Sicilia oscura che ancora dura, Piersanti Mattarella un Rivoluzionario - QdS

Sicilia oscura che ancora dura, Piersanti Mattarella un Rivoluzionario

Carlo Alberto Tregua

Sicilia oscura che ancora dura, Piersanti Mattarella un Rivoluzionario

mercoledì 08 Gennaio 2020

Piersanti Mattarella (1935-1980) usava viaggiare su una modesta Fiat 132, come per altro faceva Carlo Alberto Dalla Chiesa, che quando fu assassinato, il 3 settembre 1982, era a bordo di una piccola Autobianchi 112.
Quelle due grandi persone non erano aduse ad utilizzare i macchinoni blindati, tutti esteri, come fanno i vertici istituzionali nazionali e regionali. Da notare che potrebbero utilizzare macchinoni italiani, come la Maserati. Non c’è nessun vertice francese o tedesco che non usi le auto nazionali.
è comune opinione che quel Presidente della Regione volesse invertire il funzionamento della Sicilia. Non ne faceva mistero con la sua comunicazione franca, schietta, semplice e sincera. Aveva, inoltre, l’abitudine di analizzare questioni concrete per le quali aveva le soluzioni più valide ed efficaci.
Teneva un filo diretto con Aldo Moro, teorico delle convergenze parallele, che in altri termini significava l’apertura all’appoggio esterno del Partito comunista, un’onta per il conservatorismo dilagante in Italia e nell’Isola.

La mafia siciliana non poteva tollerare un cambio di rotta così netto, perché accettare il brusco cambiamento in Sicilia, significava il rischio di un altrettanto brusco cambiamento a livello nazionale.
Colà, la criminalità organizzata godeva di protezione nella classe politica, che poi si trasformava in leggi oscure e generiche che di fatto la tutelavano.
In questi settant’anni, se le mafie non sono state opportunamente combattute lo si deve proprio alla classe politica romana che, non solo le tollerava, ma in qualche caso, ne utilizzava i favori.
C’è da dire che il vecchio vizio del voto di scambio permane ancora oggi, perché politicanti senza arte né parte, cercano il consenso non su grandi progetti politici di sviluppo della società, bensì su piccole questioni personali dei rastrellatori di voti. Insomma, vi è stata in quell’epoca, e continua ad esserci, la cultura del favore e dello scambio e non la cultura dell’interesse generale.
Questo è ancora oggi il vulnus del nostro Paese che non riesce a diventare moderno per imboccare la via dello sviluppo.
Piersanti Mattarella era deciso quando parlava. Non usava frasi auliche, bensì un periodare corto ed efficace, che rifletteva un modo di pensare diretto, senza fronzoli. Fui testimone di un suo intervento di tal fatta nell’aula consiliare del Comune di Catania e mi resi conto che si trattava di un politico di nuovo stampo che avrebbe fatto bene alla Sicilia, se non avesse avuto contro i suoi stessi amici di partito e di coalizione.
Il sistema Sicilia, dominato dalla mafia, comportava vessazioni di ogni genere per i cittadini. Soprattutto negli appalti: erano escluse le imprese minori e quelle che non facevano parte della cerchia degli amici. La famelica attività spartitoria non aveva limiti: un appalto a me, uno a te, un altro all’amico e fuori tutti coloro che non facevano parte della congrega, con la conseguenza che le imprese minori soffrivano, perché ingiustamente escluse dal mercato.

Ero da tre anni Presidente dell’associazione delle piccole e medie imprese, che avevo rifondato con sei imprese associate (quando lasciai nel 1991, erano oltre seicento). Sapevo bene qual era il citato problema dei miei associati, cosicché costituii un pool di giovani e valenti avvocati e iniziai una lotta senza quartiere nei confronti di quei blocchi di potere. Tutti quegli avvocati oggi sono professionisti di prim’ordine, affermati, di cui sono orgoglioso.
Scusate la citazione, ma anch’io partecipai alla lotta contro i famosi quattro cavalieri dell’apocalisse, come li definì Giorgio Bocca in un memorabile articolo dell’epoca, riuscendo a ottenere significativi successi.
Sergio Mattarella è uomo diverso da suo fratello, ma ha la stessa rettitudine e chiarezza di idee. Lo conosco dal 1999, quando venne al forum nella nostra sede di Palermo e so che lo stampo è il medesimo.
Per quanto ora non sia d’accordo sull’attività politica di Matteo Renzi, devo dire che gli dobbiamo essere grati per essere riuscito a portare l’attuale Presidente al soglio del Quirinale.
Piersanti è stato ed è un esempio che non va scordato, anzi che va studiato dai giovani che sperano in un radicale cambiamento di questa Sicilia oscura che ancora dura.

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