Nel 2021, la Sicilia ha registrato un'economia non osservata di 14,268 miliardi di euro, pari al 17,3% del valore aggiunto regionale.
Il peso del lavoro nero zavorra ancora la Sicilia, ma la Lombardia raggiunge somme record di sommerso. La Cgia di Mestre ha mappato entrambi i fenomeni. L’economia non osservata, cioè l’insieme delle attività che non vengono rilevate ufficialmente nelle statistiche e quindi non sono incluse nel prodotto interno lordo, è un fenomeno nazionale, ma le regioni che mostrano maggiore forza economica risentono meno del peso del lavoro nero sul pil interno. Da qui le difficoltà delle regioni del Mezzogiorno, notoriamente più deboli.
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Nel 2021, la Sicilia ha registrato un’economia non osservata di 14,268 miliardi di euro, pari al 17,3% del valore aggiunto regionale. Seppure si tratti di un dato in diminuzione rispetto al 2019, inferiore di 518 milioni di euro (-3,5%), l’Isola rimane una delle regioni con il più alto tasso di economia sommersa.
Lombardia meno evasione, ma record di sommerso
A confronto con gli altri territori, la Sicilia si posiziona tra le aree con maggiore incidenza di economia non osservata, in particolare rispetto alle regioni del Nord. In Lombardia, l’economia sommersa ammonta a 31,316 miliardi di euro, ma rappresenta solo l‘8,4% del valore aggiunto regionale, dimostrando una propensione all’evasione molto più contenuta. Secondo la Cgia di Mestre, come anticipato, questa differenza è determinata da una maggiore forza economica del settentrione.
La Sicilia non è “la peggiore” nel Mezzogiorno
Analizzando la situazione nel Mezzogiorno, spiccano i dati della Calabria, dove il 19,2% del valore aggiunto regionale resta sommerso, per un totale di 5,829 miliardi di euro. Della Campania, che con 18,043 miliardi, presenta un’economia non osservata maggiore in valore assoluto rispetto alla Sicilia. L’’incidenza sul valore aggiunto regionale si attesta al 18%. Anche la Puglia, con 12,578 miliardi, ha un’incidenza leggermente superiore a quella siciliana, pari al 17,6%.
Rispetto ad altre regioni del Sud, come Sardegna e Molise, la Sicilia mostra invece un’incidenza più alta. La Sardegna ha infatti un’economia non osservata di 5,226 miliardi di euro, pari al 16,3% del valore aggiunto regionale, mentre il Molise ha un’incidenza del 16,3%, con un’economia sommersa di 973 milioni di euro.
Nel confronto con il Nord l’incidenza del “nero” inchioda la Sicilia
Il confronto tra Sicilia e regioni del Nord evidenzia invece una netta differenza. Se da un lato il valore assoluto dell’economia sommersa può essere più elevato in alcuni territori settentrionali, l’incidenza percentuale è costantemente inferiore rispetto quello dell’Isola. In regioni come Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, nonostante una maggiore produzione di ricchezza, l’economia sommersa ha un peso relativamente minore, segno, spiega la Cgia di Mestre “di un sistema economico e fiscale più efficace nel contrastare fenomeni di evasione e lavoro irregolare”. Ed infatti, il Veneto ha registrato un’economia non osservata di 15,011 miliardi di euro, pari al 10% del valore aggiunto regionale, una percentuale anch’essa inferiore a quella siciliana. Anche in Emilia Romagna, con un’economia sommersa di 14,851 miliardi di euro, l’incidenza si attesta al 9,8%, confermando una tendenza a un’economia più trasparente rispetto al Mezzogiorno. Il Piemonte, con un’economia non osservata di 12,822 miliardi di euro, ha un’incidenza del 10,3%, mentre in Toscana il fenomeno riguarda 13,255 miliardi, pari al 12,5% del valore aggiunto regionale.
Dunque, in regioni come Lombardia, Veneto, Emilia Romagna o Piemonte, nonostante una maggiore produzione di ricchezza dal sommerso, questa economia ha un peso relativamente minore. Lo si deve alla presenza di controlli piu efficaci. Questo divario riflette una divisione strutturale tra il Nord e il Sud dell’Italia, con il Mezzogiorno che mostra ancora una maggiore difficoltà nel contenere l’economia non osservata.