PALERMO – La diffusione di pratiche culturali come la lettura non costituisce semplicisticamente un elemento che certifica lo stato di benessere di un luogo – sebbene l’indice di lettura delle regioni italiane sia correlato al Pil -, in quanto deve essere considerato fattore generativo di crescita economica, sociale e culturale. Da questa considerazione generale si articola la riflessione più complessa di Fabio Del Giudice, direttore dell’Aie, l’Associazione Italiana Editori che proprio ieri, durante un incontro a “Una Marina di Libri” a Palermo, ha presentato una ricerca sullo stato di salute della lettura nel Paese, con un focus sulla Sicilia e il Meridione “La nostra scelta di intervenire con una ricerca specifica sulla lettura nel Paese – ha spiegato al QdS – segue intanto una ragione di politica industriale: dal nostro studio emerge che il mercato del libro italiano ha un enorme potenziale al Sud“.
Una vera e propria fetta di mercato interno che manca all’appello e che, in effetti, è certificata dai dati che vedono l’Isola confermarsi come fanalino di coda nella lettura a livello nazionale: il 56% della popolazione sopra i 15 anni che dichiara di aver letto un libro a stampa nei 12 mesi precedenti (17 punti percentuali in meno rispetto al centro nord), biblioteche senza bibliotecario di riferimento nella metà dei casi e più di tre comuni su quattro non hanno una libreria sul proprio territorio.
Libri “snobbati” dalla metà dei siciliani
Secondo i dati diffusi da Aie, elaborati nel contesto di un’indagine condotta da Pepe Research sulla lettura e sui consumi culturali del Mezzogiorno, legge libri a stampa il 58% della popolazione sopra i 15 anni nel Sud e nelle Isole contro il 73% al Centro Nord. La Sicilia registra l’indice più basso assieme ad Abruzzo e Molise (56%) e inferiore a Sardegna (57%), Basilicata e Calabria (58%), Puglia (59%) e Campania (60%). Come già evidenziato si tratta di ben 17 punti in meno rispetto alle regioni centrali e settentrionali, ma che fa emergere un distacco non indifferente di quattro punti rispetto a un’altra regione meridionale come la Campania.
Un dato che fa ben sperare – anche perché “depurato” dalla lettura di testi per motivi “scolastici” o di “aggiornamento professionale” – riguarda le fasce d’età. Nel Mezzogiorno e nelle Isole, i lettori “forti” sono i giovanissimi: tra i 15 e i 17 anni hanno dichiarato di aver letto almeno in parte un libro il 79% degli intervistati, 21 punti percentuali in più rispetto alla media della macro-area. Anche la fascia 18-24 promette bene, con il 73% della popolazione residente che si dichiara lettore di libri a stampa (+15% nel confronto con il dato generale siciliano)
Infrastrutture del libro
C’è un aspetto che “riguarda la responsabilità sociale dell’editore – ha proseguito il direttore dell’Aie – e quindi sentiamo molto forte la vicinanza con l’obiettivo pubblico di sviluppo socio-economico del Paese”. Cosa fare allora? “Da parte nostra abbiamo più volte rappresentato studi realizzati da fonti autorevoli che dimostrano come intervenire sugli indici di lettura di un determinato territorio rende questo territorio maggiormente capace di contribuire alla crescita culturale, sociale ed economica dell’intero Paese”. A incidere negativamente è l’assenza o la penuria delle cosiddette infrastrutture del libro, cioè principalmente librerie e biblioteche, ma anche di eventi culturali di ampio respiro in grado di coinvolgere ampie fasce di popolazione. “Serve una grande alleanza tra tutti i soggetti che possono contribuire alla crescita della lettura nel Paese – ha sottolineato Del Giudice -, a partire dal governo, dalla scuola, dalle amministrazioni locali”. Le risorse a disposizione ci sono, lo ha detto il presidente dell’Associazione italiana editori (Aie) Innocenzo Cipolletta, spiegando che “il Piano nazionale cultura per le regioni del Mezzogiorno destina 151milioni di euro alle imprese culturali e creative e 177milioni a favorire la partecipazione culturale partendo dagli spazi ad essa dedicati”.
Il gap di biblioteche
In Sicilia si registra il 28% di biblioteche in meno rispetto al Centro Nord in rapporto alla popolazione e queste hanno in media il 16% di libri in meno (2.738 volumi contro 3.244 in media). Altra nota dolente: in circa metà metà delle biblioteche siciliane (47,4%) non è presente alcun bibliotecario professionalizzato (nel Centro Nord la stessa percentuale è del 25%), con dati pessimi che riguardano i prestiti per 1.000 abitanti: 31 in Sicilia contro i 741 nel Centro Nord. In altri termini, come specifica Aie, “per ogni libro che viene preso in prestito da un cittadino siciliano, 24 ne vengono presi in prestito da un cittadino del Centro Nord”.
Le librerie sono l’altro problema: nella regione ce ne sono poco più di duecento (203), appena il 4,2 per 100mila abitanti (6,4 nel Centro Nord) e ci sono ben 305 comuni senza libreria, si tratta del 78% del totale dei comuni isolani. Anche sugli eventi c’è un grande lavoro da fare: un quarto delle biblioteche non svolge alcuna attività di promozione della lettura, solo il 14,1% delle librerie organizza eventi (20,7% al centro nord).
La carta continuerà a restare centrale nel sistema editoriale
Secondo i docenti italiani, l’editoria scolastica è oggi un attore centrale nella trasformazione della scuola, quasi quanto i dirigenti scolastici. Lo evidenzia una ricerca Ipsos per l’Associazione italiana editori (Aie), presentata il 29 maggio a Roma durante il convegno “Il valore della conoscenza”. L’indagine, condotta su 700 docenti e vari focus group con dirigenti, mostra una scuola in ritardo rispetto ai cambiamenti sociali, ma con forti aspettative per il futuro: il 72% auspica un sistema scolastico più interattivo e digitale, anche se il 50% ritiene che l’attuale trasformazione proceda lentamente.
In questo scenario, i docenti si sentono sostenuti innanzitutto dai dirigenti (41%) e subito dopo dagli editori scolastici (37%). Tre insegnanti su quattro (73%) riconoscono la complessità del lavoro editoriale, che oggi non si limita più al solo manuale cartaceo ma include contenuti digitali accessibili tramite Qr code, piattaforme online, e-book, webinar e corsi. Anche i dirigenti riconoscono il valore del lavoro “dietro le quinte” degli editori, capaci di supportare l’innovazione. Il libro di testo cartaceo resta tuttavia uno strumento essenziale per la didattica: il 73% dei docenti gli attribuisce un valore alto (voto da 7 a 10). Secondo il 92%, l’intero ecosistema editoriale – carta e digitale – avrà un ruolo chiave nei prossimi dieci anni.
Durante l’evento è stato presentato anche l’Osservatorio Aie sulla scuola e sull’offerta editoriale, che rileva un calo drastico degli studenti (entro dieci anni saranno un quarto in meno rispetto a venti anni fa) e un aumento del 39% di studenti con DSA. In questo contesto difficile, l’editoria scolastica gestisce un catalogo attivo di oltre 23.500 titoli e 3,6 milioni di contenuti digitali. Anche il settore dell’informazione è al centro dell’attenzione istituzionale. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Editoria, Alberto Barachini, ha sottolineato l’importanza della reputazione e della qualità dell’informazione per contrastare le fake news. Per questo il governo ha introdotto misure di sostegno basate non più sulle copie stampate ma su quelle distribuite, e sul numero di giornalisti impiegati. Particolare attenzione è stata riservata al sostegno delle edicole, con un pacchetto da 17 milioni di euro. “Abbiamo pensato ai cittadini che ancora leggono i giornali sulla carta”, ha detto Barachini, spiegando il raddoppio degli investimenti per le edicole e il sostegno ai punti vendita nei piccoli centri, come le due edicole di Amatrice. Quattro milioni sono stati destinati alla distribuzione per incentivare la presenza dei giornali nelle aree interne.

E gli editori siciliani sono costretti a rivolgersi al mercato nazionale
PALERMO – “I dati confermano l’andazzo degli ultimi anni, noi ormai non contiamo più esclusivamente sul mercato siciliano, sebbene per noi resti comunque un bacino importante e fidelizzato, ma guardiamo a quello nazionale che ci garantisce la sopravvivenza”. A parlare sono Nicola Leo e Francesco Armato, fondatori e titolari della casa editrice il Palindromo, ormai da oltre un decennio realtà consolidata con un catalogo apprezzato in tutto il Paese grazie a collane di grande successo come “Le città di carta” e alla presenza di autori e accademici riconosciuti a livello nazionale.
“Per noi la maggiore fetta dei lettori – hanno aggiunto – è certamente nelle città universitarie e poi a Milano che costituisce un punto di riferimento assoluto per la grande quantità di librerie e per le attività culturali legate al libro. Altro aspetto da considerare è che i canali online di vendita ormai rappresentano un peso importante e lì diventa più complicato il discorso dell’analisi dei flussi geografici di provenienza dell’acquisto”. Resta certamente il problema, già evidenziato, della riduzione delle infrastrutture del libro: “Il dato fondamentale è che le librerie mancano nel territorio siciliano”.
Intanto gli editori isolani non sono rimasti a guardare. Da qualche anno è nata Adesi, l’associazione degli editori siciliani indipendenti, l’ultimo presidente è Luca Lo Coco, uno dei due fondatori della casa editrice Glifo (l’altra è Sarah Di Benedetto), che raccoglie una dozzina di realtà siciliane che si sono messe in rete “per promuovere iniziative legate alla promozione del libro – sottolineano Leo e Armato – e soprattutto per strutturare un rapporto di interlocuzione con le istituzioni e con la Regione in particolare: la Sicilia è una delle poche regioni a non avere ancora una legge sul libro”.

