Erosione costiera e artificializzazione, la Sicilia a rischio: i dati - QdS

Erosione, in Sicilia il 61% delle coste a rischio: come l’artificializzazione sta distruggendo le bellezze naturali

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Erosione, in Sicilia il 61% delle coste a rischio: come l’artificializzazione sta distruggendo le bellezze naturali

Marianna Strano  |
martedì 23 Agosto 2022

Assieme alla Calabria, la Sicilia è la Regione che più paga le conseguenze dell'artificializzazione delle mete turistiche e della conseguente erosione costiera. I dati e l'allarme di Vamonos-Vacanze.

Le spiagge italiane sono in pericolo a causa dell’erosione costiera, un fenomeno – purtroppo – non del tutto naturale. La Sicilia, assieme alla Calabria, è una delle regioni più a rischio sul fronte dell’artificializzazione delle aree costiere, soprattutto nelle più note mete turistiche.

Lo confermano i dati concessi a QdS.it dagli analisti del portale Vamonos-Vacanze.it, che spiegano: “Come tutto il resto dell’Italia anche la Sicilia sta perdendo le sue spiagge”.

Erosione costiera in Sicilia: i dati

Secondo Vamonos-Vacanze, “quest’anno – a causa delle strutture artificiali – vanno persi 5 chilometri di costa naturale” in Italia. Dati assolutamente preoccupanti, che sono il frutto di un fenomeno in buona parte provocato dalla mano umana.

L’effetto dell’artificializzazione e il suo impatto sulla velocità dell’erosione costiera è ancora più visibile nelle zone retrostanti le spiagge: “Oltre a una linea di costa, che si estende per circa 8.300 chilometri di cui il 13% occupato da porti e strutture artificiali a supporto della balneazione, l’Italia ha infatti una linea di retro-spiaggia che misura circa 4 mila chilometri. Nel 2022 solo la metà resta naturale”. Questo si legge nel comunicato diffuso pochi giorni fa

E la Sicilia? I dati dei responsabili della piattaforma Vamonos-Vacanze rivelano che sull’isola i rischi in termini di erosione costiera sono molto più elevati rispetto alla media nazionale. Un triste primato che la Sicilia condivide con la Calabria.

“I chilometri di costa in Sicilia sono circa mille, ma oltre la metà è a rischio. Se poi parliamo di ‘costa naturale’, in Sicilia ne rimangono appena 200 chilometri (rispetto ai 230 chilometri del 2018). Il resto della linea costiera è classificabile in ‘paesaggi agricoli‘ per 170 chilometri (erano 196 nel 2018), ‘infrastrutture e industrie‘ per 150 chilometri (erano 130 nel 2018), ‘urbanizzazione ad alta densità’ per 210 chilometri (erano 182 nel 2018), ‘urbanizzazione a bassa densità’ per 270 chilometri (erano 350 nel 2018)”.

I rischi dell’artificializzazione delle mete costiere

Per gli analisti di Vamonos-Vacanze, “La Sicilia corre rischi maggiori perché – assieme alla Calabria – l’Isola presenta una situazione di erosione molto più elevata rispetto alla media nazionale. In Sicilia si arriva infatti al 61% di coste a rischio erosione. In Italia è la seconda regione dopo la Calabria, che arriva al 65%”. Il fatto che la media nazionale sia del 48% lancia un messaggio forte e chiaro: le spiagge siciliane stanno scomparendo.

Cosa comporta l’artificializzazione? E perché per la Sicilia, che tra l’altro vanta alcune delle mete turistiche costiere più belle del mondo, è particolarmente a rischio?

Spesso si costruisce vicino alle spiagge, senza pensare alle conseguenze. Si creano stabilimenti balneari, strade, ferrovie, perfino poli industriali vicino alle coste. In parte serve, per il turismo soprattutto, ma l’eccessivo intervento umano deturpa il paesaggio e mette a rischio la sopravvivenza delle meraviglie naturali locali.

L’artificializzazione non segue più i ritmi della natura, anzi ne distrugge l’armonia. “Si tratta di un’artificializzazione che anno dopo anno ha tolto alle coste italiane il contatto con la natura retrostante e con essa la capacità di rigenerarsi”. Così commenta Emma Lenoci, fondatrice della piattaforma Vamonos-Vacanze.

L’equilibrio naturale si è interrotto principalmente per un motivo: i soldi. I soldi che fanno girare il mondo. In particolare, la Sicilia – come tutta l’Italia – ha bisogno del turismo e questo ha determinato il proliferare di costruzioni artificiali anche lì dove la natura avrebbe bisogno di rimanere “ribelle e selvaggia”.

“Il fatto è che in Sicilia l’urbanizzazione è avvenuta in modo continuo e senza soluzioni di armonia con il paesaggio preesistente, spinta dal grande boom del turismo: un fenomeno che va avanti senza sosta da quasi 40 anni”.

Solo 170 chilometri di costa siciliana rimangono integri come paesaggi agricoli e l’erosione costiera avanza ogni giorno di più. Si sono conservati appena 200 chilometri di paesaggi naturali e, se non si inverte l’attuale tendenza, il rischio è quello di vedere scomparire anche quelli. E assieme a loro, anche la possibilità di incentivare un turismo diverso ed eco-sostenibile in Sicilia.

Le cause dell’erosione costiera

“Anche se è vero che l’erosione costiera è influenzata dai cambiamenti climatici, a pesare maggiormente sul fenomeno è il consumo di suolo dato dall’urbanizzazione e dall’artificializzazione”, spiegano gli analisti di Vamonos-Vacanze.

L’urbanizzazione delle fasce costiere, soprattutto nelle aree turistiche, ha influenzato molto lo stato di salute delle spiagge in Sicilia. Strade, villaggi, stabilimenti balneari, porti turistici e molto altro hanno ridotto il paesaggio naturale a un ritmo estremamente veloce. E uno degli effetti collaterali, naturalmente, è l’erosione costiera.

Il resto, poi, è frutto anche delle opere idrauliche nei corsi d’acqua. In parte necessari ma comunque spesso devastanti per le spiagge.

Aree più a rischio e potenziali soluzioni

Erosione costiera in Italia. Dati di Ispra (2015)

Secondo il portale “Paesaggi Costieri” di Legambiente, i problemi di erosione costiera in Sicilia sono diventati particolarmente evidenti a partire dagli anni Settanta. Già allora circa 90 chilometri di spiagge risultavano a rischio erosione. Foci armate e strutture rigidi portuali erano già i principali “nemici” delle spiagge, così come lo sviluppo impetuoso delle attività costiere legate al turismo.

Numerose le aree a rischio. “Ben 150 chilometri sono invece occupati da opere infrastrutturali ed industriali. Si calcolano, inoltre, 210 chilometri di paesaggio urbano molto denso, soprattutto nei tratti principali rappresentati da Trapani, Torre Muzza, Mondello, Romagnolo, Catania, Siracusa e nel tratto che va da Nizza di Sicilia a Sant’Alessio Siculo”, si legge nei dati di Vamonos-Vacanze.

Esistono poi 270 chilometri di costa con insediamenti a densità più bassa, ma ugualmente a rischio. “La maggior parte dei paesaggi agricoli o naturali sono ormai inframmezzati da insediamenti in parte abusivi“, commentano gli specialisti di Vamonos-Vacanze.

E, secondo il tour operator, questa presenza artificiale nei pressi delle zone a bassa intensità è più evidente nei tratti che vanno da Fiume Grande a Kalura, da Torre Faro a Itala Marina, da Brucoli ad Augusta, da Granelli a Punta Secca, da Gela a Siculiana Marina, da Sciacca a Mazara del Vallo. 

Le soluzioni al problema dell’erosione costiera esistono. Come si legge nel portale “Paesaggi Costieri” di Legambiente, serve un nuovo approccio. Uno che rispetti gli equilibri ambientali e riesca a ricreare un sistema umano-ambientale armonico.

“Occorrerebbe riflettere seriamente su nuovi interventi per semplificare e non complicare ulteriormente il
sistema naturale costiero, attraverso un monitoraggio frequente della morfologia costiera della spiaggia
sommersa, allo scopo di analizzare in dettaglio il trasporto litoraneo delle sabbie”, si legge nel rapporto Legambiente sulla Sicilia. L’obiettivo è quello di mantenere una struttura di difesa naturale, evitando gli irrigidimenti della costa e le relative conseguenze.

Immagine di copertina: Erosione costiera tra Patti e Tusa (ME), dal portale “Paesaggi Costieri”

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