno messo in moto per la prima volta il meccanismo della democrazia partecipata nel 2022. Infine, Isola delle Femmine (Area Metropolitana di Palermo): non ha ancora il regolamento ma quest’anno ha svolto il processo di democrazia partecipata secondo i dettami di legge.

“Nel 2022 – hanno sottolineato dal team di Spendiamoli insieme – i nostri ricercatori hanno raccolto, analizzato e pubblicato sul sito web di progetto 895 documenti, tra Regolamenti, Avvisi ed Esiti, cioè gli atti che i Comuni producono per avviare e svolgere il processo di democrazia partecipata. Il lavoro di monitoraggio civico di Spendiamoli Insieme proseguirà nel 2023 con la speranza che la democrazia partecipata in Sicilia sia, anno dopo anno, più efficace, coinvolgente, inclusiva. Partecipata per davvero”.

A Caltanissetta le votazioni sono in corso, tredici progetti approvati in Commissione

CALTANISSETTA – Il processo di avanzamento dell’iter del bilancio partecipativo 2022 va avanti nel comune capoluogo di provincia, dove nei giorni scorsi l’Amministrazione retta dal sindaco Roberto Gambino ha reso noto che sono tredici (su venti) le proposte progettuali che la Commissione per la valutazione dell’ammissibilità e fattibilità ha ammesso per passare alla fase successiva.

Il regolamento comunale, infatti, prevede che i progetti presentati dai singoli cittadini, anche in forma associata, debbano poi essere sottoposti all’esame di un’apposita Commissione valutativa “composta dal segretario generale (o suo delegato), dal dirigente dei settori delle aree tematiche votate dai cittadini, dal dirigente della Direzione Lavori pubblici. La Commissione, ha a disposizione venti giorni per esprimere il parere in ordine alla fattibilità di ciascun progetto, sulla base dei seguenti criteri: chiarezza del progetto e degli obiettivi; coerenza con l’area tematica; fattibilità tecnica e giuridica degli interventi; compatibilità rispetto agli atti già approvati dal Comune; stima dei costi; stima dei tempi di realizzazione; compatibilità con i settori di intervento e con le risorse finanziarie a disposizione”.

Adesso la palla passa di nuovo in mano ai cittadini, che hanno tempo fino alle ore 24 del 22 gennaio prossimo per esprimere la propria preferenza in merito alle iniziative progettuali. Nello specifico, delle tredici ancora in corsa, dieci riguardano l’area tematica della cultura, due lo sport e uno lo sviluppo economico. Le proposte progettuali possono essere esaminate nel dettaglio accedendo al sito web istituzionale del Comune.

L’Amministrazione comunale nissena ha invitato tutti i cittadini residenti, di età non inferiore ad anni 16, a esprimere ciascuno una preferenza sulle proposte progettuali ammesse e pubblicate su internet.

Milano esempio virtuoso per i Municipi dell’Isola

MILANO – Tra i Comuni che a livello nazionale hanno spinto maggiormente sulla partecipazione attiva dei cittadini c’è il capoluogo lombardo, che all’interno del proprio sito istituzionale ha attiva una dettagliata e aggiornata sezione in cui vengono illustrate tutte le possibili iniziative cui i milanesi possono dar vita su loro proposta diretta.

Come si legge online, “il Regolamento per la partecipazione, nella sua versione attualmente in vigore, è stato approvato il 22 febbraio 2016 con la deliberazione numero 10 e modificato con deliberazione del Consiglio comunale numero 73 del 23/07/2021. È un documento redatto per definire l’attuazione dei diritti di partecipazione popolare in materia di: iniziativa popolare, referendum, interrogazioni, istanze e petizioni, consulte cittadine ed udienze pubbliche”.

“Tutti i diritti di partecipazione – si legge nel regolamento – possono essere esercitati in modalità digitale e analogica. L’Amministrazione mette a disposizione una piattaforma digitale con la quale tutti i cittadini, previo accredito, possono attivare gli istituti descritti nel presente Regolamento e prendervi parte. La procedura di accredito, avvalendosi delle banche dati anagrafiche comunali e di un eventuale registro dei cosiddetti ‘utilizzatori stabili’ della città, identifica in modo univoco il cittadino; pertanto la sottoscrizione di istanze, petizioni e patti di partecipazione effettuata dai cittadini mediante le funzioni appositamente previste sulla piattaforma digitale ha validità legale”.

Un modo per cambiare la città dal basso che sfrutta quindi nel modo migliore possibile gli strumenti digitali e le opportunità del web. Una rivoluzione nel modo di amministrare che potrebbe essere utilizzato come modello anche dai Comuni della Sicilia.

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