Continua la pesante crisi al Sud Italia dove, secondo i dati Eurostat, nel 2021 i disoccupati hanno superato le 758 mila unità.
I percettori del Reddito di cittadinanza nel Meridione – come comunicato dall’Inps – rappresentano il 67,3% del totale nel primo quadrimestre 2022. Nemmeno questo sostegno, in ogni caso, si è rivelato capace di supportare adeguatamente il Pil in Sicilia che crolla vertiginosamente anche per effetto della pandemia. Evidenziando un pessimo rapporto tra consumi, spesa pubblica, investimenti ed esportazioni nette.
L’Isola – umiliata pure dai costi dell’insularità e da altre emergenze, come quella dei rifiuti e del poco decoro che riesce a offrire ai turisti – è verso il baratro. Su 391 comuni, ben 49 sono in dissesto finanziario. Le famiglie faticano sempre più a sostenere le spese per i beni di prima necessità, in particolar modo dopo l’aumento dei prezzi dovuto alla crisi energetica e delle materie prime.
Al di là degli slogan della classe politica, che si appresta ad affrontare le prossime elezioni regionali, cosa possono effettivamente sperare i cittadini siciliani?
Lo abbiamo chiesto a Pietro Massimo Busetta, accademico, economista e autore del saggio “Il lupo e l’agnello”.
Professore Busetta, l’Istat ci ha fornito il dato sul Pil Sicilia 2020: 78,5 miliardi contro gli 85,6 miliardi del 2019. La Sicilia sprofonda, si riprenderà?
“Malgrado gli annunci entusiastici del governo regionale non mi pare che ci sia molto da stare allegri. Con un reddito pro capite che è la metà di quello medio italiano non mi pare che vi sia un progetto di sviluppo che possa consentire alle risorse umane e ambientali di essere utilizzata al meglio”.
Giorgia Meloni ha detto: “Sembra che al governo piaccia povero per poi ricattarlo con il Rdc”. È d’accordo con questa lettura della presidente di Fratelli d’Italia?
“Non credo che l’interlocutore sia il Governo. Vi è una convergenza di interessi per lasciare il Mezzogiorno e la Sicilia marginali e periferici. Si tratta di una coperta che viene utilizzata per coprire le esigenze di un Nord bulimico, protetto dal Partito Unico del Nord”.
Ponte sullo Stretto, si continua a rinviare. Quanto male fa alla Sicilia e al Paese intero questo continuo tergiversare?
“È incredibile che ancora il Governo si consenta di trattare una problematica così importante con un atteggiamento spocchioso e di sufficienza.
Evidentemente la popolazione meridionale glielo consente senza arrivare a gesti che lo costringano a decidere ed iniziare i lavori”.
Per quali opere potrà essere utilizzato effettivamente il Pnrr in Sicilia? Serviranno a risollevare l’economia siciliana?
“Affidare al Pnrr virtù taumaturgiche è un errore che fanno in molti. Una cosa sarà sicura che dovremmo pagare la parte che avremmo avuto a credito e questa la dovremo pagare tutti. Che in realtà poi arrivino somme importanti al Sud ho grandi dubbi, considerato che molte delle opere strategiche erano già finanziate e sono state inserite nel Pnrr, come la Palermo- Catania o la Bari-Napoli ferroviaria.
Il vero tema è quello di avere un progetto di sviluppo per queste terre che ancora non vedo. Solo allora potremo avere occupazione vera e aumento del reddito pro capite complessivo.
Fino ad allora avremo solo tante, molte, inutili parole”.