Sicilia Jazz Festival 2023, la richiesta di Garsia al Comune - QdS

Sicilia Jazz Festival 2023, primi assoli già da gennaio. Ignazio Garsia (Brass Group) al Comune: “Non chiudete lo Spasimo”

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Sicilia Jazz Festival 2023, primi assoli già da gennaio. Ignazio Garsia (Brass Group) al Comune: “Non chiudete lo Spasimo”

Antonio Schembri  |
sabato 03 Dicembre 2022

Un’offerta attraverso la quale il Brass Group punta a superare i grandi numeri raccolti nella stagione estiva del 2022.

Ritmo e improvvisazione, sincretismo tra forme musicali occidentali e africane, sfida agli schemi in un insaziabile anelito di libertà. Un universo che si espande e si evolve con codici peculiari, quello del jazz. Sonorità di origini popolari che – argomenta il maestro Ignazio Garsia, patron della fondazione The Brass Group, “forse a causa della loro esclusione dai circuiti tradizionali della produzione musicale, trovano nell’intrattenimento turistico una fruizione più rispondente ai bisogni collettivi”.

Il divario, in termini di promozione e sostegno pubblico a questa forma d’arte, è ancora ampio nel confronto con generi come la musica sinfonica e la lirica: quelli che riuniscono le opere di geni del Settecento e dell’Ottocento, per fermarsi al primo trentennio del secolo scorso, con Debussy, Ravel e Stravinsky. Eppure, “bisognerebbe estendere l’offerta a tutti i generi musicali. Impensabile che, ancora, alla vigilia del 2023, il sistema musicale italiano continui a escludere dai teatri la musica del nostro tempo; come se in particolare il jazz non fosse neanche riconosciuto come linguaggio d’arte”, lamenta Garcia.

Obiettivo superare i numeri del 2022

Una situazione paradossale e penalizzante che per il Brass Group si sostanzia nel non avere ancora riconosciuti – unica tra le 1.400 istituzioni finanziate dallo Stato – i requisiti minimi per potere essere sostenuta dal Fus, il Fondo unico per lo spettacolo, a cui invece accedono altri piccoli teatri palermitani.
Spunti di riflessione offerti ieri dalla presentazione della terza edizione del Sicilia Jazz Festival, la manifestazione promossa dall’assessorato regionale al Turismo Sport e Spettacolo, con la consulenza artistica e tecnica della storica fondazione che gestisce un complesso orchestrale permanente, l’Orchestra jazz siciliana (OJS) e che nel 2024 compirà mezzo secolo di vita. Sono 30 i concerti in programma nella kermesse del 2023, di cui 13 produzioni orchestrali che vedranno in scena prime assolute e inedite appositamente commissionate e spettacoli esclusivi con solisti di fama internazionale.

Un’offerta con cui il Brass Group punta a superare i grandi numeri raccolti nella stagione estiva del 2022 e a qualificare maggiormente l’appeal internazionale di questa rassegna, che giunge alla sua terza edizione. Tra i nomi annunciati per le 10 serate tra il 23 giugno e il 2 luglio, due di assoluto richiamo per gli appassionati: Gregory Porter, vocalista californiano reputato tra le più belle voci jazz in circolazione, noto anche per l’immancabile copricapo che porta per via delle cicatrici dovute a un intervento; e il bassista Marcus Miller, uno dei grandi maestri del funk, con all’attivo collaborazioni con Miles Davis e McCoy Tyner.

Il programma

Per l’appuntamento del 2023 si tratterà però di attendere solo poche settimane, perché il Sicilia Jazz Fest avrà un prologo invernale, tra il 13 e il 28 gennaio: 12 serate, tre delle quali di particolare prestigio, non a caso con l’accompagnamento dell’OJS: il concerto di Peppe Servillo, leader degli Avion Travel, che si esibirà con la solista jazz Costanza Alegiani nelle serate del 13 e 14 gennaio; quello di Malika Ayane, il 23 gennaio; e, il 28 gennaio, l’esibizione di Tony Hadley, indimenticato front man degli Spandau Ballet, che dal genere pop spazia oggi anche nello swing, nel soul e nel jazz.

Al Teatro Santa Cecilia, Servillo presenterà un progetto originale dedicato alle canzoni di Kurt Weill e Bertold Brecht: un recital jazz per due voci e alcune canzoni tratte da L’opera da tre soldi’ del grande drammaturgo tedesco, per la quale Weill scrisse intense pagine di musica, inclusa la celebre Mackie Messer. Malyka Ayane, una delle voci più versatili del panorama musicale italiano, dalla musica leggera al blues, dal jazz all’elettronica, si esibirà invece al Teatro Golden con un repertorio originale scritto appositamente con l’Orchestra Jazz Siciliana. Hadley, tra le voci maschili più rinomate al mondo, presenterà una sua esclusiva internazionale, con partiture scritte appositamente per la sua data unica, anche per lui al Golden. Per gli altri appuntamenti nei giorni di gennaio, stando al programma del festival, il jazz pulserà dal ridotto dello Spasimo con la partecipazione di giovani talenti provenienti da 4 conservatori siciliani: oltre allo Scarlatti di Palermo, lo ‘Scontrino’ di Trapani, il ‘Corelli’ di Messina e il ‘Toscanini’ di Ribera.

Rispetto all’edizione precedente, nel 2022 il Sicilia Jazz Festival ha visto raddoppiare il numero delle presenze, quello dei musicisti e delle giornate lavorative. “Puntiamo a far meglio anche in questa nuova edizione, che segna altresì un fatto importante: è l’unico manifestazione internazionale di produzione orchestrale jazzistica – sottolinea il maestro Garsia, vocalista e docente al conservatorio di Trapani.
Il percorso del Brass Group, venne da lui avviato nel 1974 con un ensemble di ottoni, da cui il nome The Brass Group. All’epoca, prove e esibizioni si svolgevano in uno scantinato di via Duca della Verdura.

Da allora il Brass rimane l’unico ente italiano di produzione di musica jazz e tra i pochi al mondo, con un’orchestra che– al pari di quelle del Lincoln Center di New York e della BBC di Londra – è stata coordinata dai più grandi direttori jazz d’orchestra e, in circa 3mila concerti, ha ospitato giganti della musica afroamericana come Miles Davis, Dizzy Gillespie, Art Blakey, Max Roach e, per citarne pochi altri tra i tanti, Sun Ra, Ornette Coleman Chet Baker, Frank Sinatra e Sarah Vaughan.

“Speriamo in realtà simili anche nel resto del Paese”

“La speranza – aggiunge la figlia Lucy Garsia, vocalista e docente a conservatorio di Trapani – è che su questo modello possano nascere in Italia tante altre realtà simili”. La condizione è però quella di rinnovare il sistema musicale a livello nazionale, estendendo gli organici delle orchestre pubbliche ai giovani laureati in musica jazz. “Nei conservatori siciliani si contano numerosi talenti ed è giusto che i giovani abbiamo l’opportunità di frequentarli e, loro tramite, partecipare a iniziative di prezioso arricchimento culturale come il Sicilia Jazz Festival. È la chiave per non far disperdere le loro energie e il loro entusiasmo; e non vederli abbandonare la Sicilia per trovare una valorizzazione dignitosa altrove”.

Un sistema che va rivisto. “Per adeguare l’offerta a tutti i linguaggi d’arte musicale, non serve altro che estendere gli organici delle circa 60 orchestre sinfoniche italiane di 20 unità lavorative per ciascuna, – riprende Ignazio Garsia – Si tratterebbe di un’operazione che comporterebbe una spesa di una cinquantina di milioni di euro: una cifra non trascendentale, che lo Stato potrebbe recuperare attraverso le entrate dirette”.

“Inviata lettera per impedire chiusura dello Spasimo”

A fronte di tanta storia e prestigio, i paradossi ai danni del Brass, però, non cessano. Qualche giorno fa, la Fondazione Brass Group ha ricevuto una lettera dal Comune che annuncia la chiusura dello Spasimo per lavori dal 15 dicembre in avanti: “ho inviato immediatamente una lettera al Sindaco, al vicesindaco e all’assessore al centro storico per chiedere di impedire che ciò avvenga”, reclama Garsia.

“La Regione sta erogando ingenti finanziamenti affinché il Sicilia Jazz Festival si possa ancora una volta svolgere in alcuni dei siti più rappresentativi del centro storico, dal Teatro Santa Cecilia al complesso monumentale dello Steri e lo dello stesso Spasimo. Chiudere questo monumento è inconcepibile giusto nei giorni in cui si definiranno programmazione e contratti con artisti e maestranze. Che i lavori si facciano a macchia di leopardo, come avviene del resto in tutti i monumenti del mondo, concordando con le imprese costi e tempi di completamento”.

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