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In Sicilia più morti che nuovi nati, si rischia la desertificazione

In Sicilia più morti che nuovi nati, si rischia la desertificazione
Foto di repertorio, di Aditya Romansa su Unsplash

La situazione più allarmante nelle province di Siracusa, Trapani, Enna e Messina

Il 2024 conferma una tendenza ormai consolidata: la Sicilia continua a perdere popolazione. I nuovi dati forniti dall’Istat, nel report Indicatori demografici, tracciano un quadro allarmante della situazione nell’Isola. In tutte le nove province siciliane, infatti, il tasso di crescita naturale, ovvero la differenza tra il numero di nascite e quello dei decessi, risulta negativo. A livello regionale, il saldo naturale si attesta a -4,0‰, a testimonianza di un declino che interessa l’intero territorio. Se la natalità, cioè il rapporto tra il numero dei nati vivi dell’anno e l’ammontare medio della popolazione residente, moltiplicato per 1.000, segna un valore positivo del 7,0‰, la mortalità, cioè il rapporto tra il numero dei decessi nell’anno e l’ammontare medio della popolazione residente, moltiplicato per 1.000, arriva addirittura all’11,0‰. La combinazione di questi dati genera un saldo naturale negativo, che si traduce in un calo della popolazione in assenza di significativi flussi migratori in entrata.

In Sicilia più morti che nuovi nati, si rischia la desertificazione

I dati del territorio

Tra le province, Messina registra la situazione più critica: con un tasso di natalità pari al 6,0‰ e una mortalità del 12,2‰, la crescita naturale raggiunge il picco negativo di -6,2‰, la peggiore dell’intera regione. Seguono Trapani, al -5,6‰, Enna, al -5,4‰ e Siracusa, al -5,1‰, tutte con indicatori che confermano un significativo squilibrio tra nascite e decessi. Anche le province dell’entroterra, come Caltanissetta e Agrigento, mostrano dati preoccupanti, con un tasso negativo che si aggira tra il -4,7‰ e il -4,5‰. La situazione appare leggermente meno grave a Palermo, dove ci si ferma al -3,4‰, a Catania al -2,4‰, e soprattutto a Ragusa che, pur registrando un valore negativo, segna comunque il dato meno allarmante con -2,0‰. Ragusa, insieme a Catania, è anche tra le province con il più alto tasso di natalità, pari al 7,6‰, segnale di una vitalità demografica superiore alla media isolana.

I motivi della denatalità

Il fenomeno della denatalità è legato a diversi fattori strutturali: il calo delle nascite è il risultato di una prolungata crisi economica, dell’insicurezza occupazionale, dell’emigrazione giovanile e della mancanza di politiche efficaci di sostegno alla famiglia. Allo stesso tempo, l’aumento dell’età media della popolazione spinge verso l’alto i tassi di mortalità. A livello nazionale, si registra un calo del saldo naturale ancora peggiore che quello isolano: il tasso di natalità si attesta a 6,3 nati ogni 1.000 abitanti, mentre la mortalità raggiunge gli 11 decessi ogni 1.000 abitanti, determinando un saldo naturale pari a -4,8‰.

Nessuno si salva

Nessuna macro-area geografica si salva da questa tendenza. Il Centro è l’area con il peggior dato: qui la natalità crolla al 5,8‰ e la mortalità si attesta all’11,4‰, con un saldo naturale che tocca il -5,6‰. Anche il Nord Ovest, che include regioni economicamente forti come Lombardia e Piemonte, segna un saldo negativo di -5,0‰, con una natalità di 6,2‰ e una mortalità di 11,2‰. Nel Nord Est, la situazione è leggermente meno grave, con un tasso di crescita naturale pari a -4,5‰, frutto di una natalità del 6,3‰ e una mortalità del 10,8‰. Anche le Isole, Sicilia e Sardegna insieme, si allineano alla media nazionale con un saldo naturale di -4,8‰. L’unica zona a registrare un dato leggermente meno negativo è il Sud, dove la natalità raggiunge il 6,7‰ e la mortalità è al 10,7‰, portando il saldo a -4,0‰.

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