Sicilia, retribuzione media troppo bassa: le parole di Mannino

Sicilia, poco lavoro e mal retribuito: il gap salariale con il Nord è abissale. Mannino (CGIL): “Servono politiche di sviluppo”

Sicilia, poco lavoro e mal retribuito: il gap salariale con il Nord è abissale. Mannino (CGIL): “Servono politiche di sviluppo”

Hermes Carbone  |
domenica 15 Settembre 2024

L'analisi delle retribuzioni medie lorde nelle province siciliane rivela un quadro preoccupante. Posizionate alla fine della classifica nazionale, evidenziano il divario Nord-Sud.

Una retribuzione media giornaliera lorda di 101 euro a fronte dei 75 guadagnati tra i colleghi del sud Italia, in particolare della Sicilia, con un decremento del 35 per cento. È questo il divario evidenziato nell’analisi delle buste paga tra gli occupati nelle regioni settentrionali e quelli meridionali realizzata dall’Ufficio studi della Cgia su dati Inps e Istat.

Il report mette in classifica le province italiane in base alle ore di lavoro e agli stipendi. E tutta la Sicilia ne esce particolarmente male. La prima città è Siracusa, collocata solo al 72esimo posto in classifica generale. Molto peggio va alle altre province dell’Isola, con record negativi poco invidiabili. Qual è la situazione nelle altre città e perché la retribuzione in Sicilia è così bassa proviamo a comprenderlo con Alfio Mannino, Segretario generale CGIL Sicilia.

Retribuzione in Sicilia: un divario sconfortante con il Nord Italia

L’analisi delle retribuzioni medie lorde nelle province della Sicilia rivela un quadro preoccupante per il mercato del lavoro dell’Isola. Le nove province siciliane si collocano nelle posizioni inferiori della classifica nazionale per quanto riguarda i salari medi, evidenziando una persistente disparità economica tra il Nord e il Sud Italia. In pratica: quando e se il lavoro è presente, è pagato molto male e meno in rapporto alle sole regioni del Nord.

Se i lavoratori del Nord Italia possono contare su una retribuzione media giornaliera lorda di circa 101 euro, i loro colleghi del Sud, inclusa la Sicilia, devono accontentarsi di una media di 75 euro, con una differenza del 35%. Tale divario rispecchia non solo una differente capacità di attrarre investimenti e sviluppo economico, ma anche una disparità strutturale che continua a penalizzare le regioni meridionali. E che cresce nel tempo.

Le province siciliane: situazione peggiore a Trapani e Ragusa

Analizzando nello specifico le nove province siciliane, Trapani (100esima su 103 province) emerge come la realtà in Sicilia con la retribuzione più basse: qui, la paga media lorda annua si attesta sui 14.365 euro. Tra il 98esimo e il 98esimo posto il terzetto, Ragusa, Agrigento e Messina. Se nella città dei templi la media retributiva annua è di 14.944 euro, a Ragusa si ferma a 14.882 euro. In riva allo Stretto il dato si attesta sui 15.170 euro. Meglio fanno Enna (90esimo posto nazionale) con 15.971 euro e Caltanissetta (79esima) con 17.144 euro.

I casi più virtuosi: Siracusa, Catania e Palermo

Le province di Catania, Palermo e Siracusa, pur occupando una posizione migliore rispetto ad altre città dell’Isola, non possono certo dirsi al riparo da problematiche economiche. Con una retribuzione media annua di 17.281 euro, il capoluogo della Sicilia, Palermo, si attesta al 76esimo posto su base nazionale. Si pensi che, rapportata a una metropoli come Milano (32.472 euro), la differenza di stipendio è di oltre 15 mila euro annui.

Sul podio in Sicilia anche Catania (74esima). Alle pendici dell’Etna la paga media è di 17.533 euro con una retribuzione media giornaliera di circa 75 euro. Infine la provincia di Siracusa (72esima), trascinata dal principale polo industriale della Sicilia. Qui la retribuzione media annua è di 17.598 euro.

Mannino (CGIL): “Un quadro preoccupante che richiede interventi strutturali”

Il mercato del lavoro in Sicilia continua a soffrire non solo di una bassa produttività, ma anche di una carenza di politiche efficaci che possano incentivare l’occupazione di qualità e l’incremento salariale. La situazione attuale richiede una riflessione profonda sulle politiche economiche e di sviluppo, sia a livello regionale che nazionale. Le stesse proposte come soluzione proprio dalla CGIL in Sicilia.

“Servono politiche di sviluppo che sostengano buona occupazione, regolare, ben retribuita. Un tessuto economico povero produce lavoro povero. Si capisce in questo quadro quanto sia assurdo ipotizzare differenze salariali al ribasso al Sud. Esistono già e caso mai vanno colmate, anche perché in una regione con servizi sociali e infrastrutture carenti la vita non costa meno che altrove”. A parlare ai microfoni del Quotidiano di Sicilia è Alfio Mannino, Segretario generale CGIL Sicilia.

Retribuzione in Sicilia: crescita rallentata

“In situazioni contrattuali regolari, la contrattazione integrativa non è così diffusa – spiega il sindacalista – In Sicilia è piuttosto diffuso il lavoro povero a bassa retribuzione. In certi settori c’è il problema della specializzazione, come per l’edilizia, che abbassa le qualifiche. Il problema salariale è di ordine generale, l’aumento dei salari per contrastare l’inflazione e fare ripartire i consumi è una delle nostre rivendicazioni”.

La stagionalità del lavoro, trainato nell’Isola dal periodo estivo, si pensi all’agricoltura e al turismo, è un’altra delle chiavi di lettura che influiscono sull’abbassamento dei salari medi, laddove regolarizzati. Proprio il mondo dell’agricoltura ha evidenziato uno dei tassi di lavoro nero più alti in tutto il Paese.

“Molto lavoro in Sicilia è in settori come il turismo, i servizi, il commercio, dove prevale la precarietà, la stagionalità, in ogni caso i bassi salari” aggiunge ancora il numero uno siciliano della CGIL. “Per quanto riguarda il lavoro a tempo pieno contrattualizzato, a parità di mansione le retribuzioni sono più basse nell’Isola perché non sostenute dai contratti integrativi che non si riesce a stipulare in tutte le realtà produttive, spesso fragili, piccole. È la fragilità del tessuto economico a determinare il lavoro povero e anche la disoccupazione”.

Un quadro nel quale, senza “politiche di sviluppo che producano buona occupazione, formazione, l’ampliamento della base produttiva” la crescita resta un miraggio. Le armi in possesso della Sicilia non mancano, “a partire da quella energetica”. Tutto in attesa dell’autonomia differenziata, a causa della quale, ha aggiunto Mannino, “la strada per la Sicilia rischia di diventare assai in salita”.

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