Una vita nei corridoi della pubblica amministrazione, tra uffici regionali, comunali e scolastici, a reggere interi settori dello Stato. E ora, al momento della pensione, un assegno da poco più di 600 euro al mese.
È la denuncia del deputato questore all’Assemblea Regionale Siciliana, Vincenzo Figuccia, che punta il dito contro una situazione definita “un paradosso intollerabile”.
“Parliamo di uomini e donne che per oltre venticinque anni hanno retto interi settori della pubblica amministrazione: Regione, Province, Comuni, centri per l’impiego, servizi scolastici, assistenziali e molto altro. Lavoratori inquadrati nelle forme più disparate di precariato – dagli ASU agli LSU, dagli ex PIP agli ex articolo 23, ai Resais – che oggi rischiano di andare in pensione con un assegno minimo, poco più di 600 euro al mese”, afferma Figuccia.
“Contributi insufficienti, una vecchiaia da indigenti”
Il problema, sottolinea il deputato, non è solo il lungo precariato, ma anche la cronica mancanza di versamenti previdenziali completi e regolari.
“Per anni – prosegue Figuccia – questi lavoratori hanno ricevuto compensi minimi, spesso pari a un sussidio di disoccupazione, e in molti casi con versamenti contributivi irregolari o insufficienti. Oggi, dopo una vita di sacrifici e doveri, si ritrovano ad affrontare la vecchiaia in condizioni di precarietà estrema, costretti a vivere con una pensione che non permette neanche di pagare affitto e utenze.”
Una situazione già segnalata dal Comitato Regionale INPS Sicilia, che ha acceso i riflettori su una possibile emergenza sociale destinata ad aggravarsi nei prossimi anni.
“È ora di sanare le ingiustizie del passato”
Per Figuccia, la risposta delle istituzioni deve essere immediata e strutturale. “È dovere delle istituzioni, a tutti i livelli, intervenire per riconoscere la contribuzione mancante, sanare le storture del passato e garantire un assegno pensionistico dignitoso a questi lavoratori, che negli anni hanno garantito i servizi, portando avanti la macchina amministrativa siciliana.”
Il deputato sottolinea l’assurdità di un sistema che pretende che chi ha guadagnato 1.200 euro al mese viva con la metà: “Non possiamo pensare di chiedere a una persona che ha guadagnato 1.200 euro al mese di vivere improvvisamente con la metà. Questo vuol dire condannarla alla povertà.”
“Serve un piano straordinario per evitare una catastrofe sociale”
La proposta è chiara: un intervento regionale urgente e un confronto aperto con lo Stato e l’INPS.
“Serve subito un piano straordinario che, a partire dalla Regione, metta in campo risorse, strumenti legislativi e un’interlocuzione diretta con l’INPS per evitare che questa emergenza si trasformi in una catastrofe sociale.”
Figuccia annuncia infine un impegno diretto in Parlamento regionale: “Mi impegnerò a portare la questione in aula e a promuovere un’interlocuzione con il Governo nazionale. Non si tratta solo di numeri o di bilanci: si tratta di persone. Di famiglie. Di dignità.”

